Dopo questo periodo particolare la voglia di bersi una birra, magari all’aperto, è più forte che mai…e a Rosbella, frazione di Boves immersa nella natura, sta prendendo forma un locale che sembra fatto apposta per rispondere a questa esigenza, e a molte altre! Ho intervistato i due giovani futuri gestori di questa nuova realtà, i fratelli Edith e Leo Gastinelli. Due ragazzi ambiziosi, creativi, che stanno lavorando duro per questo progetto che unirà tradizione e innovazione, cultura e prodotti locali di qualità, in un’ottica 100% green!
1) Raccontatemi di voi…come vi siete formati e com’è nata l’idea della ROSBettola?
EDITH: Io ho studiato al liceo artistico, che non rispecchia molto quello che ho fatto dopo, a parte l’aspetto creativo. Nei miei primi anni di liceo ho conosciuto Andrea Bertola, mastro birraio di fama internazionale: aveva passato un’estate a Rosbella e una sera con lui, già 10 anni fa, era saltata fuori l’idea della ROSBirra, per gioco. Grazie ad Andrea mi sono avvicinata al mondo della birra artigianale, che per me a quell’età era sconosciuto: in Italia è una realtà degli ultimi 10-15 anni, non è una tradizione radicata come quella del vino, ad esempio. Durante il liceo ho iniziato a seguire Andrea per birrifici locali, a frugare nel suo mondo. Mi piaceva pensare di poter ambire a diventare il suo aiuto. Finita scuola ero indecisa se continuare con gli studi di grafica e fotografia o se immergermi nel mondo della birra. Ho scelto la seconda opzione e ho seguito Andrea nell’unico birrificio artigianale di Gozo, piccola isola vicino a Malta, dove lui faceva da consulente. A Malta arrivò, l’anno successivo, anche un altro consulente: dal suo rigore tecnico e dal genio creativo di Andrea ho potuto imparare moltissimo. Dopo questa prima esperienza full immersion nel mondo della birra, ho trascorso un periodo in Cile, per poi tornare in Italia. Tornata qui è partita l’avventura al birrificio Troll: sapevo che cercavano personale e a me mancava lavorare in birrificio, il suo profumo, la sua atmosfera, e quella sensazione che ti dà fare il lavoro che ti piace, avendo tra l’altro avuto la fortuna di trovarlo subito. Durante le mie esperienze nei birrifici ho potuto apprendere e sperimentare tutte le fasi di produzione e confezionamento della birra: se vuoi produrre in modo autonomo devi saper gestire ogni fase, ed è anche il bello di questo lavoro per me. Se imposti il lavoro con una settimana di produzione al mese sai che ogni settimana è diversa, una settimana produci, una rifermenti, una imbottigli, una etichetti. E poi c’è la soddisfazione di riuscire in un lavoro duro, considerato “da uomini” perché fisicamente pesante in alcuni aspetti: alzare sacchi da 25 kg per macinare i malti, ad esempio. Ma se pensiamo alla storia del prodotto, nella tradizione dell’antico Egitto e della Mesopotamia erano le donne a fare la birra. Oltre all’esperienza al Troll, un altro passo importante per la nascita della ROSBettola è stata la mia partecipazione a ReStartAlp, un campus per l’imprenditoria giovanile sulle Alpi, un incubatore d’impresa per la rivitalizzazione della montagna. Io non avevo una base di studi di economia o imprenditoria e in quei tre mesi intensivi al campus ho imparato molto: analisi dei costi e dei mercati, fare un business plan… rendermi conto se un progetto è realizzabile concretamente a livello di costi e allestimenti. Non ho vinto il campus, il che è stata una fortuna perché mi sarebbero arrivati subito i finanziamenti e avrei dovuto partire quattro anni fa, mentre così abbiamo avuto ancora qualche anno per macinare l’idea. Alla fine dell’anno scorso abbiamo partecipato a un bando del GAL, entrando in graduatoria: ci ha assicurato fondi europei che hanno coperto una parte dell’investimento che abbiamo fatto per la ROSBettola. Dovevamo aprire a maggio ma con la quarantena siamo rimasti bloccati, e a maggio sono iniziati i lavori. Anche con la pandemia siamo rimasti fiduciosi e nonostante questa sfortuna alla fine è stato un periodo utile perché le persone stanno rivalutando tantissimo la montagna. Hanno voglia di un posto all’aperto dove bere birra buona e mangiare cose sane.
LEO: Io ho fatto l’alberghiero, che calza a pennello con quello che andrò a fare adesso e con le prospettive di sviluppo della ROSBettola. Da quando sono piccolo sono appassionato di cucina, quando andavo a trovare mia nonna cucinavamo sempre insieme. Ho appena finito scuola ma durante il percorso scolastico ho potuto fare esperienza. Ho seguito il consiglio di un cuoco di Cuneo, amico di famiglia, scegliendo di fare stage in panetteria e in macelleria: luoghi dove non si fa ristorazione in senso stretto, ma che ti permettono di conoscere nel dettaglio il prodotto che vai a finalizzare. Alla ROSBettola proporremo il ROSBread, un pane speciale che avrà nell’impasto le trebbie della ROSbirra. Dopo esperienze al panificio A Fuoco Vivo a Peveragno e alla macelleria Martini a Boves, ho avuto la possibilità di sperimentarmi in cucina, ma all’estero. Sono andato in un ristorante a Barcellona, una prima esperienza in cucina bellissima e particolare, perché ho dovuto confrontarmi con la lingua straniera. Poi ho continuato in un hotel a Cervinia, in una brigata enorme dove mi sono trovato bene e, nella stagione estiva, a Punta Ala, in Toscana. Ho capito però che non è nelle cucine così grandi che mi esprimo al meglio. Sono tornato a Boves e ho aiutato per un periodo mio zio in pasticceria. Qui alla ROSBettola avrò la possibilità di fare piccola ristorazione, posso iniziare a tirare fuori tutta la mia passione, potrò fare cose nuove, creare proposte interessanti.
2) Che cosa offrirà la ROSBettola a chi verrà a conoscerla?
EDITH: Alla ROSBettola ci sarà la ROSBirra: la produco nel birrificio del Troll ma è una ricetta inedita che ho studiato io. Nella ROSBirra ci sarà un ingrediente speciale che la rende unica, un ingrediente veramente a chilometro zero, raccolto a 5 metri dalla ROSBettola. Avremo un grande prato e offriremo modalità alternative di piccola ristorazione: non per forza seduti al tavolo, dentro o fuori, ma chi vorrà potrà avere il suo cestino da picnic e il suo plaid per mangiare e bere nel prato. All’inizio sarà più un pub-birreria con taglieri di salumi e formaggi d’alpeggio, hamburger, panini gourmet, il tutto con la massima ricerca nella qualità degli ingredienti, selezionati a livello locale. Poi speriamo di avere la possibilità e le motivazioni per ingrandirci un po’ e ristrutturare la nostra tavernetta, creando lì la cucina vera e propria, magari preparando anche prodotti in barattolo: le ROSBontà. Non vogliamo collaborare con multinazionali, al posto delle classiche Coca e Fanta vorremmo offrire nuovi prodotti, succhi con le materie prime della zona, Kombucha (bevanda ricavata dal tè fermentato, molto dissetante). Vogliamo davvero fare scelte green, crediamo che sia l’unico modo che abbiamo noi giovani per invertire la tendenza che sta portando alla distruzione del pianeta. Sappiamo che l’abbiamo sporcato troppo, sprecando moltissimo, e adesso ci tocca fare quel passo indietro, ritornare alla terra, alle scelte locali. E la ROSBettola è un’occasione d’oro per concretizzare il cambiamento e trasmetterlo. Un concetto che abbiamo a cuore è quello della globalizzazione al contrario. È l’idea delle osterie di una volta: ognuna aveva il proprio vino, di propria produzione, che trovavi solo in quella specifica osteria. Non troverete i nostri prodotti nei locali di Cuneo, Boves, Peveragno: i prodotti della ROSBEttola rimarranno qui a Rosbella e dovrete vivervi l’esperienza della montagna per poter godere anche dei suoi frutti. Spesso, quando si inizia a produrre qualcosa, lo si pensa subito in scala industriale, invece qui l’idea è opposta, far salire la gente, rivalutare il territorio. La ROSBettola sarà anche un centro di cultura e socialità, un centro nevralgico di incontro. Stiamo già collaborando con professionisti di diversi ambiti (come Valeria Pretato, insegnante di yoga). Da una parte offriremo esperienze aggiuntive a chi verrà qui a bere e mangiare, dall’altra daremo uno spazio a chi fa attività, anche nuove e di nicchia.
LEO: Il nostro intento è proprio quello di riavvicinare le persone alla montagna, staccarle un po’ dalla città. Per me la grossa soddisfazione sarebbe vedere i miei amici, i ragazzi giovani, che ritornano ad apprezzare la natura. Speriamo di aprire ad agosto: io sto dando una mano a tutti, non vedo l’ora di aprire. Saremo anche negozio di prossimità. Per me è tutto perfetto: sono felice, carico e motivato!
3) Voi siete nati da queste parti ma avete viaggiato un bel po’. Perché la scelta di tornare e creare qualcosa di vostro proprio a Rosbella?
EDITH: Credo che la scelta dei miei genitori di lasciarci sempre liberi di andare sia stata vincente. Perché quando obblighi qualcuno a stare in un posto emergono i lati negativi, invece se tu parti, poi apprezzi anche quello che hai lasciato. Mi è rimasta impresso un concetto che lessi tempo fa in Lalla Romano: non si torna se non nel luogo dal quale non si è mai partiti. Io non sono mai andata via di qui per scappare, perché qualcosa qua non mi piaceva, sono partita per imparare, ma ho sempre avuto l’idea di riportare qua le esperienze e le conoscenze maturate in giro. Non sapevo che sarebbe stato adesso, forse avrei voluto viaggiare ancora molto prima di dare vita alla ROSBettola, però l’occasione è arrivata ora e sarebbe stato un peccato non coglierla. Entrambi teniamo molto a Rosbella, e la nostra famiglia è stata nel 2000 la prima a ripopolare stabilmente la borgata, che oggi conta già quindici residenti. I miei hanno spostato il loro studio di produzione video da Boves a Rosbella nel 2009 e hanno lavorato tutta la vita sul rivalutare la montagna e dimostrare che di montagna si può vivere. La nostra missione è provare che anche se siamo giovani non dobbiamo per forza andare a lavorare nelle città e che si può vivere e lavorare in montagna, reinventarsi nella montagna, rivalutandola. Il presidio è importantissimo per non far morire una zona montana. Ci sono anche tanti altri esempi di borgate che sono rinate grazie al turismo e purtroppo anche tanti altri di borgate che sono morte perché non c’è più stato presidio. Noi speriamo di riuscire ad arrivare alla fine della missione dimostrando che a Rosbella dal niente che c’era possiamo arrivare ad avere bed & breakfast, osteria, birrificio: vita vera.
LEO: Ho girato molto anch’io, grazie anche al permesso e all’incoraggiamento dei nostri genitori. Non è semplice: devi uscire dalla tua zona di confort, superare magari la paura di sbagliare o fare figuracce e buttarti. Io ad esempio con le lingue straniere sono una frana, però ce l’ho sempre fatta. Ma se devo essere sincero per me non ci sono posti migliori di Rosbella. Questo posto fa parte di me, siamo una cosa unica: ha sempre cullato i miei limiti e tirato fuori le mie migliori risorse, il meglio di me.