A breve, tra non più di una decina di ore, scatterà l’ora x, il momento fatidico: il primo giorno di scuola, anzi, l’ultimo dei primi giorni di scuola. Il quinto anno, l’anno impossibile da immaginare in prima, l’anno in cui le ansie e le aspettative percorrono l’estenuante ultimo tratto di strada che decreterà poi le vincitrici e le sconfitte.
Alla partenza questa volta giungo consapevole e carico: già so che dovrò correre fino allo sfinimento senza abbassare mai la guardia, perchè è così che va nelle sfide, ed io, di sfide, di lotte insomma, ne ho combattute, ne combatterò e ne combatto abitualmente; vi è perenne competizione tra me ed i miei professori, tra me e lo stress, tra me e l’insonnia, tra me ed il mio ego, tra me e l’antica mia fame atavica, tra me ed il mio tempo. Quel tempo, impietoso ed incessante, che nessuno risparmia; può forse un uomo, un solo uomo, un uomo solo, sconfiggere il tempo tiranno? Lungamente negli scorsi quattro anni ho permesso che esso mi trascinasse con sè, disgregandomi inesorabilmente fino a rendermi nient’altro che il riflesso di me stesso; altrettanto lungamente ho poi anelato a combatterlo, spingendomi contro la sua impetuosa corrente, incurante della rabbia che mi aveva pervaso fino a consumarmi: sono stato prima arrendevole e disfattista, in seguito avventato e sciocco.
Sono tuttavia questi giorni nuovi. Giorni in cui la paura di volgere il mio sguardo dinanzi è sopraffatta da abbacicanti speranze e da nuovi e vecchi obiettivi, dalla voglia di incidere indelebilmente a fuoco, col tratto leggiadro e fermo degno dei più grandi pittori, il mio futuro, il mio nome e le mie liriche su questa colossale tela intonsa.
Possa questo ultimo primo giorno così paradossale generare un ulteriore paradosso, divenendo quindi l’inizio della rivincita di uno sconfitto! Aiuterò perciò i fratelli miei come loro aiutarono me, ricercherò con mente lucida il giusto equilibrio, inseguirò i miei sogni e farò sì che gli interminabili viaggi in treno e l’incolmabile distanza sopportata dai miei genitori non siano stati sacrifici vani: diverrò gigantesca sequoia dove prima era unicamente deserto. Punterò dapprima al mio massimo. Poi a quello assoluto.
Prometto solennemente di portare a termine questa parabola ch’ebbe inizio ormai parecchi anni or sono.
Prometto di lottare per ciò che di diritto mi spetta con le unghie, con i denti e con armi ben più temibili: mente fredda e cuore caldo.
Prometto di seguire attentamente e rendere miei ogni lezione, ogni discorso, ogni situazione.
Prometto di gestire, programmare e vivere al meglio ogni istante.
Prometto di restare ciò che sono, anzi, ciò che sono sempre stato, ed ancora prometto di rendere fiera la mia famiglia, mutando in inestimabile diamante ciò che era sozzura soltanto. Di certo non fuggirò: io non sono fuggito mai, poichè mai esisterà ostacolo tanto grande da non poter essere abbattuto, aggirato, saltato o lacerato con pazienza e determinazione.
Ciò che avete letto è e sarà la storia dell’anno speciale di un ragazzo dalla storia altrettanto speciale.
Nonostante essa sia ancora tutta da scrivere.

“IO HO VISSUTO DA COMPARSA, A SCUOLA SEDEVO IN FONDO E QUASI MI ABITUAVO AD ARRIVARE SEMPRE SECONDO. HO PERSO TROPPI ANNI, È STATA COSÌ PER MOLTO, ORA VOGLIO, VOGLIO QUELLO CHE MI HANNO TOLTO!”

Auguro a voi tutti un buon anno scolastico,

-Lorenzo Chiara