Il cielo era di un grigio spesso e impenetrabile, niente a che vedere con il tramonto di fuoco che gli era rimasto negli occhi la sera prima.  Guardare su, adesso, lo riempiva di una strana nostalgia, chissà di cosa. Non che un bel panorama e un cielo limpido non gli facessero lo stesso  effetto. Certo, nei giorni di sole quella sensazione era più dolce, più poetica forse, ma non meno intensa.

Ci conviveva da un po’.  Appena  il ritmo della giornata rallentava e le occupazioni si diradavano, lo coglieva quel senso di mancanza, di vuoto da colmare, inspiegabile ai suoi occhi.

E allora usciva di casa e camminava fino al mare, si sedeva, sempre sulla stessa roccia, e lasciava che le onde cullassero la sua malinconia.

Anche quella sera si incamminò per il sentiero che scendeva verso la spiaggia. L’aria era densa, umida, faceva quasi fatica a muoversi. Ma sapeva che probabilmente quell’impressione veniva da dentro di lui, dall’aver letto quel giorno la data sul calendario, che rivelava che un altro anno pesava su ciò che da tempo sentiva come la sua vecchiaia.

Tolse le scarpe e appoggiò i piedi sulla sabbia, più fredda del solito. Vicino alla sua roccia, notò subito, era seduto qualcuno. Si avvicinò.

Era un ragazzo dai capelli lunghi, con in mano un libro e una lattina di birra. Aveva l’aria di essere arrivato da un’altra epoca, il che strideva con il cellulare appoggiato sulla sua gamba e gli auricolari nelle orecchie. Quando vide il vecchio abbozzò un sorriso e con un accento strano disse “‘Sera”. Sottovoce però, come se un tono normale rischiasse di rompere qualcosa.

“Buonasera” si sentì rispondere. “In genere non c’è nessuno qui a quest’ora”.

“Già, è la prima volta che vengo qua. Mi piace esserci mentre fa buio, stare qui, solo io e la musica, e il silenzio attorno.”

Il vecchio guardò quel ragazzo arrivato dal nulla, e pensò che fosse bizzarro che lui, che fuggiva dal silenzio rifugiandosi nell’infrangersi delle onde sugli scogli, incontrasse qualcuno che, nello stesso luogo, cercava di isolarsi dal rumore della vicina città. Il destino aveva fatto uno strano calcolo per far unire, all’ora in cui notte e giorno si sfiorano, qualcuno che amava il buio e lui che non aspettava altro che il ritorno della luce.

Si sedette sulla solita roccia e cominciarono a chiacchierare. Ad una certa distanza e con una certa soggezione, come fanno gli sconosciuti. Il ragazzo spiegò cosa stava leggendo, il suo interlocutore raccontò le storie della sua giovinezza, come fanno tutti i vecchi, pensò.

Era calato il sole. Non rimaneva che aspettare l’alba, borbottò il vecchio tra sé. Oppure guardare le stelle, propose il ragazzo.

Si fermarono ancora qualche minuto, poi si salutarono. Forse il giovane non cercava silenzio. Cercava, come chiunque passasse da quella spiaggia, una finestra su un mondo diverso da quello in cui era abituato a vivere. Forse, anche senza silenzio, aveva trovato quella finestra nel vecchio, che in lui aveva trovato quel po’ di rumore e di luce che di notte gli mancavano.

“Tornerà qui domani?”

“Credo di sì. Non sono sicuro.”

“Nel caso, ci si vede.”

“Certo. Buona notte.”

“Buona notte. E buona alba, domani.”