Il 4 dicembre si è tornati alle urne per il referendum costituzionale e, dati alla mano, sembra che l’affluenza e l’interesse del Paese per le questioni della politica abbiano registrato un buon incremento. Forse però, in pochi conoscono alcuni aspetti meno noti dei referendum, in Italia e nel mondo. Vediamone alcuni!
Innanzitutto, va ricordato che il referendum, che tecnicamente si definisce istituto giuridico, è uno degli strumenti, insieme alla petizione e al disegno di legge di iniziativa popolare, con i quali è garantita la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese. La Costituzione prevede infatti che con 500000 firme convalidate sia possibile indire un referendum nazionale.
Per quanto riguarda l’origine del nome, esso deriva direttamente dalla locuzione latina ad referendum, che possiamo tradurre come “convocazione”. Latina è anche la parola quorum, con la quale si indica il numero o la percentuale minima di aventi diritto che devono partecipare alla consultazione affinché questa sia valida. In Europa sono poche le nazioni che adottano il sistema del quorum: Italia, Bulgaria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia lo hanno fissato al 50%, i Paesi Bassi al 30% e la Lituania addirittura al 75%.
Le prime forme di consultazione popolare simile al referendum risalgono al XVI secolo, in Svizzera, dove a partire dal 1848 si sono tenute più di 600 votazioni. Nella graduatoria segue poi l’Australia, dove nel 1977 si votò per scegliere l’inno nazionale del Paese. In Italia si sono svolti ben 71 referendum a partire dal secondo dopoguerra. La maggior parte di questi, tuttavia, non ha raggiunto il quorum ed è perciò stata bocciata.
Le consultazioni popolare possono riguardare leggi, articoli della costituzione o questioni relative all’Europa. Tra quest’ultimi vanno ricordati quello del 1973 in Francia o del 1989 in Italia, per l’ingresso di nuovi stati nell’Unione e l’adozione di una costituzione europea. Il caso più famoso resta tuttavia quello della “Brexit”, nel giugno di quest’anno, anche se già nel 1973 i britannici votarono se restare o meno nella Comunità europea: in quel caso l’elettorato si mostrò favorevole alla permanenza in Europa.
Lasciamo ora le statistiche e la politica! Come ben saprete, sulla rete è esploso lo “scandalo matite” grazie ai commenti di alcuni utenti sui social network. Per le votazioni vengono usate matite copiative, la cui mina è composta sia da grafite sia da coloranti chimici che rimangono indelebili sulla carta della scheda elettorale, rendendo evidenti tutti i tentativi di manomissione del voto. Nonostante in altri paesi si ricorra a penne o a sistemi più moderni, per buona pace di Piero Pelù, le matite sono usate in Italia dal referendum del 1946.
Infine non tutti sapranno che fotografare la scheda elettorale al momento del voto costituisce addirittura reato: colui che è sorpreso a farlo viene multato e arrestato, oltre a rendere nullo il proprio voto. Queste norme, introdotte nel 2008, hanno lo scopo di arginare il fenomeno del voto di scambio, in aumento anche grazie alla diffusione di smartphone dotati di fotocamera.