Parla con la sua voce squillante mentre, con lo sguardo a volte timido, incrocia la gesticolante mano destra. Poco per volta prende coraggio e inizia a guardare negli occhi i giovani che ha di fronte, chiamandoli ad essere presenti per davvero. D’altronde il tema dell’incontro è “la concretezza”.
Riccardo, giovane curato, ama incontrare i giovani e raccontare attraverso un alternarsi di musica e parole la propria esperienza. Perché, in fondo, essere concreti non è produrre, è stare nella vita.
Vicino a lui la solita cassa da cui escono pezzi musicali che spezzano il discorso.
Ad un tratto Daniele Silvestri canta, in Il Viaggio (pochi grammi di coraggio), che “fondamentalmente io forse non ho mai aspettato niente”. E ancora “lo sguardo di uno che era di passaggio”. Chissà che non fossero proprio questi i pensieri di Zaccheo quando salì sul sicomoro (LC 19,1-10), perso nella praticità di riscuotere le tasse, lontano dalla concretezza della vita terrena fatta di sguardi, abbracci, gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso.
Si può immaginare un mago della finanza che tra un titolo che sale e un cambio di valuta sappia fermarsi, aspettare e lasciarsi guardare?
Concretezza non è solo dare, è anche ricevere. E’ ammettere la propria finitezza, il bisogno di gesti di amore altrui, di regali, di parole, di rimproveri e incoraggiamenti. Essere umani è anche questo, di sicuro non è essere dei robot invincibili.
Etty Hillesum, nel suo Diario, ringrazia per i giorni di stanchezza e inadeguatezza perché erano momenti di riposo per l’anima e di rinascita interiore e, se a scriverlo è una donna che ha vissuto la rappresaglia nazista e il campo di concentramento senza mai perdere la forza e la fiducia nella vita, qualcosa di vero e profondo sicuramente è nascosto in quelle righe.
Tra questi discorsi un po’ troppo elevati per la quotidianità di uno studente universitario, Riccardo inizia a parlare della sua mattinata, fatta di cambiamenti: invita a immaginare quella voglia di ribaltare tutto, di creare scompiglio per poi capovolgere il senso delle cose. Poi stimola a pensare alla camera da letto di un giovane ragazzo con libri impilati ovunque, fogli volanti e il letto disordinato. Infine invita a riflettere sulla ricerca di essenziale che invade ogni persona: poche cose, poche ansie, leggerezza, quel lui o quella lei.
Riccardo ha trascorso la mattinata a riordinare camera, spostando i mobili da un posto all’altro per esprimere la propria essenzialità interiore, perché ogni gesto compiuto è l’arte di concretizzare i pensieri del proprio cuore.
Mentre parla, dalla finestra di una sala del quinto piano di un palazzo nel centro di Torino, veleggia una grande insegna di un mobilificio che pubblicizza una camera da letto spoglia, con un armadio pensato su misura, un letto incastrato e una scrivania ad angolo con luce incorporata nel muro. Insomma, una camera da letto definita essenziale, con la scritta “Dormendo così i pensieri tornano in ordine”.
Da un lato un folle curato che con il suo ordine interiore modella i luoghi esterni, dall’altra una società che ha bisogno di luoghi ordinati per modellare se stessa. Proprio come Zaccheo: prima un po’ società che necessitava che i conti quadrassero per trovare pace in se stesso, poi esempio per il giovane sacerdote che, trovato un senso, cerca di concretizzarlo nel vivere quotidiano.
In questa vita che, come canta Fiorella Mannoia, “Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta”, siano benedetti i limiti e i fallimenti che fermano e che tornano a far “apprezzare quello che non ho saputo scegliere”, continua Riccardo. A dirla tutta, però, a scrivere questo è Marco Mengoni in, appunto, “L’essenziale”. E la concretezza è essenziale.
Concretezza è lo sguardo di quell’uomo che si ferma e si autoinvita a casa di Zaccheo senza troppi discorsi esistenziali. Perché tra essere o dover essere, quel “dubbio amletico contemporaneo come l’uomo del neolitico” (F. Gabbani, Occidentali’s Karma), non c’è nulla di più concreto dell’amore: l’amore fa gesti, fa capriole, inventa favole e canzoni, gioca a nascondino e spettina i capelli, illumina gli occhi e fa tremare il cuore.
Nella sua concretezza, come conclude Riccardo con le parole di Mengoni, “l’amore non segue le logiche”, semplicemente passa, “ti toglie il respiro e la sete”.
E per l’amore che passa non si è mai in ritardo, ma sempre puntuali al minuto scoccato.