Nella foto: Maman, dalla serie Spiders di Louise Bourgeois.
Vedete, più di una volta mi è capitato di sentire, appena sussurrata, quella fatidica frase che è anche il titolo di questa rubrica: “lo potevo fare anche io”.
Ma è davvero così? Davvero lo potevo fare anche io? In azioni come il capovolgere un orinatoio, firmarlo e piazzarlo in un museo non c’è davvero nulla di più di quel che abbiamo davanti a noi? O si tratta di una banale, limitata e quantomai sbagliata semplificazione?
Tentare di spiegarvi che nell’arte contemporanea c’è molto più di quanto sta davanti ai vostri occhi è l’obbiettivo di questa rubrica, dedicata, principalmente, a tutti quelli che dicono: “io non me ne intendo”; a coloro che dell’arte non sanno propriamente cosa farsene, come gustarla; a chi, senza malignità, considera l’arte contemporanea e gli artisti alla stregua di alieni venuti da una galassia lontanissima e pertanto incomprensibili o spaventevoli ragni giganti da cui è meglio stare alla larga.
Ora, se veramente con l’arte, contemporanea e non, non avete nulla da spartire, non potrà di certo essere la mia rubrica a spalancarvi le porte di questo magnifico mondo ma se, invece, il vostro è solamente il timore di passar per ignoranti…beh questi articoli, allora, potrebbero essere un buon inizio per coltivare una nuova passione.
Vorrei tranquillizzarvi fin da subito dicendovi che non è necessario interdersi d’arte, per godersela. “Ma come?!” – starete pensando – “come faccio a capire se non me ne intendo?” – semplice: fate un respiro bello profondo, e ripetevi questo mantra, quasi socratico: “Anche chi se ne intende ha iniziato non sapendo nulla” e proseguite pensando a cose come: il cibo, la musica, lo sport per fare degli esempi.
“E queste cose che c’entrano?” – di per sé nulla ma mi sono utili per farvi capire quale dovrebbe essere il vostro approccio all’arte, non impaurito ma godereccio e gioviale.
Il calcio? Non ne so praticamente nulla, tanto che ho impiegato anni per capire le dinamiche del fuorigioco, eppure qualche partita, assieme agli amici di sempre, una birra e una pizza, l’ho guardata, per divertimento; la pizza? A chi non piace? E tutti sappiamo riconoscere quella buona pur non essendo dei pizzaioli; la musica? Io non ho mai sentito nessuno dire: “Io non ascolto musica perché non me ne intendo”!
Altro punto su cui riflettere: pensate forse che l’arte di Van Gogh sia stata apprezzata fin da subito, celebrata con mostre e riconoscimenti come invece accade ora? Tutt’altro, solo pochi seppero “prestare orecchio” a quella nuova maniera di guardare al mondo, così contorta, tormentata e affascinante da sembrare che vivesse per conto suo. Ad oggi è altissimo il numero di mostre a lui dedicate e c’è quindi da chiedersi cosa sia cambiato da allora: ci siamo abituati a quelle pennellate pesantemente materiche, che da rivoluzionarie sono diventate la quotidianità ma il cui valore non viene di certo messo in discussione. Di questo si tratta in fin dei conti, anche per l’arte contemporanea, un abituarsi a vedere, senza rifiutare a priori, ciò che è espressione del mondo che viviamo, senza ovviamente, cadere nell’errore opposto, cioè accettare tutto senza metterne in discussione il valore, compito di quelli “che se ne intendono”. A voi però, rimane l’assoluta e indiscutibile libertà di esprimere un opinione e prima ancora, se vorrete, godervi l’arte in tutte le sue caleidoscopiche sfaccettature. Cosa per cui, mi auguro, questi articoli possano esservi d’aiuto.
Nell’articolo del mese prossimo cercherò di illustrarvi come la fotografia sia stata uno, non l’unico, dei fattori che hanno determinato la morte della “vecchia arte” e contemporaneamente la nascita della “nuova arte”, apparentemente incomprensibile e così “facile” da realizzare.