Chi di voi crede nella bellezza dei piccoli gesti quotidiani e nella potenza delle emozioni? Io si.
Non conosco il tuo nome, né la tua storia. Non so perché ci siamo incontrati né so se ci rincontreremo. Ti devo ringraziare. Forse non ti sei accorto di ciò che hai fatto, e credimi non dipende da come sei, è il modo in cui l’hai fatto che mi lascerà il sorriso sulle labbra tutto il giorno e che mi farà pensare a te. Questo il primo grazie, veniamo al secondo. Grazie perché mi hai fatto venir voglia di scrivere. Non l’ho mai fatto in treno, questa volta però non sono proprio riuscito a trattenere le parole.
Sei apparso in un vagone affollato e rumoroso. Mi hai colpito subito perché ti sei avvicinato al gruppo di militari in viaggio come se fossero tuoi amici, sei riuscito a rompere un muro che alcuni impiegano anni ad abbattere, che spesso fatico anche io a superare. Di colpo eri come loro, e volevi il berretto, la divisa, lo zaino e cercavi di prenderli tutti, mentre il ragazzo che ti accompagnava cercava di fermarti. Ma tu volevi lanciare bombe e sparare con una pistola, mentre i tuoi compagni semplicemente schiamazzavano nel vagone. Dispensavi sorrisi a tutti, e quando uno di loro ti ha regalato lo stemma della bandiera italiana che aveva sulla divisa tu sei diventato un raggio di sole in questa giornata di pioggia. Ti sei illuminato, e hai battuto il cinque a tutti.
Il bello è proprio questa segreta intimità che c’è stata tra noi, anzi tra me e quel momento di te, e che ricorderò. Quindi grazie ancora, piccolo grande soldato, e buona vita.