Mi sembra giusto precisare innanzitutto che prima di leggere Passeggeri notturni io sapevo a malapena chi fosse Gianrico Carofiglio. Da buona letterata quale sono, ero totalmente all’oscuro del suo lavoro di ex magistrato e di politico. Lo avevo sentito nominare invece un paio di volte in veste di scrittore. Avendo intuito che fosse un autore di romanzi gialli, genere che mi piace davvero poco, non mi ero interessata ulteriormente. Ora, dopo la lettura di Passeggeri notturni, mi sono informata meglio (d’altronde, ogni libro letto apre un mondo nuovo di interessanti ed utili conoscenze collaterali) e ho scoperto che Carofiglio ha inaugurato un nuovo filone della narrativa italiana, quello del thriller legale, esordendo nel 2002 con il volume Testimone inconsapevole. Per di più, i suoi romanzi hanno vinto numerosi premi, tra cui il premio Bancarella nel 2005 per Il passato è una terra straniera e il premio Piero Chiara nel 2010 per la raccolta di racconti Non esiste saggezza. Dunque, un personaggio sicuramente rilevante nel panorama letterario italiano dell’ultimo periodo.
Passeggeri notturni (Torino, Einaudi, 2016) mi è capitato tra le mani per caso; non si tratta di un romanzo, bensì di una raccolta di trenta brevi scritti, tra cui saggi, interviste, discorsi, riflessioni, aneddoti dello scrittore in diversi momenti della sua vita quotidiana. Di solito, per mio gusto, non mi piace leggere raccolte di racconti o comunque brevi episodi che si concludono in fretta. Amo invece i romanzi lunghi, in cui la storia si sviluppa con calma ma nello stesso tempo sa coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine. Eppure, questo volume ha catturato la mia attenzione immediatamente: sarà perché, a mio parere, ogni breve scritto racconta sì un episodio quotidiano, ma racchiude anche in sé una specie di lezione di vita. Soprattutto, alcuni saggi permettono di osservare la quotidianità da un’altra angolazione, facendoci constatare così che non avevamo mai considerato quella determinata situazione sotto quel punto di vista.
Mi spiego meglio: nello scritto Aria del tempo, Carofiglio racconta di aver partecipato all’inaugurazione di una galleria d’arte. La mostra è intitolata Colori ed essenze; ad un certo punto, prende la parola una signora che fa la creatrice di profumi, e l’autore riporta il suo discorso. Grazie ad esso e tramite le parole di Carofiglio, noi lettori possiamo riscoprire la potenza della memoria olfattiva; un aspetto della nostra umanità che sicuramente non consideriamo tutti i giorni. Eppure, la memoria olfattiva è “la più potente di tutte”, e ci permette di tornare molto indietro nei nostri ricordi, se solo sapessimo allenarla a dovere. L’autore spiega infatti alcuni metodi per utilizzare questa grande risorsa del corpo umano.
Oppure, l’autore racconta di aver viaggiato una notte in treno (proprio come un “passeggero notturno”) e di aver avuto una compagna di cuccetta che ha pianto a lungo nella notte e ha recitato alcuni versi che sembravano appartenere ad una poesia sconosciuta: “Vivere è stare svegli, e concedersi agli altri, dare di sé sempre il meglio, e non essere scaltri”. Anni dopo, a casa di amici, Carofiglio ritrova la poesia su un libro abbandonato sul tavolo e scopre che si tratta di una poesia di Angelo Maria Ripellino. Questo episodio aiuta il lettore a comprendere come in ogni momento della nostra vita quotidiana ci imbattiamo in persone che hanno una storia profonda e a cui dobbiamo portare rispetto, perché grazie a loro possiamo sempre scoprire qualcosa che prima non conoscevamo.
Mi fermo qui con il raccontare i brevi scritti, ma ribadisco infine che Passeggeri notturni è un libro semplice, veloce da leggere ma allo stesso tempo illuminante, profondo e a tratti ironico. Paragonerei l’intero libro proprio ad un koan. Ne parla l’autore nel saggio Epitaffio: si tratta di un breve scritto tipico della pratica zen che aiuta a cambiare il nostro sguardo sulle cose. Ad esempio: “Come facciamo a dire che un rumore è esistito se nessuno lo ha sentito e dunque nessuno è in grado di raccontarlo?”. La realtà ha molteplici risposte: siamo noi che dobbiamo diventare capaci di non fossilizzarci su quelle che conosciamo, ma di saperne trovare sempre di nuove.
Chiara Armando