Aveva sempre creduto che gli occhi non potessero scegliere, che fossero fatti per posarsi sul mondo e assorbire tutto ciò che si trovassero di fronte. Ora invece capiva che gli occhi degli uomini avevano un potere strano, nuovo, un potere brutalmente selettivo: potevano ignorare, saltare i pezzi di mondo che non gradivano, scartare i punti più stonati. E lui era un pezzo stonato.
Tacchi, cani al guinzaglio, scarpe sportive, qualche gamba di donna in gonna, buste della spesa dall’aspetto pesante, fogli svolazzanti dalle tasche di passanti fino al pavimento lucido dei portici. Questo lui lo vedeva bene, lo osservava ogni giorno, da tre mesi ormai. Era ancora parte del mondo, anche se lo conosceva ormai soltanto dalla cintola in giù. Aveva perso in altezza, si era adattato a quella del suo umido cartone, ma non in gradi di vista. Osservava. Del resto, che avrebbe dovuto fare?
Poi un giorno si accorse di vedere male, ma credette si trattasse solo della nebbia di alcune mattine torinesi, e, appoggiata la testa al muro, si lasciò andare al sonno. Presto la vista peggiorò e per giorni non vide che macchie color pastello passeggiargli dinanzi e, per non sentire troppo il peso del tempo, si divertiva a distinguere le sottili gambe femminili da quelle degli eleganti uomini che le accompagnavano. Quando smise di vedere del tutto si toccò le palpebre e si accorse che restavano ormai sempre semiaperte, ma di fronte era un grigio annebbiato.
Capì che tutta la sua storia si giocava in questo, in un depotenziamento degli occhi. Lui si opacizzava agli occhi degli altri e questi di dissolvevano nelle sue pupille annebbiate. Era un gioco di indifferenze, una promessa di cancellazione. Lo stavano cancellando dal mondo in cui le persone si vedono, si scrutano, si sorridono con lo sguardo, si spiano, si guardano negli occhi o vi celano cattivi pensieri. Lo avevano privato di tutte le dimensioni del vedere, fino a ridurlo alla cecità. Chi si accorge di non esser visto, di sfuggire agli occhi delle persone, perde di consistenza in se stesso, si sente privato dello statuto dell’esistenza, e chi non esiste, non può nemmeno vedere.
Si dissolse del tutto in una notte di primavera. Nessuno se ne accorse.
Simona Bianco