Ha destato scalpore negli ultimi giorni il discorso del re Harald V di Norvegia, che, in breve tempo, si è conquistato uno spazio nella grande piazza pubblica di Internet. Con semplicità disarmante il sovrano, 79 anni, ha detto che i norvegesi sono quelli del Nord, del Centro e del Sud e anche i provenienti da Afghanistan, Pakistan, Polonia, Svezia o Siria, che vivono in Norvegia, oppure le ragazze che amano ragazze, i ragazzi che amano ragazzi e ragazzi e ragazze che si amano gli uni con gli altri o ancora chi crede in Dio, chi in Allah, chi in tutto e chi in niente. Il discorso si è concluso con una frase di grande significato: ”Spero che possiamo prenderci cura l’uno con l’altro. Che possiamo rinforzare il nostro Paese con fiducia, solidarietà e generosità”. E nella suddetta grande piazza pubblica di Internet c’è chi ha detto che è uno statista illuminato, chi ha affermato che è un buonista lontano dalla gente, chi è convinto che sia un discorso che deve far capire all’Europa quali sono i valori da difendere e chi, invece, sostiene che è facile parlare in questo modo in un’isola felice come la Norvegia, uno di quei Paesi scandinavi che si piazzano sempre ai primi posti nelle classifiche positive europee. Dal mio punto di vista, si può giudicare in modi diversi questo discorso, ma, di certo, non si tratta di retorica, perchè la Norvegia crede realmente nella fiducia e nella solidarietà, nonostante siano attitudini umane rare e difficile, oserei dire addirittura innaturali, viste le costanti mostruosità del nostro tempo, perpetrate da uomini verso altri uomini. Interessandosi ai temi del carcere, della pena e della rieducazione non ci si può non imbattere nel modello Norvegia, che scommette su chi ha sbagliato, in modo da non avere un pericolo o un peso per la società, ma una nuova risorsa. Ci sono dietro questioni etiche e politiche di non poco conto e sarebbe troppo facile schierarsi in una delle due opposte fazioni: chi vuole il perdono assoluto e gratuito, in nome del pietismo, e chi invece sbatterebbe i criminali in galera, garantendo loro che non vedranno più la libertà, per far desistere chi ha intenzione di delinquere. Entrambi sono atteggiamenti lontani dalla giustizia. Nessuno ha la verità in tasca, ma noi proviamo a dare una chiave di lettura sul tema, per incuriosire, far nascere un interesse e, sarebbe importantissimo, delle prese di posizione. Per approfondire le questioni di pubblica sicurezza, così attuali ai nostri giorni, abbiamo provato a osservare l’esempio della Norvegia con i tassi più bassi di recidività e con un alto numero di persone che hanno saputo cogliere la seconda opportunità, a loro riservata, arrivando addirittura a eccellere nei campi più disparati. Per cercare di capire come si vede il sistema carcerario norvegese direttamente da Oslo, abbiamo rivolto qualche domanda a Ingeborg Margrethe Svanes, Senior Advisor del Ministero della Giustizia e Pubblica Sicurezza di Norvegia.
La Norvegia spende molto per ciascuna persona che è in prigione (85000 € all’anno secondi i nostri dati). Pensa realmente che ri-educare sia un vero affare?
Esiste un principio di normalità nella politica di correzione norvegese che significa che la punizione sta nella restrizione della libertà e nessun altro diritto viene rimosso dalla corte di giustizia. Perciò il colpevole condannato ha gli stessi diritti come tutti coloro che vivono in Norvegia. L’ Education Act si applica a chi è in prigione e ci sono anche altri programmi e attività disponibili per i detenuti. L’Agenzia di correzione (agenzia specifica del governo norvegese, ndr) tenta di prevenire le recidive offrendo ai colpevoli, attraverso le loro stesse iniziative, delle occasioni per cambiare il loro comportamento criminale.
La Norvegia ha uno dei sistemi carcerari più moderni in Europa e nel mondo. È possibile esportarlo all’estero, secondo Lei?
La Norvegia mira attraverso la cooperazione internazionale ad assicurare che le sanzioni penali siano comminate in accordo con le leggi e normative internazionali, in particolare la Convenzione dei Diritti Umani. Ci terrei anche a menzionare che attraverso EEA Grants (contributi finanziari, a cui partecipano anche Islanda e Lichtenstein per la riduzione delle disparità economiche e sociali nell’area economica europea (EEA), ndr) la Norvegia sta finanziando varie misure per migliorare gli standard nel sistema carcerario in diverse nazioni europee dell’Est.
Le politiche europee in questi anni sono molto concentrate sulla sicurezza e i cittadini sembrano votare politici che promettono di “chiudere i criminali in galera e buttare via le chiavi”. Cosa insegna l’esperienza norvegese a proposito di ciò?
In accordo con il principio di normalità, il progresso durante la detenzione dovrebbe essere mirato il più possibile al ritorno in comunità. Più è chiuso un sistema, più sarà difficile il ritorno alla libertà. Perciò uno procederà verso un rilascio graduale da prigioni ad alta sicurezza a prigioni di sicurezza minore e possibilmente passando per centri di riadattamento alla vita sociale per ex detenuti (halfway house). Il rilascio su licenza è favorito e il Servizio di Correzione userà i loro poteri descrizionali per organizzare un processo dove lo sconto della pena è influenzato da rischi, esigenze e risorse individuali.
Potrebbe menzionare alcune storie esemplari di persone che vengono da una prigione che hanno completamente cambiato la loro vita? Sono il vero orgoglio della scelta della Norvegia in campo giudiziario?
Uno studio indipendente pubblicato nel 2010 mostrava che il numero di persone che sono state rilasciate dal carcere e sono risultate nuovamente colpevoli entro due anni era al 20%. Per leggere di più circa lo studio si veda:
http://www.kriminalomsorgen.no/getfile.php/2819934.823.xpewptatwc/Nordic+relapse+study+abstract+.pdf. Posso anche rimandare a uno studio sulla recidiva nelle nazioni nordiche che potrebbe essere interessante. Si veda https://brage.bibsys.no/xmlui/handle/11250/195255 per più informazioni.
Secondo Lei, come potrebbe migliorare ulteriormene il sistema carcerario norvegese?
Il Servizio di Correzione ha abbozzato una strategia per le operazioni del periodo 2014-2018, in cui gli obiettivi e le misure sono descritti in maggiore dettaglio. Si veda: http://www.kriminalomsorgen.no/getfile.php/2766216.823.fvprryqpxf/Operations+Strategy+2014-2018.pdf. In più, le informazioni che riguardano il Servizio di correzione norvegese in generale è disponibile in inglese al sito: www.kriminalomsorgen.no.
Ringraziamo la signora Svanes per la disponibilità dimostrata nel rispondere alle nostre domande e sottolineamo come non è detto che quello norvegese sia un modello esportabile in Italia, per le diverse condizioni socio-economiche, ma la scelta dei valori in cui si vuole credere e la gentilezza, disponibilità, competenza e trasparenza delle istituzioni, nei confronti di un ragazzo qualunque di un altro Paese che vorrebbe conoscere informazioni a loro modo delicate, dovrebbero essere posti in cima alla lista delle priorità, sia parlando di Italia sia del tormentato e, ad oggi, quasi impercettibile governo europeo.