E’ difficile riuscire a comprendere se ciò che scriviamo è frutto della nostra volontà o se la rappresentazione perfetta dei pensieri sulla carta è provocata da una forza interna al nostro corpo, inarrestabile e incontrollabile, che guidandoci e comandandoci, genera la creazione della bellezza.

A volte il richiamo delle parole è così forte da non lasciar pensare, e l’unico modo che hai per smettere di sentire quel ronzio assordante ed incessante nella testa, quel peso sullo stomaco, quella sensazione di malessere che non ti permette di star fermo, è di darla vinta a loro. Fin dalle prime righe però, ciò che credevi fosse una stupidità inizia a prendere una forma, una linearità che non ti aspettavi: da questo momento in poi le parole si sono impossessate di te, ti restituiranno al mondo solo quando avranno portato a termine il loro vero compito. Mostrare la tua vera essenza. Dare un senso alla tua giornata. Riuscire a strappare un sorriso alle tue labbra, ancora incredule di ciò che hai creato. Senza accorgertene quella piccola voglia di imprimere la tua fantasia su un foglio ti ha contagiato a tal punto da farti perdere la cognizione di tutto quello che ti circonda.

Per un tempo indefinito rimani sospeso in una dimensione che ti appartiene fin troppo, che conosci come le tua stanza, anche se è la prima volta che la esplori. Ti scopri più sensibile, più fragile. E’ come se per la prima volta dopo tanto tempo ti stessi presentando a te stesso, mostrandoti per quello che sei veramente. Sei sbalordito. In pochi minuti ti compaiono davanti centinaia di termini, che presi singolarmente non avrebbero nulla da comunicare, ma che nel loro insieme mostrano un desiderio che non può più starsene nascosto. Sei sfinito e svuotato completamente di ogni forza, eppure ti senti finalmente libero, come appena nato, purificato. Hai lasciato una piccola parte di te stesso su quella pagina e farla leggere a qualcuno sarebbe come svelargli i tuoi segreti più intimi. Spegni il computer e ritorni alla normalità.

Qualche giorno dopo però, di nuovo quel richiamo, solamente un po’ più forte, ti costringe a sederti alla scrivania e continuare quello che avevi iniziato. Allora ricominci, e quella pagina si trasforma in una storia, la storia in una trama. Una trama per qualcosa che non hai mai fatto in tutta la tua vita, e che credi sia una follia, appena ti accorgi di volerlo seriamente. Non può esserti venuta in mente una cosa del genere, sei pazzo. Non ci riuscirai mai! Quanti come te ci hanno provato, magari ci stanno provando in questo momento? No, non lo farai di certo. Ma non hai capito che non puoi più decidere, loro ormai ti hanno in pugno. D’ora in avanti appartieni a loro. E non c’è schiavitù più dolce.

Gabriele Arciuolo