Noi vogliamo tutto. Cronache da una società indifferente, F. Carlini
La rabbia della consapevolezza
Pensate che la rabbia sia un sentimento negativo? Uno di quelli da placare, controllare, dosare; che è meglio non esprimere per rimanere composti, docili.
Lo pensavo anche io, eppure, Flavia Carlini, giovane attivista e divulgatrice politica, in Noi vogliamo tutto, la elogia, ne racconta la necessità e come usarla. Una rabbia che è protagonista o fine di tutti i capitoli. Quella rabbia, nata dalla consapevolezza e non dall’odio, da abbracciare ed usare per uscire dagli schemi dicotomici in cui ci troviamo piuttosto che accettarli passivamente.
«Ciò che leggerete è indicativo, anche se certamente non esaustivo, di un sistema di violenze in cui siamo cresciuti nella convinzione che il funzionamento della società ci prescinda e non sia direttamente influenzato dal comportamento di ognuno di noi. Questa è una menzogna.»
Noi vogliamo tutto, parla di potere, privilegio, corpi, storie di donne oppresse, coraggiose, dimenticate. Si parla di numeri e statistiche che, dopo ogni capitolo, rendono ancor più gravi e concrete le parole appena lette. Carlini dà voce a chi non ne ha o a chi, seppur urlando, non viene ascoltato. Anche attraverso le sue esperienze personali, racconta le discriminazioni di genere, lavorative, mediche e come vengono giustificate e legittimate dal sistema stesso che le produce e riproduce.
Con la scorrevolezza di un romanzo e la precisione di un saggio, mostra realtà del mondo occidentale che sono nascoste, così normalizzate che non vengono più notate, a cui siamo indifferenti perché è questo l’unico mondo che conosciamo.
Queste parole hanno avuto, su di me, un impatto forte, come un richiamo all’azione, come la spiegazione di qualcosa che sentivo, che sapevo esistesse ma che non avevo ben chiara. Ricordo la sensazione che ho provato mentre lo leggevo e la consapevolezza, mista ad amarezza e voglia di alzarmi e lottare, che mi ha pervasa leggendo questo libro. L’ho chiuso, una volta terminato, desiderando che tutte le persone che ho intorno potessero leggerlo per essere certa che anche loro si rendano conto della realtà, che possano mettere in discussione le proprie certezze o convinzioni, e che agiscano.
Ci affidiamo alla scienza, alla storia, ma ci siamo mai chiesti chi racconta la storia? Che storia e che scienza ci vengono fornite? Ci siamo mai domandati se le nostre stesse azioni abbiano mai contribuito a rafforzare una discriminazione o uno stereotipo?
Se ve lo siete mai chiesto, allora questo libro può darvi alcune risposte che cercate o, quantomeno, aprirvi una strada per approfondire i tanti temi che vengono proposti. Alla fine del libro l’autrice ha raccolto una bibliografia interessantissima (e necessaria!), che ha chiamato «l’anatomia della sua rabbia» in cui si trovano spunti da cui partire per guidare la vostra di rabbia.