Cortile, Ore 14.15.
È passata qualche minuto fa per il vialetto del condominio, portava due grosse buste della spesa, mentre parlava con i due uomini che lavorano in cortile ha rallentato il passo ma senza fermarsi davvero. Ha continuato ed è sparita nella portina.
È appena ricomparsa, ha ancora il cappotto ma non più le borse, porta in mano un piattino su cui sono appoggiati in equilibrio instabile una zuccheriera, due cucchiaini, due tazzine coperte con un po’ di carta stagnola. I due uomini si guardano e contemporaneamente smettono di lavorare, si alzano e si girano verso un terzo signore, più anziano, non c’era prima. Lei appoggia tutto a terra, sparisce di nuovo, torna con il terzo caffè. Ma dovrà riportare tutto in casa, quindi aspetta che finiscano.
– Grazie, signora, è proprio gentile.
– Ci mancherebbe, mia mamma mi dice da cinquant’anni che se c’è qualcuno che travaja, gli si porta il caffè.
– Eh, ma mica tutti, guardi…
– Quanti anni ha sua mamma? – Il vecchio aveva borbottato soltanto un grazie, si inserisce nella chiacchierata come qualcuno che di colpo si accorge di avere qualcosa di urgente da dire.
– 85.
– Oh, che fortuna. Sa quanti ne ho io?
La signora aspetta la soluzione dell’indovinello. I due ragazzi si guardano, forse è una favola che hanno già sentito.
– …80!
– Beh complimenti, e cosa ci fa qui in giardino?
– A casa mi annoio, e poi… – si guarda intorno come a dire che il lavoro, il giardino, forse tutti i giardini del mondo hanno bisogno di lui. O forse viceversa.
Scambiano chiacchiere come chi non ha davvero qualcosa da dirsi, ma non vuole smettere di parlare, la mamma, la moglie, il lavoro, la pensione. Senza avere davvero qualcosa da dirsi, affollano un pezzi di vita nello spazio di una tazzina. Il vecchio aggiunge un cucchiaino di zucchero, e butta giù quell’ultimo sorso più dolce degli altri di fretta, come una medicina.
Lei raccoglie il piatto da terra, sistema le tazzine, la zuccheriera, i cucchiaini, nello stesso equilibrio precario, come se non fossero state svuotate.
– Allora arrivederci, buon lavoro.
– Buongiorno, grazie signora.