E’ impossibile negare che stiamo vivendo un’epoca di grande sviluppo tecnologico. Esso ormai ha caratterizzato le nostre vite, permettendoci di comunicare velocemente con persone che vivono in ogni luogo del mondo, spostarci agevolmente, curarci in modo sempre più efficace. La cosa più strabiliante è che la tecnologia continua a stupirci compiendo passi da gigante tuttora, anche con la costruzione e il perfezionamento di nuove macchine, capaci, sotto il controllo umano, di compiere l’incredibile. E’ il caso degli APR, aeromobili a pilotaggio remoto, meglio conosciuti come droni. Essi sono aerei pilotati tramite controllo remoto anche ad un continente di distanza, e monitorati da stazioni di controllo a terra. Possono volare autonomamente se il loro tragitto è impostato da terra grazie a sensori GPS, in dotazione insieme a sensori per gli infrarossi, ad un radar ad apertura sintetica, che consente di effettuare scansioni degli obbiettivi da raggiungere, da controllare o di offendere militarmente.
Durante le due Guerre Mondiali si sviluppò e migliorò l’idea di un attacco effettuato con mezzi comandati a distanza, che avrebbe garantito una buona dose di imprevedibilità e soprattutto nessuna perdita umana, anche se i primi modelli non erano armati ma solo in grado di perlustrare territori nemici. Alcuni esempi furono l”Aerial Target” del 1916, pilotato con tecniche di radio controllo e l’aeroplano automatico “Hewitt Sperry”. La prima produzione su larga scala avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale grazie a Reginald Denny, che creò macchine in grado di localizzare e distruggere l’artiglieria antiaerea. Da quel momento in poi lo sviluppo tecnologico ha portato i droni, impiegati in svariate operazioni militari durante i conflitti contemporanei, ad un miglioramento significativo in termini di lunghezza, autonomia, raggio d’azione, potenza distruttiva, metodo di utilizzo. Oltre al ruolo in campo militare essi iniziano ad essere impiegati in modo efficace in operazioni civili, ad esempio nella prevenzione e nell’intervento in caso d’incendi e in generalenel controllo del territorio.
Questi gioielli tecnologici sembrerebbero sulla carta perfetti, ma i droni hanno un limite importante, che coincide peraltro con il loro miglior pregio: sono comandati a distanza. Questo significa che c’è sempre il rischio di scambiare, durante l’utilizzo militare dei velivoli, gli attentatori con i civili, causando danni irrimediabili, che non possono essere giustificati con la lotta al terrorismo. Errori causati da personale certamente specializzato, ma che si trova a decidere la morte di persone e la distruzione del territorio attaccato come se fosse al comando di una console di videogame, e che sicuramente non ha la certezza assoluta di quello che sta accadendo al di fuori delle postazioni di comando.
Gabriele Arciuolo