Questa è la storia di un litro di olio di nome Esausto. Un olio qualunque, che non si distingue dalla massa degli altri oli, né è ricercato come quello Extra vergine, insomma è un idrocarburo tranquillo, di quelli che pretendono poco dalla vita, solo di stare alla luce del sole. Lo conoscete anche voi, di solito viene a trovarci tutte le volte che a cena o a pranzo si decide di preparare le patatine fritte o una frittura di pesce. Non mangia, ne viene mangiato. Sta buono in padella e poi se ne va accompagnato cordialmente all’uscita secondaria, quella bianca in porcellana del bagno di casa. Saluta con un “plof” e segue lo sciacquone nella rete fognaria. Nel buio delle tubature cerca di uscirne, galleggia, se può, sulla superficie e si fa trasportare dalla corrente. Esausto non sa cosa fare, è impotente di fronte a quel flusso di acque reflue, diventa sempre più piccolo a causa delle crepe che lo catturano. Consumato dal lungo tragitto, rivede la luce in vasche all’aperto. Percosso da griglie e filtri, finalmente galleggia in tranquillità, una calma apparente come quella che prova un naufrago su una chiatta nel bel mezzo dell’oceano. Ed in questa calma che si rende conto che il sole di fa sempre più vicino – non potrebbe chiedere di meglio- catturato da bolle d’aria miste a saponi (tensioattivi) vola via nella vasca accanto, non consapevole del fatto che questa sarà l’ultima volta che potrà riveder la stella a noi tutti tanto cara.
Una storia, in effetti, senza capo ne coda. L’ho scritta per stimolare l’attenzione riguardo l’olio da cucina che normalmente scarichiamo nel water. Vi siete mai chiesti dove va a finire e se può causare problemi? Devo ammettere che pure io l’ho mai fatto, è un gesto che ho sempre fatto sovrappensiero prima di mettermi a lavare le stoviglie. Neppure mi sono mai posto il problema di come vengano trattate le acque con i nostri escrementi o quelle del lavandino ed ,allora, me lo sono immaginato il viaggio dell’olio scaricato nel water. Senza andare troppo nei dettagli, basta un semplice ragionamento per comprendere che, se la vita si basa sul’acqua, l’olio, che è il suo opposto, non aiuta di certo la natura. Blocca tutti quei meccanismi che si attivavano con l’acqua, anche soltanto il reperimento delle materie prime di una radice. Se ci sono delle perdite nelle tubature, gli oli miscelati con le acque fuoriuscite si infiltrano nel terreno e raggiungono le radici delle piante o falde acquifere contaminandole. Non aiuta neanche le macchine progettate per pulirle, dato che l’olio si pone sulla superficie delle vasche di sedimentazione e non permette le reazioni chimiche per trattarle. Questo impone un passaggio in più nel processo, che implica costi di manutenzione e costi di smaltimento, che ricadono su di noi. Lo stesso vale per la raccolta ecologica, se fatta bene permette di abbassare i costi di smaltimento dei rifiuti dato che possono essere venduti alle aziende. Il rifiuto è una risorsa da sfruttare, come è il caso della MPOLI s.r.l., azienda creata dal Geometra Perletto Massimo nel 2012 che permette la raccolta degli oli esausti e li trasforma in lubrificanti, saponi e altri prodotti sfruttando le conoscenze acquisite dalle ricerche che ha condotto sui vecchi metodi per la produzione di saponi e detergenti in passato. Dato che il riciclo non puo’ che essere l’unica strada per poter mantenere il nostro stile di vita, impostare un idea di impresa in questo campo non può che assicurare un business che non andrà a perdersi. Come sempre vi invito a farvi dare una mano da PING in piazza Foro Boario, sapranno dare voi una mano a svolgere i primi per la vostra impresa ed estendo l’invito ad informarvi nel sito http://www.mpoli.it/default.aspx per raggiungere il contenitore per gli oli esausti più vicino a voi. Pensatela come un modo per spendere di meno nel vostro futuro, più che una scocciatura nel vostro presente.