La donna e lo sport, nella storia dell’essere umano, hanno sempre fatto fatica a camminare insieme. La figura femminile ha avuto difficoltà a farsi riconoscere alla pari dell’uomo, non solo nel settore sportivo, ma anche in altri ambiti sociali, e ancora oggi questa tematica è molto sentita. Ripercorrendo il passato, possiamo trovare che ai tempi delle Olimpiadi greche (che prendono il nome dalla città dove sono nate nel 776 a.C., Olimpia) non si consentiva alle donne né la partecipazione né la possibilità di assistere alle gare. Nel 1896 furono riproposte da De Coubertin le prime Olimpiadi dell’era moderna e fu lui stesso che, per rispettare la tradizione classica, mantenne l’impossibilità di partecipazione delle donne. Però Stamata Revithi, una maratoneta greca, ci provò lo stesso e, non essendole consentito gareggiare con gli uomini, decise di correre il giorno seguente da sola ed in modo non ufficiale. Solamente nel 1900 si diede la possibilità ad un paio di donne di partecipare a Parigi ai giochi Olimpici e l’inglese Charlotte Cooper diventò la prima campionessa olimpica di tennis nella storia. Nel 1959, Rena “Rusty” Kanokogi, appassionata di judo, per gareggiare al campionato YMCA si travestì da uomo. Si fasciò strettamente i seni, si tagliò i capelli e cambiò il suo nome in Rusty, un nome che l’accompagnò per tutta la sua carriera. Nel 1966 Bobby Gibb corse la maratona di Boston, competizione allora preclusa alle donne, senza pettorale e aspettando di partire poco distante dalla linea del via, nascosta dietro un cespuglio. L’anno successivo ci riprovò Kathrine Switzer che riuscì ad ottenere il pettorale 261 iscrivendosi con le iniziali solo del nome e, all’intervento dei giudici per toglierla dalla pista, venne difesa dal fidanzato, atleta anch’egli, che le consentì di portare a termine la gara. In seguito a questo episodio l’atleta stessa diede vita al progetto 261 Fearless, dedicato all’inclusione delle donne nel mondo della corsa e dello sport. Nel 1968, a Città del Messico, la campionessa di atletica leggera Enriqueta Basilio fu la prima atleta donna ad accendere la fiamma olimpica. Nel 1991 Hassiba Boulmerka è stata la prima donna africana a vincere un titolo mondiale nell’atletica. Nel 1996 alle Olimpiadi di Atlanta, una donna iraniana partecipò per la prima volta ai giochi: la straordinaria Lida Fariman, che gareggiò nel tiro a segno.
Solo nel 1985 al Parlamento Europeo è nata la Carta dei diritti delle donne nello sport con lo scopo di difendere le pari opportunità dei sessi in ambito sportivo, ma non si può affermare che i problemi siano risolti. Infatti, anche in questo settore si riflettono le stesse problematiche che si trovano in tutto il mondo del lavoro. È materia attuale il caso di Lara Lugli: accusata di non aver rispettato l’accordo con la società Volley Pordenone perché non aveva dichiarato l’intenzione di diventare madre. Lara Lugli è finita in un contenzioso. Facendo emergere, a mio parere, l’indisponibilità del mondo lavorativo davanti al desiderio di una donna di essere madre, la giocatrice sostiene: «il mio non è un caso isolato ma riguarda tantissime ragazze che si sono sentite usurpate dei loro diritti più basilari» (La Repubblica, 15 marzo 2021).
Perciò, è una situazione che non va analizzata solo attraverso questo episodio: è infatti un problema con il quale le atlete hanno a che fare da anni all’interno del sistema. Anche perché sappiamo benissimo (e lo ha detto anche l’attuale sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali) che purtroppo, siccome il mondo sportivo è ritenuto un ambito da “hobbisti”, i contratti sportivi sono deboli e senza tutele previdenziali. L’Onorevole ha esordito nel suo ruolo con l’impegno di tutelare la maternità e la genitorialità nel settore sportivo rispondendo ad un’interpellanza della parlamentare Laura Boldrini sul caso di Lara Lugli. Nella pratica verrà rinforzata la riforma dello sport che è stata approvata il 1° marzo 2021 ed entrerà in vigore il 1° luglio 2022 attraverso decreti, cosa che verrà fatta lavorando insieme alle autorità delegate alla materia sportiva e agli organismi sportivi.