Cominciò tutto con quell’attacco di cuore. In quel momento gli sembrò di essere arrivato al capolinea della sua vita. Successe tutto troppo in fretta: stava camminando quando gli mancò il respiro, perse le forze e cadde a terra, con quel forte dolore al petto a cui ormai era quasi abituato. Non c’era nessuno che potesse sostenerlo e per questo credette che sarebbe morto lì per terra. Mentre chiudeva gli occhi un forte tremito si impossessò di lui, rendendolo incosciente.
La stanza d’ospedale in cui si ritrovò era identitica a quella di sei mesi prima: il letto vicino alle grandi finestre, un vaso di fiori rossi finti sul davanzale e quell’odore di chiuso che riempiva le narici. Insomma, sembrava non essere cambiato nulla.
Era il terzo attacco nel giro di pochi mesi, ed era certo che non sarebbe sopravvissuto ad un altro. Sembrava che il suo corpo gli stesse mandando dei segnali precisi e la sua mente, rassegnata da tempo, presto avrebbe ceduto a quegli invitanti richiami. Dopo la morte di sua moglie tutto aveva perso senso, non sentiva più la forza di vivere. Era rimasto solo, prima incompreso e poi allontanato da quelli che aveva creduto essere suoi amici. Ogni mattina l’unica cosa che voleva era camminare ed osservare. Si accorgeva sempre troppo tardi però che era inutile cercare un pò di felicità nella vita degli altri, se la propria non regalava più alcun brivido.
Si accorse di non essere solo nella stanza solo quando la sentì respirare. Un respiro lieve e regolare che lo catturò all’istante. Quando si voltò e la vide, gli sembrò di rinascere: una bambina riposava sul letto. La sua bambina. Quella bambina che aveva sempre desiderato avere ma che la sorte gli aveva negato. Rimase incantato dai lineamenti del suo volto e dai capelli castani. Era ranicchiata su quel letto, sola ed indifesa, senza nessuno che le stesse accanto. Perché? Poco dopo un infermiere entrò nella stanza, e si accorse che lui la stava fissando.
“Buongiorno signor Malakoff, come si sente?”
“É bellissima, vero?” furono le uniche parole che riuscì a dire.
“Chi?”
“Quella bambina! Come si chiama? Perché non c’è nessuno con lei?”
“Signor Malakoff, le devo parlare di una cosa importante. Riguarda la sua salute..”
“Mi dica qualcosa di quella bambina, la prego!”
“In realtà non sappiamo nulla, l’hanno trovata ieri sera in un cassonetto, con una forte tracheite. Si rimetterà presto.”
I suoi occhi brillarono per un istante che sembrò infinito.
“Signor Malakoff, ha capito? Signore? Non potrà più uscire tutti i giorni, non le rimane molto da vivere. Un anno o due.”
“Cosa si può fare per quella bambina dottore? Intendo dopo la guarigione.”
“Immagino che chiameremo i servizi sociali e..”
“Vorrei adottarla.”
Una settimana dopo il suo incidente, stavano uscendo insieme, mano nella mano. Gli sembrava incredibile. Le avrebbe detto tutta la verità riguardo la sua malattia. Avrebbe cercato di darle tutto l’amore che aveva e di sfruttare ogni attimo che gli rimaneva per farla crescere. Doveva riuscirci. Ormai era lei l’unica cosa che lo teneva aggrapato alla vita. In quel preciso istante lei salì sulla macchina dei servizi sociali e lo salutò dolcemente.
Sarebbero stati due anni indimenticabili.
Gabriele Arciuolo