Sono di questi giorni i dati ISTAT che parlano di una luce in fondo al tunnel. Bankitalia alza le stime sul PIL, portandolo all’1% dopo che si attendeva una crescita di solo qualche decimale. L’economia italiana sembra in ripresa, come non si vedeva dai livelli pre-crisi, la peggiore delle crisi affrontate dal secondo dopo guerra ad oggi. Questo inizio di ripresa si riflette nell’aumento dei consumi: più spese, più merce in circolazione, più guadagni per le azienda, più investimenti, più lavoro. Una catena perfetta, almeno a livello teorico, fin tanto che non ci si ricorda che gli attori protagonisti non sono macchine, ma esseri umani dotati di intelletto e possibilità di scelta.
Questi alti e bassi a livello economico si ripetono nella storia. Le scenografie dove si sviluppano sono ogni volta differenti, però gli attori sono sempre persone umane che, con forme e mezzi differenti, hanno sempre portato in cuor loro quelle dinamiche razionali e emozionali tipiche della specie.
Era molto tempo fa quando tre fratelli litigavano per l’eredità lasciata loro dal padre. Ventitré cammelli, per testamento, erano da spartire in ordine decrescente di età: la metà al maggiore, un quarto al figlio di mezzo e un sesto al minore. Le grandi discussioni si conclusero quando un servo del padre, vedendo gli eredi discutere e litigare animosamente in quanto non comprendevano come potessero realizzare la metà di ventitré cammelli, decise di donare loro il suo cammello, frutto di una sacrificata vita di risparmi. Con ventiquattro cammelli, dodici andarono al maggiore, sei al figlio di mezza età e quattro al più piccolo. Dodici, sei e quattro rispecchiano la spartizione voluta dal padre, ma la loro somma è ventidue. Quindi due cammelli andarono al servo.
Questa piccola storiella catapulta l’essere umano in un’economia etica, basata sulla magnanimità e sul dono, dove ciò che è donato torna sempre indietro, spesso in misura maggiore alla quantità iniziale. Infatti il servo ha visto risolversi il dibattito tra i tre fratelli e ha riavuto il suo animale, ricevendone in più un secondo.
Nella società individualistica in cui viviamo, il personalismo del servo (l’uomo è sempre al centro, ma non solo in relazione con se stesso, ma con gli altri) mostra come l’amore, la gratuità e la benevolenza verso il prossimo possano essere basi per un’etica economica dove l’essere non vuole tutto, ma dà tutto per il bene comune. Infatti, la risoluzione del litigio tra i fratelli diede continuità all’attività iniziata dal padre, quindi tutti i contadini e servi continuarono a lavorare presso il podere in un clima disteso, dove la realizzazione di ognuno e il manifestarsi dei talenti di ciascun lavoratore si manifestarono giorno dopo giorno.
Perché al centro delle relazioni non mettere amore e amicizia di fronte alla egocentrica voglia di saziare un’aspirazione pecuniaria e terrena? Forse, anche in caso di discussione o idee differenti, una scelta personalistica metterebbe al centro la persona e non se stessi. Metterebbe al centro il vivere nel rispetto dell’altra persona che, sebbene questa non rappresenti il proprio ideale di simpatia, può certamente contribuire a una società più ricca di attenzione e riguardo verso l’altro a modo proprio.
In un capitolo particolare del ventunesimo secolo come quello che stiamo scrivendo, scegliere un’economia di cuore e intelletto magnanime, rappresenta non solo una piccola ripresa come mostrato dai dati ISTAT, ma certamente una rivoluzione economicamente copernicana. E il paragone non è scontato perchè le persone coinvolte in un’economia civile e di comunione sarebbero l’universo di persone che popolano l’intero pianeta.
E’ passato il tempo delle sole parole. Per cambiare è necessario mettere in pratica il dire ed elevarsi dalla diffusa ignavia già ben conosciuta in periodo dantesco. Maria De Filippi non piace a nessuno, ma quanti la spengono?
E’ terribile dare ragione a Amartya Sen: “Il vero uomo economico forse è in effetti vicino al vero idiota sociale.” E’ meraviglioso affermare che l’uomo economico figlio di un’economia civile e di comunione è un intelligente sociale.