Il mondo è una realtà nuova, oggi. E’, o perlomeno ci appare, più a misura d’uomo, più vicina alla dimensione delle nostre scarpe, anche se alle lunghe camminate preferiamo oggi un più comodo posto in aereo. Quel che è certo è che, mai come oggi, di questo mondo multicolore e dai sapori etnici siamo cittadini e, in qualche modo, appassionati collezionatori. Accumuliamo esperienze, le sca

 

mbiamo come figurine dal valore immenso, pasticciamo con le emozioni, e lo facciamo, spesso, viaggiando.

Le possibilità per farlo sono numerose, una tra tutte, l’ERASMUS. Questa, ha dalla sua, oltre al ricorso all’etica della meritocrazia, il fatto di indirizzarsi a giovani, studenti universitari che cercano oltre le colonne d’Ercole dei loro confini, sogni nuovi o nuovi modi per realizzarli. (Si tratta di un viaggio che diventa esperienza, e da esperienza diviene vita. Dall’Erasmus, in qualche modo non si torna mai)

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“Un’esperienza simile ti cambia semplicemente la vita. E’ determinante”. Queste le parole di Carla Falluomini, referente di Studium nella commisione Erasmus, che si occupa, tra le altre responsabilità, di alcune sedi Erasmus (Reykjavík, Stoccolma, Munster, Salamanca) e della selezione degli studenti in partenza, accanto a Esterino Adami.

L’incontro umano è il primo grande momento di rivoluzione: Luis Sepulveda diceva che “viaggiando in lungo e in largo” aveva incontrato “magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni”, mantenendoli, coltivandoli, condividendoli, moltiplicandoli. E soprattutto insegnando a lui come fare lo stesso.

“Durante il primo anno che ho trascorso in Svezia, ho vissuto presso una famiglia con cui mantengo i rapporti tutt’ora; il conoscere nuove persone è ciò che per primo apre a nuovi mondi e realtà, lasciando un’impronta indelebile”, continua la Prof.ssa Falluomini, facendo anche riferimento ai mesi passati personalmente a Stoccolma. Poi aggiunge: “Molti studenti considerano questa esperienza una perdita di tempo o un periodo di vacanza, ma questi non hanno capito l’ottica su cui l’Erasmus si basa, ovvero quella dell’INVESTIMENTO; le esperienze accumulate e le capacità acquisite non resteranno inespresse,

 

 poiché saranno fondamentali una volta tornati a casa”.

In un certo senso, parlare di ritorno, dà senso a tutto.

E’ il vero punto di partenza, il ritornare a casa. Se è il punto di vista a cambiare le sfumature delle cose, allora all’Erasmus si può certamente guardare come ad un’occasione di fuga, ma soprattutto come a qualcosa di davvero rivoluzionario e dirompente, poiché, come spiega ancora la Professoressa “L’estero da nuove conoscenze che miglioreranno il proprio bagaglio e la spendibilità di questo bagaglio in Italia. A uno studente in crisi io consiglierei di tornare, e un buon motivo è quello di avere in mano gli strumenti da riversare in Italia per migliorare ciò che non va, che spesso invece sembra spingere piuttosto i giovani alla fuga. Si potrà davvero essere gli artefici di un clima più positivo”.

Eliot disse “alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”, e oggi i mezzi non mancano perché il nostro viaggiare ci cambi irrimediabilmente.

E’ una bella storia di viaggatori e sognatori, giovani intraprendenti e a loro modo inimitabilmente coraggiosi “e non sai se ti metterà faccia a faccia con un drago, uno stuolo barbaresco, un’isola incantata, un nuovo amore.” (Italo Calvino, Il cavaliere inesistente). E per questo, buon viaggio!