Quando si parla di censura si pensa a realtà lontane dalla nostra, storicamente o culturalmente. Avere questa visione è, però, un errore. Lo sapevate che la parola “mestruazioni” viene ancora oggi censurata da molti media? Tra cui quei social, su cui, io credevo, le persone potessero ormai liberamente parlare anche di argomenti considerati tabù.
E’ proprio di tabù che si è parlato il 26 marzo alla Scuola di Management ed Economia a Torino. “Disruptive Content” è il titolo dell’evento organizzato dal Marketer’s Club, un’associazione di studenti appassionati di marketing, comunicazione e management che si distingue per la pianificazione di corsi di formazione, collaborazioni e incontri con aziende e professionisti e per l’organizzazione di eventi volti a preparare gli studenti al mondo del lavoro.
Quest’anno il Marketer’s Reaction ha avuto come protagonista la pubblicità scomoda, tematica sempre più centrale negli ultimi anni. Tra gli obiettivi della giornata quello di mostrare come grandi marchi abbiano dovuto promuovere prodotti legati a tematiche difficili da affrontare nella quotidianità in maniera semplice ed elegante. Tali marchi si sono evoluti nel corso degli anni, modificando le strategie di marketing e cercando di rompere preconcetti.
Il primo ospite, Davide Dalle Crode, è Amministratore di Intimaluna SRL. Ha fondato la società insieme a la Bottega della Luna, un gruppo di donne che affrontano da sempre i discorsi più scomodi dell’intimità femminile. Crea partnership con le migliori aziende in Europa che trattano argomenti affascinanti: mestruazioni, perineo e sessualità.
Il secondo ospite, Paolo Schirripa, è responsabile commerciale di Giubileo.
Entrambi gli ospiti sono a stretto contatto con realtà delicate e difficili da promuovere: il primo ha parlato di sesso, giochi erotici e coppette mestruali, il secondo di onoranze funebri.
Partecipando all’evento ho apprezzato la semplicità e la leggerezza con cui questi temi sono stati affrontati, non perché banali, ma perché quotidiani. Ambedue i relatori hanno messo a loro agio gli ascoltatori, trattando gli argomenti in modo chiaro e naturale.
Il “tabù”, in polinesiano, si riferisce a un’interdizione, infrangerlo è considerata cosa ripugnante e degna di disprezzo da parte della comunità. In alcune culture trasgredirlo significa essere condannati a morte. Oggi il termine viene utilizzato in maniera più superficiale per indicare quegli argomenti di cui la gente fa fatica a parlare liberamente, come il sesso o la morte. Per questo il Marketer’s Club ha voluto dimostrare come alcuni discorsi possano venir trattati in pubblico senza imbarazzo, secondi fini o vergogna.
Schirripa ha spiegato come Giubileo ha da sempre escluso la pubblicità personalizzata per evitare di invadere la sfera emotiva del cliente: è quest’ultimo che si rivolge direttamente a loro nel momento del bisogno. Il nome dell’azienda è entrato nella mente delle persone grazie al passaparola. Il relatore ha detto, scherzando, che come il nome “Lessie” viene utilizzato per identificare tutti i Border Collies, il nome “Giubileo” viene ormai utilizzato per le onoranze funebri.
Sempre parlando di forme pubblicitarie, è vero che all’estero la mentalità è diversa rispetto a quella italiana, molto legata alle tradizioni e alla religione. Dalla Crode ha spiegato come il mercato di sex toys estero è cresciuto negli ultimi anni e che aziende come Fun Factory, in Germania, non hanno difficoltà a promuovere i propri prodotti in maniera naturale. La stessa promozione in Italia deve essere revisionata: si ricerca un approccio diverso con il consumatore, di farlo ridere, forse perché non si riesce a prendere l’argomento sul serio o perché si ha paura di offendere.
Nel 2004 Sara Magrini e Laura Brugnoli hanno pubblicato un libro intitolato “Io e la mia coppetta”, in cui danno tutte le informazioni su come funziona una coppetta mestruale. É stata una novità nel nostro paese, che però ha fatto scalpore… e non parliamo di secoli fa!
Nel 2015 Kiran Gandhi ha tagliato il traguardo della Maratona di Londra con i pantaloni sporchi di sangue, pensare di correre con del cotone incastrato tra le gambe le sembrava assurdo. Il dibattito globale che è seguito le settimane seguenti ha dimostrato quanti pregiudizi ci siano ancora. La maratoneta ha dichiarato: “Per me, il problema insito nella nostra incapacità di parlare con sicurezza del nostro corpo, sta nel fatto che non possiamo decidere cosa sia meglio per noi. Inoltre, il cammino verso soluzioni migliori è ancora più impervio per le donne perché nessuno vuole parlarne.”
Eppure mi chiedo, perché Rocky Balboa con la faccia coperta di sangue è un eroe, mentre Kiran Gandhi con i pantaloni leggermente macchiati a causa di una funzione fisiologica deve provare vergogna?
Si spera che in un futuro tanti argomenti che vengono ancora oggi considerati proibiti verranno trattati in maniera più naturale, per contribuire alla formazione di una società più moderna e open-minded.