BRUXELLES – Octobre 2013

La pioggia che ti culla, paradisiaca e rilassante, costante compagna di viaggio. Mi alzo dal letto e cerco la finestra per vedere le centinaia di gocce scivolare lente contro il vetro freddo che sembra un portale per un’altra dimensione.

Anche se la visione è sfocata il mio sguardo scava nel paesaggio per riconoscere gli elementi tipici della campagna. Gli alberi che iniziano a spogliarsi, la stradina sterrata che porta al camioncino abbandonato, gli uccelli che volano freneticamente da un ramo all’altro: non sono là.

Dove mi trovo? Una voce straniera mi chiama dal fondo delle scale e mi risuona nelle orecchie senza un significato. Per i primi tempi devi restare sempre concentrato per afferrare il senso di ogni conversazione e sentirti parte di un mondo che non è il tuo.

Finalmente la scorgo: i palazzi si stagliano con un maestosità degna di un leone nella sua foresta, la cornice di alberi è la dimostrazione di una pacifica coesistenza tra immobili e verde, la tranquillità è ciò che la distingue da tutte le altre grandi città. Bruxelles, Belgio. Capitale dell’Europa e padrona del mio cuore che ha saputo conquistare con la sua dolce intensità.

Dopo il primo mese in questo luogo ormai non ha più segreti per me. Mi ritrovo compresso nella metro tra decine di altre persone, ognuno con la sua storia e il suo domani. E sorrido. Mi sento complice di un furto senza precedenti: rubare piccoli attimi di quotidianità belga e renderli miei.

“Un’esperienza unica di cui non vi sarà facile perdere il ricordo” mi dicevano prima di partire. Inizio ad appartenere del tutto a queste parole solo adesso che posso viverle sulla mia pelle, arricchendo sempre di più il bagaglio di avventure che riporterò stracolmo in Italia.

Non è da tutti riuscire a trovare il proprio posto nella società dopo appena quaranta giorni in cui ne fai parte. Lottare ogni giorno per affermare il proprio ruolo mettendo prima di tutto la gentilezza con la famiglia ospitante, il massimo impegno a scuola per risultare pari ad un allievo del posto e la disponibilità per le diverse attività con i miei nuovi compagni. Questo è il mio compito, semplicemente vivere.

A volte ho nostalgia di quelle due colonne che sorreggono la mia vita, i miei genitori, e di tutte le altre persone che mi stanno accanto per darmi quotidianamente la mia reazione di felicità e buonumore, ma mi sembra il prezzo minimo per diventare “grandi e responsabili”.

Dopotutto, raccontando il mio viaggio in giro non potrò che mettere curiosità e desiderio alla gente di partire, di provare sulla propria pelle cosa significa sedersi un attimo in pace sulla poltrona del soggiorno e pensare a quanto passa veloce il tempo quando si è felici.

E per tutte le persone che semplicemente mi chiedono <<Pourquoi t’as choisi la Belgique?>> la risposta è che non sapevo cosa aspettarmi e quello che mi aspettava mi ha sorpreso.