Ci sono parole che non vanno sprecate, vanno prese e accostate all’immagine che si vuole esprimere solo se questa è degna di tale significato. La parola è l’anima di un discorso, è emozione che non può essere sprecata. È sentimento che colpisce chi ascolta, che penetra chi la fa sua fino nel profondo.
Innumerevoli sono stati i discorsi fatti in questi giorni: Renzi-Ue, Jobs Act, caso Cucchi, comportamento della polizia alle manifestazioni,… Eppure molte parole sono state scritte solo a rigor di cronaca. Per riempire uno spazio bianco che altrimenti sarebbe stato vuoto.
Parole parole parole… A volte perfino prive di dignità. Cosa potrebbe dire Stefano Cucchi se fosse ancora qui? Non lo sapremo mai. Possiamo fidarci solo di quanto è riferito dalla famiglia, dai testimoni e dalla magistratura. Invece tutti ne parlano, accusando l’uno o l’altro.
Non pretendo di decifrare cosa sia successo e fare giustizia, ma credo che il rispetto e la dignità siano parole da accostare a queste situazioni. Quindi uno spazio bianco in più è una scritta in meno, soprattutto da chi non è chiamato in causa, possono portare a una degna riflessione su un caso che chiede solamente tanto rispetto, non urla da stadio.
Perché a volte è inutile fare gli indomabili per qualche giorno e poi tacere per sempre. È utile tacere, riflettere e ridare dignità a un qualcosa, che in qualunque modo sia andato, non deve più ripetersi.
Avere a cuore un qualcosa non vuol dire solo provare passione, quel furore che non fa più ragionare, ma anche amore: farlo proprio e portarlo dentro con sè. E anche se non grida fuori da ognuno di noi, è fondamentale che stia dentro.
Le parole giuste, come in questo caso, portano anche al giusto comportamento. Infatti non tutto deve essere rumoroso, confusionario o esagerato. Perché, come dice un detto cinese, fa rumore un albero quando cade, non una foresta quando cresce.
Luca Lazzari