E’ il dilemma del lettore. Prima o poi, per quanto si cerchi di ignorarla, comincia a pungere sotto la pelle la voglia di mettere le proprie parole proprio lì, dove si è letto quelle di altri.

E’ il dilemma dell’ascoltatore. Troppe vite si affacciano vibrando alle sue orecchie e il fastidio di non saperne far racconti ostacola i suoi sogni.

E’ il dilemma di chiunque viva, della mamma che legge una favola la sera, del ragazzo che vorrebbe dire ma non osa, del vecchietto che strascicando le parole un po’ mi insegna.

Siamo tutti potenziali romanzi, assolute opere d’arte. Siamo tutti venditori di preziosi racconti a basso prezzo, davanti alla macchinetta o con una birra in mano. Siamo tutti imitatori di storie altrui, ladri di poesie che abbiam sentito di sfuggita, protagonisti della nostra, che ancora stiam scrivendo.

Scrivere davvero, poi, diventa un’esigenza. E’ come respirare, e non basta prender fiato: occorre buttar fuori, tutta questa vita che ci gonfia. Si può scoppiare dentro delle storie in cui affondiamo, se siamo incapaci di farne una storia tutta nostra, tutta piena di parole.

Ogni storia messa sul foglio diventa forse un’altra cosa, diventa un po’ più libro, un po’ meno ustionante. Eppure è il vero modo per farne carne viva, che palpita sotto le dita, che finalmente vive e può essere vissuta. Riuscirci, però, è tutta un’altra storia. I brividi sulla pelle non hanno ancora scelto con che parole preferiscono esser raccontati, e così chi si appresta all’arduo compito, rischia di scoprirsi sterile, banale, ermetico o ampolloso, e alla fine, rinunciare.

Lo stesso dilemma è un dramma, una tragedia. Nell’ultima scena, l’apprendista scrittore si accusa di essere un cattivo osservatore, e, per questo, di non saper far poesia di tutto ciò che lo circonda e si chiede: “Per questo mi cadon le parole, perché non so guardar davvero?”

Un dilemma, in quanto tale, non avrà mai soluzione.

Tuttavia, forse, sarà di ispirazione.

Le parole che ora non abbiamo compariranno forse quando meno le attendiamo e ne faremo poesia sul momento, dentro noi. Scriveremo, qualche volta nella vita, nel nostro pensiero-poeta, e comporremo capolavori che nessuno leggerà, ma che qualcuno forse saprà leggerci nella parte più scura degli occhi. Butteremo fuori l’aria colma di emozioni, per così tanto tempo trattenuta, e la nostra mente si popolerà di storie favolose.

Magari qualcuno di noi scoprirà in sé quelle altre parole, quelle che sono fatte per baciare la carta, e scriverà davvero. Lo farà per tutti noi e sarà un capolavoro.

 Simona Bianco