Ricordate l’articolo in cui abbiamo descritto le start up e le invenzioni che vorremmo veder nascere?
Si parlava della possibilità di utilizzare sistemi di realtà aumentata con cui, ad esempio, scrivere messaggi semplicemente pensandoli, o leggerli “in sovra-impressione” rispetto a ciò che vediamo.
Ebbene, ci siamo vicini. Sony sta sviluppando un modello di Smart Contact Lenses: lenti a contatto che non sostituiscono gli occhiali da vista, ma la fotocamera del nostro cellulare. Con esse sarà possibile registrare e riprodurre ciò che vediamo, esattamente come in un video. Le lenti saranno capaci di autoregolare la messa a fuoco, l’esposizione e lo zoom, e potranno essere controllate da un battito di ciglia.
«Sarai presto in grado di registrare e rivivere i momenti più memorabili della tua vita», recita il video pubblicato dalla pagina Facebook Humans of the future.
Effettivamente, la descrizione suona come un tuffo in un film di fantascienza, e questo prodotto, se diventasse d’uso comune, ci porterebbe a vivere in un mondo sempre più simile ad una realtà aumentata. E per certi versi, come ogni cosa nuova, è affascinante.
Ma come si vive in un mondo aumentato? Ne siamo capaci? E soprattutto, ne abbiamo bisogno?
Probabilmente nessuna delle invenzioni che oggi sono scontate sembrava indispensabile quando è nata. Ma un momento “memorabile” è reso tale anche dalla sua unicità e irripetibilità. E, se avere delle foto o dei video sulla memoria dello smartphone ci permette di concretizzare dei ricordi, rappresenta comunque un piccolo frammento dei nostri momenti. E spesso non ci soddisfa del tutto: quante volte avete pensato che la vostra foto non rendesse giustizia al paesaggio che stavate ammirando? C’è il rischio che questo accada anche con delle lenti che riproducono ciò che abbiamo visto come se lo stessimo vivendo di nuovo. Senza considerare il fatto che il nostro sistema nervoso centrale, attraverso meccanismi che non abbiamo ancora compreso appieno, ci presenta a volte, e senza chiederci il permesso, dei déjà-vu: una situazione che spesso sembra poco piacevole.
Inoltre, i nostri ricordi sono costruiti da informazioni sensoriali che arrivano da più canali contemporaneamente: quanto può essere significativo rivivere un tuffo in mare senza avvertire la pelle bagnata, o un incontro con una persona speciale senza il profumo del caffè che abbiamo condiviso?
Ci affascina e ci spaventa, e forse è normale che sia così. D’altronde, mia nonna non ha mai voluto convertirsi alla lavastoviglie.
Ma gli esperimenti proseguono, e probabilmente presto vedremo una realtà aumentata. O potremmo vederla. E quel condizionale fa la differenza: le decisioni spettano agli esseri umani. Che, in ogni caso, da secoli sognano, scrivono, rivivono i momenti speciali, quasi senza poterne fare a meno.