In un afoso giorno di primavera newyorkese si è spento Christo, artista fondamentale nella scena dell’arte contemporanea degli ultimi cinquant’anni, e l’articolo di questo mese non poteva non parlare di una così importante figura.
Christo nasce nel 1935 in Bulgaria e non appena conclusi gli studi all’Academia di Sofia inizia a viaggiare. Le sue sono avventure che lo portano in tutta Europa e che gli permettono di incontrare Jeanne-Claude, anima gemella a cui fui legato fino alla prematura scomparsa del 2009.
Christo fu un importante esponente della land art, ovvero di quell’arte che opera sul paesaggio lasciando importanti tracce del passaggio dell’artista. Si tratta di un’arte alla quale non ci si può sottrarre perché proprio come l’architettura è lì di fronte a noi pronta a farsi ammirare.
Le opere realizzate dall’artista negli anni sono moltissime, ma oggi mi preme ricordare un intervento inserito nella rassegna “Contemporanea, 1973”. Si tratta di un’importantissima mostra che permise il primo incontro tra arti visive, cinema, teatro e musica, e nell’ambiti della quale Christo operò impacchettando Porta Pinciana. Sì, avete letto bene, per 40 giorni dal febbraio al marzo 1974 la porta ed un tratto di 250 metri delle Mura Aureliane fu avvolto con del polipropilene e della corda arancione al fine di ricoprirne interamente entrambe i lati, la cima e l’interno delle arcate.
Il progetto fu confezionato da Christo con l’aiuto di Jeanne-Claude e la realizzazione richiese l’impiego di quaranta operai edili al lavoro per quattro giorni consecutivi.
L’opera provocò reazioni di entusiasmo e il critico d’arte Achille Bonito Oliva ricorda così quest’operazione “Impacchettare Porta Pinciana per Christo ha significato proteggerla con la forza generatrice dell’arte, poiché il pubblico, grazie all’artista, è stato stimolato e massaggiato, d’altronde in una città come Roma così piena di capolavori antichi era doveroso bucare la disattenzione collettiva per evidenziare un’architettura straordinaria, capace di resistere al tempo”.
Ma quella di Porta Pinciana e solo una delle numerose istallazioni in larga scala che l’artista e la compagna di vita portarono avanti negli anni. Tra il 1975 e il 1985 fu il turno del “The Pont Neuf Wrapped” di Parigi, seguito dal Wrapped Reichstag a Berlino e dai celebri Floating Piers sul lago d’Iseo.
Ma sarà proprio una finale azione di “imballaggio” a marcare il congedo dell’artista dalla scena contemporanea. É prevista infatti per settembre 2020 la realizzazione dell’ultimo progetto a cui l’artista ha lungamente lavorato fino a poco prima di morire: “L’arc du Thriomphe Wrapped” a Parigi.
“La bellezza, la scienza e l’arte trionferanno sempre” queste le parole piene di speranza che l’artista aveva scritto in una lettera del 1958. Un auspicio per il futuro ed una sintesi della sua poetica.