Contrasti di fondo

Sempre fedele all’idea di imprenditorialità che vogliamo dare a questa rubrica, dopo l’intervista a Domenico Giraudo che troverete nell’ottavo numero di 1000miglia, mi sono informato sulle realtà di impresa presenti nel nostro territorio, anche perché è bene avere conoscenza sia del mercato locale, sia dei possibili concorrenti. Per cui ho svolto una piccola ricerca su internet e le mie risposte di per se non sono state trovate. Ne ho trovate molte altre, molto tecniche, probabilmente non so dove cercare o non sono abbastanza competente per trarre queste informazioni da grafici e tabelle. Sta di fatto che nel mio navigare mi imbatto nella camera di commercio di Cuneo e nelle sua relazione annuale 2016. Devo ammettere che, davvero, sarà che il mondo delle aziende non è vicino al mio, non avevo presente il numero delle aziende nella nostra provincia, né il valore dei prodotti in euro di import ed export con il resto del mondo. Parliamo di 7 miliardi di euro che arrivano anche da oltre oceano, una cifra che non mi aspettavo. Allo stesso modo mi  sorpresi nel vedere che il tasso di disoccupati in provincia è attorno al 5.3 %, il più basso tra le provincie di tutto il Piemonte, mentre il peso della crisi economica del 2009 è ben descritto dal seguente grafico qui riportato: una fossa delle Marianne a due dimensioni. La tristezza di questo grafico si somma a quello a torta di qualche pagina dopo in cui si descrive la percentuale di imprese registrate da giovani ancora attive sul mercato, pari al 9.5 % sul totale.

Grafico Andamento del valore aggiunto a valori correnti di Cuneo, Piemonte, Italia tratto da Andamento socioeconomico della provincia di Cuneo 2015, link del documento:                 http://www.cn.camcom.gov.it/sites/default/files/uploads/documents/RapportoCuneo/RapportoCuneo2016/SINTESI%20RAPPORTO%202016.pdf

Comunque, invitandovi a dare una occhiata al link nella didascalia, non essendo un economo, non voglio continuare questa gioco di percentuali e numeri sulla nostra ex-provincia, anzi, concentro la vostra attenzione su un altro report più intrigante della camera di commercio, ossia un documento che spiega come diventare imprenditori. Scovato a caso esplorando il loro sito, questo summit cerca di aprire la strada a nuovi imprenditori, fornendo loro gli spunti di ricerca per informarsi a livello burocratico e amministrativo su come gestire una azienda. Devo dire che è un documento ben redatto, il cui contenuto, per una persona che non conosce l’ambiente, è ben sviluppato e chiaro, tanto da presentare l’indice psicologico e caratteriale che deve possedere chi ha l’intenzione di mettersi in proprio. Esiste pure un test per verificare quanto sei imprenditore, il test DELFI, a cui si consiglia esecuzione dopo avere fatto mente locale e risposto ad alcune domande di autodiagnosi, le quali legate principalmente alla motivazione, pazienza e all’ attitudine del soggetto. Devo dire, che se da un lato scorgo l’immensa utilità di questo documento, dall’altro mi rendo conto che una volta questi strumenti non ce li avevano e che, quindi, il concetto di farsi da sé sta morendo piano piano. Avere le istruzioni per l’uso facilita la vita, ma non ti rende pronto agli imprevisti e, di conseguenza, non ti permette di crescere e far crescere una azienda. Ovviamente ognuno è diverso, come lo sono i nostri tempi; potrebbe anche essere che l’esperienza maturata dopo l’avvio di una impresa grazie a questo testo sia sufficiente e che la mia analisi sia troppo negativa. Sta di fatto che non riesco a togliermi il sentimento che questo summit sia stato scritto più come incentivo ai giovani che come aiuto, abituati come siamo ad avere tutto pronto. In fondo se si avesse davvero voglia di mettersi in proprio si cercherebbero queste informazioni da soli, in fondo la virtù di un imprenditore non è anche la pazienza?

Qui sotto troverete il link dove potrete visionare il fatidico documento Mettersi in proprio presente nel sito della camera di commercio di Cuneo, il quale vi consiglia, come facciamo anche noi, di appoggiarvi ad incubatori di impresa per la realizzazione dei vostri sogni imprenditoriali, dopo una attenta ricerca autonoma ovviamente. Grazie per l’attenzione e buona lettura!

https://www.cn.camcom.gov.it/sites/default/files/uploads/documents/Crediti_agevolati/manuali/Mettersi_in_proprio_25_11_14.pdf

La Start Up che vorremmo

«Vendimi la penna.»

«Mi faresti un favore? Scrivi il tuo nome su quel tovagliolo?»

(The Wolf of Wall Street, M. Scorsese, 2013)

Si dice che per vendere un prodotto si debba creare un bisogno.

Molte delle Start up che nascono in questi anni, che propongono i prodotti più vari, e talvolta più insoliti,  si basano su questo principio. Allora oggi, invece di raccontarvi di una nuova idea originale o stravagante, abbiamo deciso di intraprendere il percorso inverso. Partendo dai “bisogni”, dai desideri o dalle curiosità di potenziali consumatori, che ci hanno raccontato “la Start up che vorrebbero”.

Sono emerse risposte fantasiose e al limite della fantascienza, altre all’insegna della praticità, altre ancora che, nella loro semplicità, sono così geniali da chiedersi come abbiamo fatto a non pensarci prima. E infatti, in alcuni casi, qualcuno ci ha già pensato, e le nostre idee, semplicemente, esistono già. Alcuni dei desideri espressi invece, per ora rimangono tali. E allora fatevi avanti, aspiranti startupper: ecco le idee che vorremmo realizzaste per noi.

Mappe per interni

Un navigatore, come quello che utilizziamo per strada, che ci aiuti ad orientarci in spazi chiusi come centri commerciali, musei, ospedali, aeroporti, uffici. A qualcuno sembrerà ovvio, ma ho scoperto che questa è una funzione già presente su Google Maps: cliccando su un edificio è possibile vederne la planimetria, a patto che essa sia stata fornita dai gestori o inserita dagli utenti.

Giocattoli adattati

Avete presente quei giochi per bambini in cui premendo un tasto o tirando una cordicella, succede qualcosa? Si accende una luce, oppure viene riprodotta una canzone, o compare un personaggio nascosto. Sono apparentemente molto semplici, ma per certi bambini, ad esempio affetti da patologie che causano un deficit di forza muscolare, premere quel pulsante può essere molto faticoso, o decisamente impossibile. Perché non semplificare le cose con un sistema touch screen?

Interfaccia grafica in realtà aumentata

Accettando la premessa, affascinante quanto inquietante, di “connettere” un dispositivo tecnologico al nostro cervello, significherebbe vedere ciò che mostra lo schermo del nostro telefono, ma lasciando il cellulare in tasca, come se i messaggi, i video, le foto fossero “in sovraimpressione”. Oppure scrivere un testo o un SMS, semplicemente pensandolo. A voi le considerazioni del caso in termini di possibilità, limiti, potenziali incidenti stradali.

Ali per umani

Le due persone che hanno espresso questo desiderio hanno rispettivamente 21 e 83 anni. A dimostrazione del fatto che l’idea di volare, non su un aereo, volare davvero, come fossimo uccelli, ha un che di poetico a tutte le età. Anche in questo caso non mancano i tentativi di realizzare questo sogno: nel 2010 un moderno Icaro di nome Todd Reichert, ingegnere aeronautico canadese, ha compiuto il primo volo su un ornitoptero, un velivolo ad ali azionato dal movimento delle gambe del pilota. È quindi possibile imitare i volatili, anche se il primo viaggio di questo strumento è stato di soli 145 metri. Al di là dell’aspetto più suggestivo, potrebbe essere utile, ad esempio, nelle operazioni di salvataggio in certi punti del territorio non raggiungibili con mezzi di dimensioni maggiori. Cari inventori, attendiamo notizie.

Teletrasporto

Sì, è ambizioso. Sì, forse è fantascienza. Ma a quanto pare è un sogno di molti degli intervistati, e dunque è d’obbligo citarlo. D’altronde, se cent’anni fa vi avessero detto che nel 2000 avreste potuto parlare direttamente con una persona dall’altra parte del mondo, vedendola su uno schermo, ci avreste creduto?

Se anche voi avete un desiderio che vorreste veder trasformato in una Start up, segnalatelo con un messaggio alla pagina Facebook 1000miglia: potrebbero seguire altri articoli che raccontano delle vostre idee!

Rendere un’impresa longeva

Secondo voi una torta di mele è più buona se cotta a 150 °C per un ‘ora o 300 °C in mezz’ora? So bene che non potete rispondermi e se poteste farlo mi guardereste come per dire ” è evidente, che domande fai? “, ma con la fretta che questa società ci impone non mi meraviglio se qualcuno possa anche rispondere ” per mezz’ora così la mangio subito”. Beh, sia chiaro che la risposta esatta è a 150°C, non si deve mettere fretta alle cose buone. Comincio ad aver paura che, però, non si sappia più fare una torta come non si sappia più aspettare. ” Se hai internet veloce puoi avere tutto dalla vita, se non ce l’hai sei un fallito” e ce lo dimostrano le star delle pubblicità dei gestori telefonici. Io dico che quei falliti con internet lento, invece che perdere tempo con serie tv, si metteranno a guardare le nuvole o se sono fortunati le stelle. Dopo di che, potranno osservare la natura, capire che ogni cosa ha il suo tempo (compreso le torte) ed apprendere che solo nella collaborazione si può emergere dalle situazioni di crisi. Sembra un discorso campato per aria, anzi osservare la natura a primo avviso li etichetta come fannulloni, ma fidatevi che tutto ciò un senso ce l’ha ed è molto più rilevante nella vita di tutti noi di quanto lo sia questo incipit. Tutta questa velocità di ottenere ed avere ci ha fatto perdere dei valori fondamentali, che hanno reso la nostra economia incapace di durare nel tempo. Martin Reeves, stratega finanziario, ed il biologo matematico Simon Levin hanno riscontrato, studiando diversi habitat e strategie di sopravvivenza di diverse specie (soprattutto il sistema immunitario), come nell’economia attuale manchino 6 diverse qualità che possono permettere la sopravvivenza di una azienda in questo mercato globale instabile. Dimostrando con grafici come statisticamente 2 aziende su 3 muoiano entro cinque anni, Reeves e Levin sostengono in un TED talking che per far vivere una azienda almeno 100 anni si debba costruirla con queste basi:

  • Ridondanza (produrre tanto)
  • Diversità (non tutte le uova in un solo paniere)
  • Prudenza
  • Adattabilità nelle situazioni diverse
  • Modularità (Interazioni tra le sue parti)
  • Incastrabilità

Se prendiamo l’esempio di un coniglio, la loro popolazione viene incrementata costantemente per aumentare le probabilità di sopravvivere; scappano per qualsiasi rumore forte che sentano, senza curarsi di cosa sia; vivono in branchi e quindi collaborano; ci sono diverse razze di conigli selvatici. Sono diversi gli esempi che potrei riportare anche per aziende di oggigiorno, ma vi invito a cliccare sul link sottostante per la conferenza completa sul sito TED a cui attingere maggiori informazioni al riguardo. Come ultimo spunto vi invito a ragionare su questo pensiero:  non sarà per caso che le aziende odierne chiudano più in fretta perché figlie di una epoca di velocità e frenesia di avere, lontana dalla natura a differenza di quelle di un tempo?

Continuiamo a cercare di darvi spunto su diventare imprenditori di se stessi e, per lo stesso motivo, continuiamo a consigliarvi di visitare l’acceleratore di impresa PING in piazza Foro Boario a Cuneo, che sicuramente vi potrà dare una mano. Buona giornata a tutti voi e a presto!

https://www.youtube.com/watch?v=l1fodZNF1GI%20

E’ possibile impostare i sottotitoli in inglese per seguire meglio il discorso.

Una rivoluzione imprenditoriale

Si parla sempre più di Start-up e veleggia incontrastato il desiderio di rinnovare ogni industria a livello tecnologico. D’altronde, lo sviluppo di un’azienda ha come punti di partenza l’innovazione e la tecnologia. Questi sono elementi  essenziali oggigiorno per essere competitivi nella nostra economia di mercato. Eppure, è di fondamentale importanza non dimenticare chi è l’agente dell’innovazione e della tecnologia: l’uomo.
Ogni essere umano ha un nome e un volto, è unico e innovazione e tecnologia sono strumenti a sua disposizione, non viceversa. Parlare di start-up non ricordandosi che anche esse sono un’espressione dell’essere umano sarebbe un passo indietro troglodita.
E’ basilare che ogni “start-upper” dia spazio nella sua formazione a testimonianze che sappiano edificarlo sul cammino dell’imprenditoria. Ad esempio, Brunello Cucinelli, imprenditore tessile, lancia una novità che mira a migliorare la vita dei suoi dipendenti: il bonus cultura. Le spese per libri, cinema, teatro e attività culturali saranno rimborsate dall’azienda. Il fondo prevede 500 euro per i single e 1.000 euro per chi ha famiglia e per poter ricevere i rimborsi, basterà presentare lo scontrino e le relative note spese.
Riscoprire delle guide formative, che sappiano provocare a un nuovo modo di fare impresa non guardando solo al benefit dell’impresa ma anche al valore sociale che questa possa creare, è sinonimo di maturità e di gratitudine nei confronti di chi si è battuto in precedenza per rendere la nostra quotidianità più umana.
Creare un’azienda, mettere in pratica un progetto che possa coinvolgere più persone, giocandosi il rischio di fallire è un’impresa epica e degna di ogni sorta di stima purché non abbia un solo scopo egoistico. Se la visione aziendale è più ampia e mira anche a un fine sociale allora sì che si sta facendo innovazione, o sarebbe meglio dire, una vera e propria rivoluzione.

Esperienze di Coworking

Il concetto di Coworking, introdotto a Cuneo da Ping, nasce dall’idea di mettere a disposizione di diversi professionisti e realtà imprenditoriali ambienti e strumenti di lavoro, nell’ottica di condividere non solo gli spazi, ma anche le idee e le competenze, risparmiando ad esempio sui costi di un ufficio o di una sede. C’è chi immagina che questa sarà la modalità lavorativa del futuro, in cui non ci si siederà più alla propria scrivania o nel proprio studio, ma si utilizzeranno appunto spazi di lavoro condiviso, in cui a fare la differenza sono le persone, e non le stanze in cui si trovano. Ma per chi è abituato a vivere nel presente può non essere immediato immaginare una situazione lavorativa di questo genere. Per chiarirci le idee, abbiamo fatto due chiacchiere con Francesco Tomatis, architetto che ha deciso di sfruttare la possibilità di coworking offerta da Ping.

Di cosa ti occupi e com’è organizzato il tuo lavoro?

Sono un architetto freelance; attualmente collaboro con uno studio d’architettura di Monaco, in cui lavorano due architetti, una segretaria, un direttore di cantiere. Io mi occupo della realizzazione di disegni esecutivi e di progettazione.Lavoro in Francia per tre o quattro giorni a settimana, e ritorno in Italia il venerdì. Sono così organizzato: il lunedì ed il venerdì lavoro da Cuneo, e i restanti giorni mi trasferisco in Francia.

Perchè la scelta di approdare in una realtà di coworking come Ping?

Al di là dell’amicizia con Matteo Conterno (parte del team di Ping), avevo bisogno di una postazione, per i giorni in cui non sono in Francia, che mi garantisse la possibilità di gestire il mio lavoro in modo professionale.

L’organizzazione di Ping permette infatti di affittare, sia una tantum, come servizio singolo, sia sotto forma di abbonamento, spazi che vanno da una postazione singola alla sala conferenze, passando per uffici privati e sale riunioni. Oltre agli ambienti vengono offerti la connessione wifi in banda larga e l’utilizzo della Lounge Area. In più, in particolare lavorando in una postazione dell’area Coworking, c’è la possibilità di trovarsi a contatto con altre persone, con interessi, competenze, modi di pensare simili ai propri, o completamente opposti. E siccome il confronto è l’unico vero modo per crescere, questa sembrerebbe la ricchezza maggiore.

Robotica sociale

Con grande gioia e stupore vi presento l’intervista a Donatella Marro. La gioia deriva dal suo entusiasmo nel formare i giovani attraverso la Robotica Educativa; lo stupore, invece, dall’eterno bambino che c’è in me e che si sorprende a vedere questi robot-Lego muoversi quando io con i mattoncini faticavo a fare una torre. Per capire di cosa sto parlando leggete l’intervista e il venerdì e sabato pomeriggio affacciatevi da Ping in Piazza Foro Boario a Cuneo dopo le 17.

Vedo pezzi di Lego ovunque, bambini che programmano e assemblano robot. Se devo essere sincero la voglia di mettere le mani su quei mattoncini è pari a quella di sapere da dove nasce questo laboratorio, per cui Donatella raccontaci qualcosa in merito.

Questo è un laboratorio educativo che sfrutta l’opportunità che ci viene data dalla competizione FIRST® LEGO® League come punto di partenza per insegnare ai ragazzini sia  a lavorare in gruppo, sia a far crescere in loro una coscienza sociale. Mi spiego meglio: come insegnante da alcuni anni ho seguito più percorsi formativi proposti da “Scuola di Robotica” di Genova.  Ci hanno preparato a “fare scuola” con la robotica. La robotica educativa e l’impostazione laboratoriale favoriscono lo sviluppo di competenze perché consentono a bambini e ragazzi di utilizzare le loro conoscenze in contesti di problem solving motivanti e diversificati. Con i miei colleghi Coach formiamo i ragazzi perché siano in grado di programmare ed assemblare un robot in completa autonomia, anche se questo rappresenta solo una parte di ciò che realmente vorremmo  trasmettere loro. Attraverso il contest FIRST® LEGO® League li stimoliamo a lavorare in gruppo, a  risolvere i problemi e a dividersi i compiti su temi che riguardano il vivere sociale.

In cosa consiste questa competizione?

Ogni anno viene assegnato a livello mondiale un tema generale su cui tutte le squadre iscritte dovranno lavorare per soddisfare le quattro fasi della gara. La prima è una ricerca scientifica dove viene chiesto loro di informarsi sul proprio territorio riguardo il problema sociale da trattare e cercare di proporre delle soluzioni, che siano di natura tecnica o di sensibilizzazione sociale. La seconda è una dimostrazione di conoscenze da parte dei ragazzi su come hanno programmato e assemblato il robot-Lego per la quarta fase di gioco, un percorso in cui la loro macchina dotata di sensori verrà testata nello svolgere azioni ben precise sul campo di gara, secondo le regole della competizione mondiale. La terza, invece, è una manche al buio, nel senso che sarà detto loro cosa fare sul momento, dove dovranno dimostrare di affrontare il compito assegnato con spirito di gruppo, senza che uno solo svolga tutto il lavoro e gli altri restino a guardare. Vorrei precisare che l’obiettivo di questo laboratorio non consiste nella vittoria in questa competizione, ma nella sensibilizzazione dei ragazzi a temi ambientali-sociali e nella stimolazione delle potenzialità dei singoli ragazzi, che può divenire un trampolino anche per giovani un po’ più introversi. Non avrei accettato di partecipare se la gara fosse basata solo sulla costruzione e programmazione di robot.

Potresti farci un esempio di tema?

Qualche anno fa il tema scelto dai giudici fu World Class; i ragazzi dovevano trovare una soluzione innovativa che permetta l’apprendimento da parte di altri coetanei e, perché no, adulti delle conoscenze sull’argomento scelto. In particolare le nostre due squadre cittadine da noi Coach seguite hanno proposto il commercio mondiale legato allo scambio di beni. Per far conoscere le regole del mercato globale, i ragazzi prima fecero delle ricerche, anche intervistando persone informate sull’argomento, poi crearono due giochi da tavola, nel quale la banca centrale distribuiva determinate componenti di un assemblato totale agli Stati partecipanti in base alla loro potenza economica  internazionale. Pezzi strategici a paesi potenti e componenti di basso livello a paesi in via di sviluppo. L’obiettivo del gioco era relazionarsi tra Paesi per poter produrre l’assemblato totale secondo le regole dettate dalla banca, che variavano durante la durata del gioco. Era bellissimo vedere i ragazzi comprendere i problemi,  gli assetti di potere dell’economia attuale e risolverli con collaborazioni ed accordi. Tutto ciò per far comprendere gli scambi commerciali in maniera semplice e divertente ed evidenziando, purtroppo, la realtà di oggigiorno.

Adesso grazie agli spazi che vi offre Ping, oltre a portare avanti il laboratorio FLL, volete ampliare il vostro raggio d’azione giusto?

I laboratori educativi che verranno attuati in questo Centro proporranno  attività ludiche  di gioco creativo e  dove la robotica educativa diviene ambiente di apprendimento interdisciplinare. Stiamo lavorando per presentare laboratori per bimbi dai 5/6 anni in su sempre con l’utilizzo di robot-Lego, , la robotica creativa, il coding. Abbiamo dei progetti in mente, anche legati all’animazione e ai videogiochi attraverso software di programmazione Scratch. Vogliamo stimolare i giovani e ci proveremo. Inoltre proporremo altri corsi per insegnare a programmare Arduino e scoprire le sue potenzialità. Collaboreranno anche “Make in Granda”  con corsi per l’utilizzo di stampanti 3D.

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