Caro Babbo Natale,
era da un po’ che non ci sentivamo eh?
Mi fa un po’ strano ritrovarti così, dopo tutto questo, in un paio di righe. Devo ammetterlo, mi sei mancato. Mi ritorna alla mente l’ultima volta che ho preso la penna in mano per scriverti, quando le esperienze degli anni non mi avevano ancora privato di quel velo di innocenza che riusciva a riempirmi di speranza perfino quando imbucavo una semplice lettera natalizia nella buca innevata delle poste.
A quei tempi, come ogni comune bambino che si rispetti, ricercavo in tutto ciò che mi circondava la materialità che potevo stringere tra le mie mani, colma di quel potere che mi faceva sentire incredibilmente vivo e onnipresente. Vivevo la giornata, addormentandomi senza pensare alle preoccupazioni del domani o ai rimorsi del passato, e spargevo sorrisi come semi su un terreno ai miei occhi sempre fertile, involontariamente sognavo. Ed era bello, lo ammetto, per una volta l’anno poter contare su qualcuno che arrivava dall’esterno, o dal magico Polo Nord come è usuale dire, carico di regali ma soprattutto di buonumore per tutti.
Quest’anno non starò a chiedermi, per l’ennesima volta: “Ma che fine ha fatto il Natale?”, perché mi sembrerebbe alquanto infantile e banale. Sono qui, invece, per trascrivere su carta i miei desideri, che vorrei tu esaudissi come fai con tutti gli altri bambini. Non fare caso alla mia altezza o alla mie età, suvvia, sii gentile e accontenta un povero liceale che tra tutte le preoccupazioni del presente si è preso la briga di ritagliarsi un pezzetto di tempo per scriverti una lettera. Quello che ti chiedo, difficilmente potrò trovarlo sotto l’albero alla Vigilia o adagiato sul tappeto del salotto, ma mi affido comunque ai tuoi poteri che ogni anno fanno sognare milioni di bambini per accontentare un “non più bimbo” che ha bisogno di credere in qualcuno. E mi sembra di poter parlare in generale a nome di quella classe che corrisponde ai tanto blasonati “liceali”, gente che entra tra quattro mura con il piede giusto e il sorriso e ne esce cinque anni dopo a gattoni senza forze, per intenderci.
Per quest’anno, Babbo Natale, regalami un po’ di tempo. Ma non un’oretta di relax tra due attività programmate, nient’affatto. Fammi riscoprire le mie capacità (sicuramente presenti, ma intelligentemente nascoste) di saperlo gestire, il mio tempo. Regalami quell’arma superefficace che mi permette di allontanare ogni ansia e preoccupazione almeno alla sera, quando vado a dormire ma non riesco a prendere sonno perché il futuro immediato mi spaventa e mi induce a nascondermi tra le scuse per qualcosa che inesorabilmente non sono riuscito a fare. Regalami il modo di poter rendere felici le persone che mi stanno a cuore per il semplice fatto di riuscire a dedicar loro del tempo, che, nel momento del bisogno può essere essenziale. Regalami la forza di cambiare la mia prospettiva, uscire dagli schemi e sconvolgere gli ambienti che mi stanno intorno. Chi può dire che, magari rovistando tra oggetti del passato e ricordi sopravvissuti ad anni di muffa, io non riesca a trovare il mio cassetto disperso dei sogni? Regalami il tempo per indossare un paio di scarpe di ginnastica e inseguirli, perché se continuo a rimandarli al domani non si avvereranno mai…
In fondo, mi basterebbe riacquistare quella capacità infantile di sorprendermi innanzi a ogni piccola inezia per rendere più colorate le mie giornate. Semplicemente mi chiedo dove sia andato a finire quel pastello che colorava il mondo, Sì…forse un pochettino fuori dai bordi, ma con sfumature vivaci.
Ti aspetto, con un lume acceso e una tazza di latte, mi raccomando.
Un liceale qualsiasi