Penso stia tutto nel sapore della birra. Forse l’ho tirata fuori troppo presto dal frigo ormai vuoto e ammaccato, doveva rimanerci ancora un po’. O magari è scaduta.
Perché, oltre al tempo, anche le birre scadono, vero?
È una domanda che mi faccio spesso, tutte le volte che butto giù un sorso di questa birra che sa di altro, di lontano, mi sembra sia stata stillata da bersi almeno cinquant’anni fa, o magari anche solo ieri, ma decisamente questa birra è già morta nel momento in cui l’assaggio.
O forse sono io ad essere sbagliato per questa birra: forse sono io a farla diventare così amara, così forte. Forse sono io ad essere in un tempo lontano, quando magari ancora la birra in lattina non esisteva e non esisteva nemmeno un apribottiglie, quando la birra non la pagavi in offerta al supermercato e, in fila per la cassa, la tenevi sottobraccio come fosse un figlio, e ipocrita t’ostentavi a criticare la falsità dietro gli scaffali.
Bel panorama, però. Viola tenue al limite dell’orizzonte e una bottiglia di vetro.
Eppure nulla. Assolutamente nulla.
Sono scaduto tempo fa, ma nessuno si è mai preoccupato di buttarmi nell’indifferenziata. Alla fine è questo che siamo un po’ tutti, no? Indifferenti non cestinati, ed è questo il ruolo che ci divertiamo ad impersonare ogni giorno. Se qualcuno mi ci avesse buttato, nell’indifferenziata, almeno saprei di non star inquinando.
Ma i moralismi non sono mai stati fatti per me, e quindi la sapete una cosa? È tutto intorno che m’inquina, non io. È questa birra, che forse non è scaduta, ma è persino troppo buona per essere bevuta come se nulla fosse, come se il resto, in realtà, non stesse andando a catafascio, come se la corruzione negli occhi delle persone fosse solamente un momento d’ebrezza, e non la consapevolezza che, di guardare, non siamo più capaci.
Sei scaduto quando ti accorgi di non riuscire nemmeno a finirla, una birra. Quando nemmeno una gradazione ti alleggerisce, quando il retrogusto amaro non sazia la sete di libertà che hai. Capisci di essere scaduto quando guardi un tramonto violaceo che bacia i contorni della terra e non riesci a fare un po’ di cliché, ad immaginarti tutti i baci mai dati e che avresti potuto dare nelle sfumature del cielo, quando un bacio nemmeno sai cosa sia. Capisci di essere scaduto quando non hai nemmeno più voglia di aggiustare il frigo, di rimettere la batteria e andare avanti, andare, andare, per inerzia, fino a…
Capisci di essere scaduto quando senti le labbra contrarsi, e, passando una svelta mano sulle guance, percepisci solo un lieve, sconfitto, ma indifferente sorriso, rivolto a quella vista, a quel mondo che tanto urla e canta, ispirato dalla bellezza e dalla superbia, e che pretende di essere consumato con gli occhi, di essere invidiato, addirittura odiato. Ma, in quello stesso istante, rientro, poggio sul tavolo la bottiglia di vetro, e semplicemente la lascio lì, a vivere.
Perché, alla fine, sta tutto nel sapore della birra.
Cecilia Capello