“Sai cosa c’è? C’è che sono qui per darti ciò di cui tu hai bisogno.” A questo pensiero mi sono emozionato e non posso negare che qualche profonda riflessione sia stata fatta.
Gli scambi internazionali tra studenti sono sempre più diffusi nelle nostre scuole e università, ma sfogliando le presentazioni dei vari programmi di scambio ho sempre letto le stesse motivazioni sotto la voce “scopo del viaggio d’istruzione”. Imparare la lingua, scoprire nuove culture, confrontarsi con studenti di un altro paese, vivere soli per un periodo senza l’aiuto della famiglia. Tutte cose vere, ma c’è di più. Ci sono dei ragazzi fantastici, ci sono le loro storie e poi c’è Bianca che arriva alla porta di casa per essere ospitata per un periodo di scambio.
La voglia, soprattutto per un fratello maggiore, di avere la sorella e la corrispondente in casa può esserci solo in un caso: se la ragazza ospitata è una gran bella giovane. Allora sì che si drizzano le antenne e il periodo di scambio diventa una missione da compiere con il mezzo del baccaglio.
L’interesse però è svanito al primo impatto. Bianca ha un handicap corporale, zoppica ed è sorda da un orecchio. Eppure deve stare due settimane in casa, mangiando a fianco a me e lavandosi i denti nel mio stesso lavandino. Vado a prenderla a scuola, ci parlo e da buon italiano ho il desiderio di farla sentire a casa sempre e comunque.
Leggendo una piccola storiella di “Le Lettere a Berlicche” di Lewis un piccolo diavoletto riesce a rivoluzionare il modo di pensare la realtà quotidiana. Il diavolo maestro gli sta insegnando a stuzzicare i bambini per indurli ad percorrere la strada di Lucifero e quando la lezione sembra terminata gli confida: “Non preoccuparti se un bambino è troppo vicino alle cose spirituali o carnali, ma se si innamora delle cose ovvie”. E Bianca ama le cose ovvie, dice sempre grazie, chiede scusa, sorride, ti abbraccia. Ha bisogno di affetto e allora ne dona tantissimo, cerca gioia di vivere allora ride, ha sete di vita allora vive.
Bianca mi ha aperto il cuore, mi ha fatto innamorare delle piccole cose belle. Perché quando la accompagni a fare due foto per le colline bovesane inizia a scattarle attraverso il finestrino ancora prima che la macchina si fermi e poi ti sussurra che non c’è tempo di aspettare la bellezza, bisogna coglierla quando la senti dentro, quando l’anima ti cattura e ti porta l’indice sul tasto per scattare. Bianca ha un sogno e per raccontarmelo mi ha fatto ridere. Mi ha aiutato a incontrare un Dio diverso, un Dio simpatico perché se un Creatore ha dato vita a un animale come la giraffa che, se quando beve alza il collo troppo velocemente, sviene, non può che essere un burlone. Con questo spirito Bianca guarda a sé, al suo corpo. Se l’orecchio sinistro non sente, il destro sente meglio di ogni altro orecchio. Se la gamba sinistra è zoppa e non le permette di salire in biciletta lei cammina e nuota per svilupparla in attesa di un’operazione che le permetta di pedalare. Se con lei Dio ha fatto lo scherzo fisico, le ha dato il dono di essere formidabile in scienze, chimica e biologia e le ha accesso una piccola fiamma nel cuore che brucia al pensiero di aiutare l’altro. E con qualche lacrima di gioia e di vita vera abbracciandomi mi ha fatto leggere il suo diario dove nella prima pagina scrive: “Ho bisogno di cure, il mio sogno è fare il medico”.
Uno scambio per imparare l’italiano, per imparare a conoscere una cultura diversa e per vivere da sola senza la famiglia per due settimane. Un viaggio d’istruzione formativo per la vita e per il quotidiano, perché senza ancora conoscermi, prima ancora che la ospitassi, Bianca aveva a cuore il prossimo, ogni persona che ha a fianco. Per Bianca la vita è un gioco dove c’è chi bara e chi gioca correttamente e chi come lei guarda l’altro dentro gli occhi per dire: “Sai cosa c’è? C’è che sono qui per darti ciò di cui tu hai bisogno.”
Luca Lazzari