Da Barack Obama a Torino: Shepard Fairey

Se lo incontri per strada non gli daresti due lire. Se ci scambi qualche parola inizi ad apprezzarlo. Se gli consegni carta e penna e gli chiedi un ritratto rimani a bocca asciutta. O per lo meno questo è l’effetto che ha avuto su Barack Obama. O che il ritratto di Obama ha avuto sugli elettori prima delle elezioni a Presidente degli Stati Uniti d’America.

121053309-e9b3b8bd-1ca7-4ade-a1c5-cb9f94257d91Dal prossimo 26 febbraio le migliori opere di Shepard Fairey saranno ammirabili in una galleria privata in via Saluzzo a Torino. La mostra “Printed Matters” sarà formata da serigrafie su carta, stampe su legno, stampe serigrafiche su metallo e i collage.
Le creazioni di Fairey oggi sono conservate da molti importanti musei contemporanei: il Museum of Modern Art di New York, il Museum of Contemporary Art San Diego, il Los Angeles County Museum of Art e il Victoria and Albert Museum a Londra.

Uno street artist che spopola oltreoceano cercherà di lasciare il proprio segno anche in Italia, con la certezza di essere già riuscito a lasciare il segno nella propria vita. Passando dalla street all’essere lo street artist di Barack Obama ritraendo il Presidente della Casa Bianca con la scritta “Hope” al fondo per la campagna elettorale del 2008. Forse tra qualche giorno anche a Torino si vocifererà con un sibilo “Yes, we can”.

 

La bellezza di essere dispari nel mondo

Una delle poche certezze del relativismo sterile nel quale viviamo è la sete di informazione che pervade ognuno di noi al fine di sentirsi realmente parte del mondo. Questo desiderio si mostra ogni giorno nello sfogliare ossessionatamene un giornale leggendone solo i titoli, nel guardare il telegiornale più volte, nel seguire il radio giornale non appena si è seduti in auto e nello sfogliare in modo assiduo le innumerevoli testate online quasi a non sentirsi mai totalmente appagati. Si vuole avere notizia di ogni movimento del proprio vicino di banco, di quale voto ha ricevuto il compagno in un compito in classe o di cosa il direttore ha comunicato privatamente al collega della scrivania a fianco.

Qui non si tratta di conoscere quanto succede a solo titolo informativo. Qui c’è da saziare un vuoto interiore. Un vuoto che non riempito lascia irrequieti.

I nostri antenati latini già avevano colto quest’aspetto che appare per lo più dimenticato. La parola informazione, infatti, deriva dal latino informatio(-nis), dal verbo informare, nel significato di “dare forma alla mente”. Ovvero dare forma a quell’insieme di funzioni superiori del cervello che ci permettono di vivere da umani, cioè da uomini in quanto tali. Quindi dare forma alla mente è cogliere quanto comunicato dall’ambiente esterno. Di certo è un’opera che solo singolarmente si può iniziare a realizzare su stessi. Solo decidendo di cogliere gli input ambientali e facendoli propri si comincia a formare la mente personale. L’informazione è capire, conoscere, criticare. E’ rendersi conto delle coordinate spazio temporali in cui si vive. L’informazione è anche sognare, realizzare. L’informazione è amare se stessi.

1000miglia crede fortemente nell’idea che i giovani siamo molto migliori di quanto si pensi. Non bisogna però cadere in una rappresentazione ideologica nell’altro senso. I ragazzi possono lasciare il segno solo se si informano di se stessi, conoscono se stessi. In altre parole, solo se iniziano ad amare se stessi, a prendere consapevolezza dell’ambiente esterno in cui vivono e attraverso le proprie capacità trasformano gli input ricevuti in vita quotidiana attiva. Se non ci fosse questa volontà di guardare il mondo esterno con occhi da sognatore, certi dei propri talenti e limiti, si annienterebbero quelle molteplici vie (pluralismo) percorribili da ognuno per rendere il mondo migliore di come lo si è trovato. L’esistenza di queste vie non determina la chiusura verso l’altra persona, anzi, il contrario. Porta a una piena apertura di se stessi verso l’altro e a una conoscenza sincera dell’altro perché si mostra così la verità più grande: la persona stessa con le sue esperienza, credenze e convinzioni.

L’informazione, quindi, è alla base della vita umana. E’ base per quei giovani che amano la propria giornata e nel cuore conservano, oggi, un sogno per il domani. L’informazione pluralistica è dispari. Infatti ammette una varietà di personalità, idee e opinioni così ampia che permette di affiancarsi con empatia ai propri amici, famigliari o a chiunque si incontri per strada, sicuri che il modo di presentarsi dell’altro è verità. Ossia che l’altra persona non è null’altro che se stessa perché sa chi è.

Non è facile intraprendere questo percorso, sopratutto per un’associazione giovane come 1000miglia, composta da ragazzi ai primi anni di università. Però è bello. E’ meraviglia avere il desiderio di annunciare che esiste una bellezza giovane che intende parlare dei giovani, informare per continuare a sognare. Una piccola forza giovanile che non vuole diventare cultura, ma vuole infondersi nelle varie culture perché ognuno possa informare il mondo della propria esistenza, cioè dire al mondo: “Sì, io esisto e di me tu, mondo, non ti dimenticherai.”

Luca Lazzari

PS: essere dispari nell’anno della misericordia è vivere con gioia nello stanco vivacchiare quotidiano. E la cosa sorprendente è che la misericordia non è solo per i credenti (http://www.profduepuntozero.it/2015/12/08/la-misericordia-non-e-solo-per-i-credenti/)

 

Revolution in education – Passione/Amore per la scuola

 

Un video, alcune parole, tante risate, pochi concetti per portare avanti la rivoluzione dell’educazione scolastica.

Sir Ken Robinson racconta, in uno dei suoi più grandi interventi alle conferenze TED, come potrebbe essere una scuola a misura di sogni, di vita e, soprattutto, di ragazzi della generazione Bataclan.

20 minuti per sconvolgere il proprio pensiero, per cambiare punto di vista, per assaporare la bellezza che si nasconde nell’uomo. Per comprendere che ognuno di noi è perfetto così com’è. Ma perché questo sia vita quotidiana, forse serve davvero una rivoluzione nell’educazione.

Amore per la scuola, passione per la vita.

PS: sono presenti i sottotitoli in italiano

 

Il coraggio di scegliere l’uomo

Sono di questi giorni i dati ISTAT che parlano di una luce in fondo al tunnel. Bankitalia alza le stime sul PIL, portandolo all’1% dopo che si attendeva una crescita di solo qualche decimale. L’economia italiana sembra in ripresa, come non si vedeva dai livelli pre-crisi, la peggiore delle crisi affrontate dal secondo dopo guerra ad oggi. Questo inizio di ripresa si riflette nell’aumento dei consumi: più spese, più merce in circolazione, più guadagni per le azienda, più investimenti, più lavoro. Una catena perfetta, almeno a livello teorico, fin tanto che non ci si ricorda che gli attori protagonisti non sono macchine, ma esseri umani dotati di intelletto e possibilità di scelta.

Questi alti e bassi a livello economico si ripetono nella storia. Le scenografie dove si sviluppano sono ogni volta differenti, però gli attori sono sempre persone umane che, con forme e mezzi differenti, hanno sempre portato in cuor loro quelle dinamiche razionali e emozionali tipiche della specie.

Era molto tempo fa quando tre fratelli litigavano per l’eredità lasciata loro dal padre. Ventitré cammelli, per testamento, erano da spartire in ordine decrescente di età: la metà al maggiore, un quarto al figlio di mezzo e un sesto al minore. Le grandi discussioni si conclusero quando un servo del padre, vedendo gli eredi discutere e litigare animosamente in quanto non comprendevano come potessero realizzare la metà di ventitré cammelli, decise di donare loro il suo cammello, frutto di una sacrificata vita di risparmi. Con ventiquattro cammelli, dodici andarono al maggiore, sei al figlio di mezza età e quattro al più piccolo. Dodici, sei e quattro rispecchiano la spartizione voluta dal padre, ma la loro somma è ventidue. Quindi due cammelli andarono al servo.

Questa piccola storiella catapulta l’essere umano in un’economia etica, basata sulla magnanimità e sul dono, dove ciò che è donato torna sempre indietro, spesso in misura maggiore alla quantità iniziale. Infatti il servo ha visto risolversi il dibattito tra i tre fratelli e ha riavuto il suo animale, ricevendone in più un secondo.

Nella società individualistica in cui viviamo, il personalismo del servo (l’uomo è sempre al centro, ma non solo in relazione con se stesso, ma con gli altri) mostra come l’amore, la gratuità e la benevolenza verso il prossimo possano essere basi per un’etica economica dove l’essere non vuole tutto, ma dà tutto per il bene comune. Infatti, la risoluzione del litigio tra i fratelli diede continuità all’attività iniziata dal padre, quindi tutti i contadini e servi continuarono a lavorare presso il podere in un clima disteso, dove la realizzazione di ognuno e il manifestarsi dei talenti di ciascun lavoratore si manifestarono giorno dopo giorno.

Perché al centro delle relazioni non mettere amore e amicizia di fronte alla egocentrica voglia di saziare un’aspirazione pecuniaria e terrena? Forse, anche in caso di discussione o idee differenti, una scelta personalistica metterebbe al centro la persona e non se stessi. Metterebbe al centro il vivere nel rispetto dell’altra persona che, sebbene questa non rappresenti il proprio ideale di simpatia, può certamente contribuire a una società più ricca di attenzione e riguardo verso l’altro a modo proprio.

In un capitolo particolare del ventunesimo secolo come quello che stiamo scrivendo, scegliere un’economia di cuore e intelletto magnanime, rappresenta non solo una piccola ripresa come mostrato dai dati ISTAT, ma certamente una rivoluzione economicamente copernicana. E il paragone non è scontato perchè le persone coinvolte in un’economia civile e di comunione sarebbero l’universo di persone che popolano l’intero pianeta.

E’ passato il tempo delle sole parole. Per cambiare è necessario mettere in pratica il dire ed elevarsi dalla diffusa ignavia già ben conosciuta in periodo dantesco. Maria De Filippi non piace a nessuno, ma quanti la spengono?

E’ terribile dare ragione a Amartya Sen: “Il vero uomo economico forse è in effetti vicino al vero idiota sociale.” E’ meraviglioso affermare che l’uomo economico figlio di un’economia civile e di comunione è un intelligente sociale.

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