12 Aprile 2017 | Sfatamito
Ah, la primavera! Finalmente si inizia a sentire la spensieratezza dei mesi estivi, la bellezza di una passeggiata al parco o di un giro in bicicletta. Sempre che tu abbia tempo di fare tutte queste belle cose, ovviamente. La primavera vuol dire anche vacanze e ferie dalla scuola o dal lavoro, perché come ogni anno arriva la Pasqua con le uova di cioccolato e le grigliate assieme agli amici. Festa cristiana per eccellenza, la Pasqua è un’occasione per scoprire curiosità e segreti di una ricorrenza che accomuna due importanti culture e religioni e che ha generato, nel corso del tempo, una serie di usanze e tradizioni davvero particolari. A voi la lettura!
Da dove deriva il nome?
La Pasqua cristiana ha diversi aspetti in comune con la Pasqua ebraica, compreso il nome Pesach, o pasa’ in aramaico. La festività ebraica celebra l’episodio biblico della liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè. Il termine può essere tradotto come “passare oltre” o “tralasciare”: l’Antico Testamento racconta infatti di come Dio, vedendo il sangue dell’agnello sacrificale sulle porte delle case degli israeliti, “passò oltre” risparmiando i loro figli dalla morte.
La Pasqua cristiana invece?
Per il cristianesimo la Pasqua è la festività più importante di tutto l’anno: si ricorda infatti la risurrezione di Cristo e la vittoria di Dio sulla morte. Secondo i Vangeli, Gesù sarebbe morto e risorto nei giorni della Pasqua ebraica, di qui dunque il profondo legame tra le due festività religiose. Si tratta tuttavia di ricorrenze diverse, anche perché l’Ebraismo non riconosce Cristo come la figura del Messia.
Perchè ogni anno cambia la data?
Azzeccare di anno in anno il giorno di pasqua è sempre un’impresa ardua. A differenza del Natale, infatti, la Pasqua può cadere in giorni diversi del calendario. Secondo la tradizione va festeggiata la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, in un periodo compreso tra il 22 marzo e il 25 aprile (in questo caso potresti correre il rischio di saltarti il ponte della Liberazione). Nel calendario gregoriano, le date della Pasqua si ripetono secondo un ciclo che dura più di 5 milioni di anni. Secondo la statistica la data più frequente per la celebrazione di questa festività è il 19 aprile, la meno frequente, invece, il 22 marzo. Nella chiesa ortodossa, che utilizza il calendario giuliano, la pasqua può invece andare dal 4 aprile all’8 maggio.
Perchè si chiama Pasquetta?
Si sa, l’equazione Pasquetta=grigliata+birra è un punto fermo delle nostre vite. I gruppi Whattsapp per l’organizzazione di questo importante evento sociale vengono creati appena dopo Capodanno. Tornando alla domanda, Pasquetta è il modo informale per chiamare il lunedì dell’Angelo, in cui si ricorda l’incontro delle donne giunte al sepolcro di Gesù con un angelo inviato da Dio. La tradizione di passare questo giorno fuori città assieme ad amici e parenti è un’usanza diffusasi in Europa nel secondo dopoguerra per trascorrere in allegria e spensieratezza una giornata di divertimento dopo il periodo di digiuno e riflessione che è la Quaresima
Uova e coniglietti pasquali
La tradizione di donare uova colorate, simbolo di vita e rinascita, risale a civiltà antiche come gli Egizi e i Greci, ma esistono testimonianze provenienti anche dalla Cina. Il Cristianesimo ha poi ripreso queste pratiche pagane legandole alla figura del Cristo risorto. Nel Medioevo i signori regalavano uova colorate alla servitù, mentre i nobili commissionavano la creazione di uova artificiali rivestite di metalli preziosi e pietre colorate. Famose le uova Fabergé, interamente rivestite di oro, realizzate per lo zar di Russia nel 1883. A partire dal XX secolo si è poi diffusa la tradizione delle uova di cioccolato, ormai largamente diffuse in negozi e botteghe artigianali. La figura del coniglietto pasquale, che porta uova colorate ai bambini, è invece presente nei paesi di cultura anglo-sassone e anche in questo caso il coniglio si fa simbolo di vita e fertilità. In occasione della Pasqua, un coniglio a grandezza umana fa da mascotte alla tradizionale parata che si svolge nel giardino della Casa Bianca alla presenza del Presidente e della sua First Lady.
22 Febbraio 2017 | Sfatamito
Finito il riposo delle vacanze natalizie arriva febbraio, tra scuola, lavoro e un’estate che sembra ancora lontana! Per fortuna che esiste il Carnevale, la festa del divertimento, degli scherzi e della spensieratezza, dove ognuno di noi si sbizzarrisce in travestimenti e maschere di ogni genere! Anche qui, però, ci troviamo di fronte ad un evento ricco di storia e tradizioni popolari che molto spesso sono in pochi a conoscere…
Ecco quindi in piccolo elenco di curiosità ed eventi storici che ci faranno scoprire i segreti legati al Carnevale! Buona lettura!
Da dove deriva il nome?
Il nome che usiamo tuttora per designare questa festa ha origine latina. Deriva infatti dalla locuzione carnem levare (levare la carne) o carne, vale! (Carne, addio!). Si rifà infatti all’usanza cristiana di non mangiare troppa carne nel periodo della Quaresima, ovvero i quaranta giorni di digiuno che seguono il carnevale in preparazione della Pasqua.
Nasce con i Romani?
Le festività del carnevale sono spesso associate a ricorrenze religiose molto antiche, prime fra tutte i Saturnali romani, che prevedevano banchetti, sacrifici e riti orgiastici. In realtà abbiamo notizie di pratiche simili anche in età sumerica e babilonese: in corrispondenza dell’equinozio primaverile veniva celebrata con cerimonie e processioni la vittoria del dio Marduk contro il malvagio drago Tiamat. Anche i successivi riti dionisiaci greci hanno molti aspetti in comune con il carnevale.
Cos’è il Martedì Grasso?
Il martedì grasso è, quasi universalmente, l’ultimo giorno del Carnevale: ma da dove prende il suo nome? Essendo l’ultimo giorno prima dell’inizio della Quaresima (che comincia con il Mercoledì delle ceneri), il martedì le famiglie ne approfittavano per terminare le scorte di tutti i cibi prelibati che non potevano essere consumati prima di Pasqua!
Perché ci travestiamo?
Anche in questo caso, sarebbe un’usanza nata durante l’antichità. Nei saturnali romani veniva eletto un princeps, una sorta di caricatura della classe nobile, al quale si conferiva temporaneamente ogni potere. Egli era vestito con una buffa maschera dai colori sgargianti; si trattava spesso della personificazione di una divinità infera (Saturno o Plutone), ai quali solitamente venivano offerti sacrifici durante il periodo invernale. Il princeps aveva quindi il diritto di coordinare i frenetici festeggiamenti per le strade della città.
Quante maschere esistono in Italia?
L’Italia ha una grande ricchezza di maschere regionali di Carnevale, di origine diversa: sono nate dal teatro dei burattini, dalla Commedia dell’arte, da tradizioni arcaiche, oppure sono state ideate appositamente come simboli dei festeggiamenti carnevaleschi di varie città. Più di 100 sono i costumi tradizionali che sfilano nelle strade di città e paesi da Nord a Sud.
Quando nascono i carri allegorici?
L’usanza di portare in processione carri raffiguranti le divinità del Bene e del Male in lotta tra loro risalirebbe ai popoli delle Mesopotamia e alle culture indoeuropee. Il primo carro italiano venne però costruito a Viareggio solo nel 1873. Esso fu costruito da operai portuali che, ispirandosi alle tecniche di costruzione delle navi, riuscirono a fabbricare strutture con un sistema di corde, cavi d’acciaio e carrucole usati nei cantieri.
14 Dicembre 2016 | Sfatamito
Il 4 dicembre si è tornati alle urne per il referendum costituzionale e, dati alla mano, sembra che l’affluenza e l’interesse del Paese per le questioni della politica abbiano registrato un buon incremento. Forse però, in pochi conoscono alcuni aspetti meno noti dei referendum, in Italia e nel mondo. Vediamone alcuni!
Innanzitutto, va ricordato che il referendum, che tecnicamente si definisce istituto giuridico, è uno degli strumenti, insieme alla petizione e al disegno di legge di iniziativa popolare, con i quali è garantita la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese. La Costituzione prevede infatti che con 500000 firme convalidate sia possibile indire un referendum nazionale.
Per quanto riguarda l’origine del nome, esso deriva direttamente dalla locuzione latina ad referendum, che possiamo tradurre come “convocazione”. Latina è anche la parola quorum, con la quale si indica il numero o la percentuale minima di aventi diritto che devono partecipare alla consultazione affinché questa sia valida. In Europa sono poche le nazioni che adottano il sistema del quorum: Italia, Bulgaria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia lo hanno fissato al 50%, i Paesi Bassi al 30% e la Lituania addirittura al 75%.
Le prime forme di consultazione popolare simile al referendum risalgono al XVI secolo, in Svizzera, dove a partire dal 1848 si sono tenute più di 600 votazioni. Nella graduatoria segue poi l’Australia, dove nel 1977 si votò per scegliere l’inno nazionale del Paese. In Italia si sono svolti ben 71 referendum a partire dal secondo dopoguerra. La maggior parte di questi, tuttavia, non ha raggiunto il quorum ed è perciò stata bocciata.
Le consultazioni popolare possono riguardare leggi, articoli della costituzione o questioni relative all’Europa. Tra quest’ultimi vanno ricordati quello del 1973 in Francia o del 1989 in Italia, per l’ingresso di nuovi stati nell’Unione e l’adozione di una costituzione europea. Il caso più famoso resta tuttavia quello della “Brexit”, nel giugno di quest’anno, anche se già nel 1973 i britannici votarono se restare o meno nella Comunità europea: in quel caso l’elettorato si mostrò favorevole alla permanenza in Europa.
Lasciamo ora le statistiche e la politica! Come ben saprete, sulla rete è esploso lo “scandalo matite” grazie ai commenti di alcuni utenti sui social network. Per le votazioni vengono usate matite copiative, la cui mina è composta sia da grafite sia da coloranti chimici che rimangono indelebili sulla carta della scheda elettorale, rendendo evidenti tutti i tentativi di manomissione del voto. Nonostante in altri paesi si ricorra a penne o a sistemi più moderni, per buona pace di Piero Pelù, le matite sono usate in Italia dal referendum del 1946.
Infine non tutti sapranno che fotografare la scheda elettorale al momento del voto costituisce addirittura reato: colui che è sorpreso a farlo viene multato e arrestato, oltre a rendere nullo il proprio voto. Queste norme, introdotte nel 2008, hanno lo scopo di arginare il fenomeno del voto di scambio, in aumento anche grazie alla diffusione di smartphone dotati di fotocamera.
31 Ottobre 2016 | Sfatamito
Il 31 ottobre ritornano finalmente streghe, pipistrelli e film dell’orrore, party in maschera e tanto divertimento! Stiamo ovviamente parlando di Halloween, che negli ultimi anni, anche in Italia, si è trasformato in una vera e propria festa popolare in grado di generare un business da capogiro. Con il suo fascino cupo e un po’ macabro è diventato, nel corso del ‘900, protagonista di un’enorme mole di film, serie tv, canzoni, libri e fumetti.
Eppure, nonostante il suo carattere tipicamente profano, Halloween racchiude al suo interno una storia millenaria, fatta di credenze, folklore popolare, epiche leggende e antiche tradizioni, molto spesso sconosciute ai più.
Scopriamo quindi curiosità e falsi miti legati alla festa più terrificante dell’anno!
Jack-o’-lantern: Simbolo per eccellenza della festa, la zucca di Halloween lega il suo nome a Stingly Jack, leggendario contadino irlandese, che, dopo aver perso una scommessa col Diavolo, fu costretto a vagare nella notte per l’eternità illuminato solamente da una lanterna ricavata in una rapa. La zucca, più diffusa in America, sarebbe poi stata utilizzata in seguito dagli immigrati europei negli States, a partire dal XIX secolo.
Celti, Romani o americani?: La festa pagana di Samhain, termine che deriva dall’irlandese antico, nella cultura celtica corrisponde ai festeggiamenti per la fine dell’estate. Quando i Romani entrarono in contatto con i Celti, identificarono Samhain come la loro festività dei morti (Lemuria). Con la cultura cristiana la festa venne sostituita da Ognissanti e solo con il XIX secolo gli immigrati scozzesi e irlandesi la esportarono in America.
Cristianesimo e Halloween: Il cristianesimo festeggia la festa di Ognissanti il primo novembre. Questa festività fu istituita nel IX secolo, quando già i riti di Samhain venivano praticati dalle popolazione di origine celtica. C’è quindi una sorta di continuità tra queste due ricorrenze (All Hallows Eve, “vigilia di Ognissanti” è all’origine del termine Halloween usato a partire dall’800). Solamente alcune correnti fondamentaliste e conservatrici del cristianesimo, sopratutto in America, hanno etichettato questa festa come demoniaca e oscura.
Made in USA: Sono molte le persone che ancora oggi non vedono di buon occhio questa festa, etichettata spesso come semplice “americanata”. Eppure, in tutta Italia abbiamo esempi di festività e riti molto simili ad Halloween: si va dalla Val D’Ossola, dove si imbandisce la tavola per i defunti alla vigilia di Ognissanti, fino alla Sardegna con la festa di Sant’Andrea, durante la quale i bambini bussano alle porte per ricevere dolci e regali.
Dolcetto o scherzetto?: “Trick or treat” significava originariamente “sacrificio o maledizione”. Si tratta infatti di un’antica tradizione legata alla cultura anglosassone e risalente al Medioevo, quando in concomitanza con Ognissanti i mendicanti vagavano in giro per i villaggi e i paesi. Qui ricevevano in dono cibo o vestiti, offrendo in cambio preghiere per i defunti delle famiglie.
Pipistrelli e gatti neri: Questi due animali originariamente non erano associati al mondo dell’occulto e del macabro. A partire dal Medioevo, il cristianesimo li collegherà alla magia nera e alla stregoneria, pratiche duramente condannate dalla Chiesa. Nel XIX secolo il nuovo gusto neo-gotico ispirato al folklore medioevale trasformerà definitivamente questi sfortunati animali negli inquietanti simboli di Halloween che tutti noi conosciamo.