Un’intervista attiva (Biosphera 2.0)
Dalla stradina che porta verso corso Ferrucci, intravedo il luogo dell’intervista a Karen Rizza, dottoranda in architettura al Politecnico di Torino proprio del progetto biosphera 2.0. Finalmente sto per soddisfare la mia curiosità, entrerò nel prototipo che staziona sulla strada maestra dell’area di architettura da mesi. Giungendo sul posto, una troupe televisiva sta effettuando alcune riprese e nel mio piccolo sono felice di sapere che una intervista sono riuscito ad ottenerla pure io, semplice ragazzo munito di cellulare con registratore appena scaricato dallo store. Con un sorriso, Karen mi apre la porta e i ventuno gradi dell’abitacolo mi accolgono a braccia aperte. Ci mettiamo comodi e iniziamo una bella chiacchierata.
Nel mio ultimo articolo ho introdotto il vostro progetto a grandi linee, ma colgo l’occasione per farlo raccontare da chi lo ha accudito e coltivato. Che cos’è biosphera 2.0?
Biosphera 2.0 è il prototipo sperimentale di una casa passiva costruita sfruttando le ultime tecnologie di produzione e realizzazione del legno per l’edilizia. Con casa passiva intendo un edificio completamente ermetico, che ha come scopo la conservazione dell’energia e la volontà di sfruttarla al massimo per le necessità di un nucleo abitativo. Al centro del progetto c’è l’idea di sfruttare il calore umano come fonte di riscaldamento (due persone sono sufficienti per riscaldare a 21 C° i 25 mq del prototipo) e conservarlo il più possibile anche se all’esterno le temperature risultano sotto lo zero. Tutto ciò, senza dimenticare il confort di vita di chi ci abita, sia fisico che psicologico. Perciò anche le fonti di luce, le dimensioni e la strutturazione della pianta sono pensati sia per un prototipo itinerante, sia al benessere di chi ci abiterà.
Perciò mi pare di aver capito che questo progetto abitativo è principalmente pensato per climi invernali…
Esattamente. Questo prototipo è stato testato in diversi luoghi nel corso dell’anno, tra cui Courmayeur, che è un esempio significativo. Con temperature esterne di -18 C° e senza alcun tipo di riscaldamento acceso, l’abitacolo presentava gli attuali 21 C°. Addirittura quando eravamo un gruppetto più numeroso al suo interno dovevamo tenere la porta aperta perché faceva troppo caldo.
Questa tecnologia di costruzione sarebbe già applicabile a qualsiasi progetto di edificio?
Certamente, tutti questi materiali innovativi sono già in commercio; questa è la prova della loro efficacia, basterebbero delle agevolazioni sull’iniziativa di costruzione di questo tipo. Il costo medio di un mq è attorno a 1600 euro. Bisogna considerare che essendo a tenuta stagna, la circolazione dell’aria è forzata e preriscaldata prima di essere immessa nell’abitacolo. Inoltre i pannelli fotovoltaici, fornendo l’energia elettrica necessaria di 2,5 kW, e la batteria da 10 kW/h dovrebbero garantire l’autosufficienza per 10 giorni senza sole. Stiamo ancora studiando i dati per verificarlo. Il costo iniziale verrebbe, quindi, abbattuto soprattutto dall’abbassamento del costo delle bollette. La tecnologia ha fatto passi da gigante.
Parlami di te Karen, come sei entrata a contatto con questo mondo ecosostenibile?
Studiando architettura al politecnico di Torino. Uno dei miei professori mi consigliò, di fronte alla mia curiosità sulle case passive, di iscrivermi ad un gruppo studentesco, Woodlab, con l’obiettivo di implementare le tecnologie legate all’uso del legno nell’edilizia. Partecipando ad un workshop nel settembre del 2015, comprendente 100 studenti da tutte le università italiane, abbiamo avuto l’opportunità di proporre in due giorni un progetto di casa passiva. Delle 15 proposte elaborate, la nostra ha avuto maggior interesse, dandoci l’opportunità di poterla mettere in pratica realizzando il prototipo che qui esponiamo. Per cui diciamo che è la curiosità che mi ha portato fin qui.
Tutto il lavoro che avete svolto è stato una sinergia di menti derivanti da diversi campi di studio, ma non credo sia stato sufficiente. Chi vi ha aiutato nella realizzazione?
Senza il coworking tra comuni, sponsor e università tutto non sarebbe stato possibile. Il principale promotore del progetto, Aktivhaus, assieme a diversi altri numerosi sponsor ed enti di certificazione, hanno aiutato e finanziato la realizzazione, fornendoci anche i materiali per la costruzione e le competenze tecniche. Tutto il prototipo è stato costruito in 41 giorni a secco e con materiali completamente riciclabili.
Non posso che augurati un in bocca al lupo per la laurea e per il futuro di questo progetto, speriamo che da prototipo diventi l’idea base di realizzazione delle case future.
Grazie mille a voi e speriamo di che sia così, per il momento finiremo di raccogliere i dati e poi si vedrà.
Questo è un esempio di ” Si può fare”, una bellissima testimonianza del mettersi in gioco, perché non dimenticate che le idee non si realizzano da sole e c’è chi ti può aiutare a farle crescere anche nel piccolo della nostra Cuneo. Un esempio? Pingcn, che da poco ha aperto in piazza Foro Boario uno spazio di coworking dove potrete sviluppare al meglio le vostre idee.
Una buona giornata a tutti voi e un arrivederci al prossimo articolo!