Noi e gli altri

Molte volte non ci accorgiamo neanche delle persone che ci sono vicine, siamo abituati a stare con loro e semplicemente ci sembra tutto normale. Viviamo delle esperienze fantastiche senza chiederci se chi ci sta accanto sia felice o stia bene mentalmente. Abbiamo tremendamente bisogno degli altri per non sentirci soli e abbandonati, ma quando stiamo insieme a qualcuno dovremmo essere più curiosi, fare domande e mai smettere di essere presenti in quel momento.
Purtroppo il mondo dei social molte volte rovina gli incontri. Siamo talmente tentati dal postare o dal messaggiare con qualcuno che non ci accorgiamo che proprio chi è accanto a noi ha bisogno di attenzioni. Durante l’isolamento Internet ha giocato un ruolo importante nelle nostre vite: ci ha permesso di rimanere in contatto con i nostri cari e di far parte di una comunità virtuale. Non metto in dubbio che i social ci possano aiutare a stringere nuove amicizie o a instaurare rapporti sinceri, ma credo che quando siamo insieme a qualcuno dobbiamo concentrare le nostre energie per essere presenti anche con la testa e non solo fisicamente. Se scegliamo di passare un po’ di tempo con quella persona è perché lo vogliamo veramente e non perché ci fa comodo o perché non avevamo niente di meglio da fare. I rapporti umani sono tanto belli perché sono autentici, ci regalano infinite emozioni e ci fanno sentire vivi. Tanto che la fine di alcune relazioni ci portano alla sofferenza e al dolore. Non voglio essere troppo melodrammatica o pesante, voglio solo farvi capire che alcune volte dobbiamo mettere da parte l’egocentrismo e curarci degli altri. Oltre a quel «tutto bene?» continuate con le domande se necessario, fate di tutto per esserci.
Un’ultima cosa: ascoltate. Ascoltare può essere utilissimo sia per voi stessi che per l’altro. Avere la fortuna di essere ascoltati è importante per stare bene ed ascoltare gli altri può essere un modo di imparare.
Da profonda sognatrice quale sono, voglio concludere con una frase della Disney: «potete immaginare, creare e costruire il luogo più meraviglioso della terra, ma occorreranno sempre le persone perché il sogno diventi realtà».
Quindi prendetevi cura degli altri e siate presenti nel momento del bisogno. Voi siete preziosi e fragili quanto tutti gli esseri umani accanto a voi.

Alice Taricco

 

Moda Green

In questo ultimo periodo la natura si è ripresa il suo spazio, è tornata ad essere rigogliosa e ad offrire paesaggi mozzafiato. Ognuno di noi, nel piccolo, può impegnarsi a fare la sua parte per rispettare l’ambiente. Oggi c’è molta più consapevolezza dell’ambiente e c’è anche tanta gente che ha grande sensibilità per la natura. Tutti insieme possiamo davvero fare la differenza. Quindi vorrei proporre dei metodi chic per restare alla moda ma allo stesso tempo per fare un gesto prezioso.

I capi di abbigliamento realizzati in modo etico hanno dei costi più elevati rispetto ai prodotti fast fashion che puntano ad un ribasso dei prezzi. È molto importante comprare i vestiti in modo consapevole e sapendo che i capi a prezzo stracciato sono frutto di abusi umani e ambientali.

Ad oggi, molti brand hanno deciso di investire nella moda etica. Da firme dell’alta moda come Armani o Gucci a brand del fast fashion. Per esempio, H&M ha creato una linea di prodotti Conscious realizzati con materiali sostenibili. Anche Zara ha lanciato la collezione Join Life che si impegna per proteggere l’ambiente.

Un altro modo divertente e responsabile per comprare capi d’abbigliamento è quello di frequentare i negozi vintage, anche online. Riciclare e ridare vita ai vestiti è una buona azione verso l’ambiente.

Un ultimo consiglio è quello di seguire le novità di persone esperte di moda ecosostenibile che potranno darvi una visione più chiara in questo campo. Ad esempio, il sito  ilvestitoverde.com  offre una panoramica di tutti i negozi green, vintage e Made in Italy sparsi per tutta Italia.

Dunque, ci sono diverse opzioni per fare shopping in modo sostenibile ma sempre restando glam.

Mi auguro che questa piccola riflessione sulla moda green possa essere utile per sensibilizzare più persone possibili, cambiando così alcune vecchie abitudini.

Alice Taricco

Continuiamo a sognare

I sogni sono storie che creiamo nel sonno che ci fanno evadere dalla realtà o ci ancorano ad essa. I sogni sono quelli in cui crediamo da bambini ma anche da adulti, perché, è difficile ammetterlo, ma tutti hanno almeno un sogno nel cassetto. I sogni brutti, gli incubi, ci fanno tremare, ci destabilizzano portandoci a non chiudere occhio per tutta la notte. Sognare significa fantasticare con la mente. Sognare vuol dire tenere accesa una fiamma dentro di noi che alimenta le giornate, che ci fa essere determinati nell’ottenere ciò che vogliamo. William Shakespeare diceva «Ogni volta che lo riterrai opportuno accendi un sogno e lascialo bruciare in te». C’è sempre tempo per avere un sogno, lasciarlo bruciare in noi per provare a renderlo realtà.

Nel sonno, invece, ci lasciamo trasportare, anche se poi il giorno dopo non ci ricordiamo più niente. Sogniamo persone conosciute o perfetti sconosciuti, posti noti o luoghi mai visti prima. Alle volte ci limitiamo a sognare la giornata appena trascorsa.  Sognando possono venirci delle idee grandiose, possiamo risolvere dei problemi come successe a Elias Howe che dai sogni trasse l’ispirazione per inventare la macchina per cucire o lo scienziato August Kekulé che in sogno scoprì la struttura chimica del benzene.

Molti filosofi si sono interrogati sul perché sogniamo; ad oggi non si è ancora trovata una risposta definitiva ma ci sono diverse teorie interessanti. Quella che mi ha colpito di più è la teoria secondo cui noi sogniamo per guarire. Alcuni ricercatori sostengono che uno degli scopi del sogno sia quello di mitigare esperienze dolorose per permettere la guarigione psicologica. Rivivere eventi traumatici nei tuoi sogni con meno stress mentale, poiché i neurotrasmettitori del cervello sono molto meno attivi durante la fase REM del sonno, potrebbe darti una prospettiva più chiara e aumentare la tua capacità di processarli in modo psicologicamente sano.

Insomma, i sogni che facciamo durante il sonno sono importanti tanto quanto quelli che teniamo in fondo al cuore.

Non bisogna mai vergognarsi di sognare. In un mondo in cui gli oggetti materiali hanno la priorità, non dimentichiamoci la parte più bambina di noi che crede nella bellezza dei sogni.

Proprio per dimostrare l’importanza dei sogni è stata istituita la Giornata Mondiale dei sogni, che si festeggia il 25 settembre.

Non lasciamoci assorbire dalla frenesia della vita, prendiamoci il giusto tempo per sognare.

Alice Taricco

Fatto in casa

In questi giorni stando a casa ho avuto modo di dedicarmi a molte cose che avevo lasciato indietro. Una di queste è la cucina. Fin da piccola amavo cucinare e vedere la mia famiglia mangiare tutto con un sorriso. Tuttavia è un’attività che porta via molto tempo e quindi prima di questo periodo avevo lasciato perdere a causa di vari impegni.

Al giorno d’oggi siamo molto influenzati dai social media, che tra le tendenze propongono carrellate di ricette e piatti diversi da preparare. Nel vedere fino alla nausea cibo su cibo ho deciso di rimettermi ai fornelli.

Da buona italiana ho preparato alcuni piatti tipici, in particolare due delizie che sono diventate gli stereotipi dell’italiano per uno straniero: la pasta e la pizza.

Così è nata la curiosità di sapere come e quando sono nati questi due cibi attraverso un piccolo viaggio culinario.

 

La parola pasta viene dal latino păstam, cioè mettere insieme acqua e farina dandogli una forma. La storia della pasta inizia in tempi molto antichi quando l’uomo da nomade diventa agricoltore. I Greci e gli Etruschi erano già abituati a produrre e a consumare i primi tipi di pasta. Invece i Romani preparavano e mangiavano la lagana, l’antenata della moderna lasagna, composta da sfoglie di pasta imbottite di carne, cotte nel forno. Furono gli Arabi del deserto ad essiccare per primi la pasta per destinarla ad una lunga conservazione, poiché nelle loro peregrinazioni non avevano tempo per confezionare ogni giorno pasta fresca. Con il tempo la pasta secca diventa prerogativa produttiva delle regioni del Sud Italia e della Liguria dove il clima secco e ventilato permettevano l’essiccazione all’aria aperta.

La pasta esiste dunque da secoli ma fiorisce in particolar modo nel Rinascimento e solo nel XVII sec. diventa un cibo di massa.

Anche la pizza ha una storia millenaria che l’ha resa uno dei simboli più importanti del nostro paese in tutto il mondo. Solo con la scoperta dell’America arriva in Europa il pomodoro quindi prima del 1492 erano diffusi il pane e la focaccia. Con l’arrivo di questo nuovo ingrediente si iniziò davvero a parlare di pizza, anche se la mozzarella arriva solo nel 1800. La prima ricetta della pizza come la conosciamo oggi risale al 1858 quando a Napoli si prepara “la vera pizza napoletana”. Dopo che i pizzaioli napoletani avevano diffuso la pizza, si arriva alla sua approvazione nel 1889, in occasione della visita del re Umberto I e della regina Margherita. Momento prezioso nella storia della pizza poiché in quell’occasione la pizza pomodoro e mozzarella diventa la cosiddetta “pizza margherita”.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale si ha una seconda ondata di diffusione di questa prelibatezza e a partire dagli anni ‘60 le pizzerie arrivano in tutto il mondo.

Questo cibo ormai irrinunciabile diventa così patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

 

Le due storie si assomigliano per certi versi perché entrambi sono cibi nati dal popolo, dalla gente e non da un singolo inventore. Grazie anche alla versatilità con cui questi piatti possono essere preparati hanno avuto un successo enorme.

Quindi cosa state aspettando… Correte anche voi a cucinare una bella pizza con ingredienti freschi e profumati che miglioreranno la vostra serata!

 

testo a cura di Alice Taricco

Donne in azione

A una settimana dalla festa della donna, celebrata in tutto il mondo l’8 Marzo, vorrei ricordare alcune donne che hanno fatto la differenza nella lotta per i diritti femminili e altre che sono state delle pioniere in molti campi.

Partendo dal fatto che il femminismo è un movimento che difende l’uguaglianza dei diritti delle donne rispetto agli uomini, si può affermare che la lotta delle donne per la conquista di tali diritti è ancora lunga e incompleta. I progressi raggiunti fino ad oggi sono notevoli ma non si può nascondere che ancora nel XXI secolo i diritti delle donne sono violati ogni giorno in tutto il mondo. Attualmente 46 milioni di persone sono coinvolte nelle reti di schiavitù in tutto il pianeta e di queste sette su dieci sono donne. Una ragazza su tre è costretta a sposarsi contro la propria volontà prima dei 18 anni. Due terzi degli esseri umani che non sanno né leggere né scrivere sono donne. Sono più di sei milioni le donne vittime di violenza.

Questi dati spaventosi, però, non riescono ancora a toccare tutti, i casi rimangono costanti o aumentano. Ma le donne non sono mai state ferme, lo testimonia il movimento delle suffragette, che è stato uno dei più grandi segni di ribellione per rivendicare i diritti femminili. Tra queste donne c’era anche Emmeline Pankhurst, attivista britannica che guidò il movimento delle suffragette nel Regno Unito e fu la fondatrice del Woman’s Social and Political Union: grazie a lei le donne sono riuscite ad ottenere diritti che prima erano loro negati.

Negli Stati Uniti, a mettere in pratica tale impegno è stata Alice Stokes Paul, leader del movimento americano delle suffragette. In Italia, Anna Maria Mozzoni, giornalista che sosteneva un forte impegno femminile: è stata la pioniera del movimento di emancipazione delle donne.

Ma la lista delle donne femministe che hanno fatto la storia è ancora lunga: Simone De Beauvior è considerata la madre del femminismo, perché con la sua scrittura ha analizzato la condizione sociale e morale delle donne, ricevendo molti riconoscimenti a livello internazionale. Eleanor Rathbone fu riformatrice sociale femminista e militante per i diritti delle donne, scrisse soprattutto per la disparità salariale tra uomini e donne ma si è anche battuta per un’equa distribuzione del potere economico all’interno delle famiglie. In Italia, Tina Lagostena Bassi fu un agguerrita avvocatessa per i diritti delle donne: fu la prima a filmare e mandare in onda sulla televisione un processo per stupro e fu una delle socie fondatrici del Telefono Rosa. Un’altra italiana che nel Novecento si è battuta contro la violenza sulle donne è Franca Viola, la prima a dire no alle nozze riparatorie in seguito ad una violenza subita dal suo ex fidanzato.

Ancora oggi ci sono tante donne che combattono per il genere femminile con spirito e audacia. Ad esempio Michelle Obama, oltre che a essere ricordata come la prima first lady afroamericana, ha lanciato il progetto Let Girls Learn a favore dell’istruzione femminile. Anche tante attrici sono attive in questo tipo di cause: Patricia Arquette alla cerimonia degli oscar nel 2015 ha dedicato parte del discorso per la sua vittoria all’importanza della lotta per la parità di retribuzione negli Stati Uniti. Anche Emma Watson, nel suo discorso all’ONU, ha parlato del femminismo, specificando che si tratta di una causa che riguarda le donne ma anche gli uomini.

Oltre a queste grandi personalità, sono molte donne che hanno fatto la differenza, ottenendo primati in diversi campi. In campo scientifico è nota a tutti Marie Curie, la prima donna scienziata della storia e la prima persona al mondo a vincere due premi Nobel; fondamentale è anche la figura di Rosalind Franklin, che grazie alle sue foto a raggi x del DNA ha dato un fondamentale contributo nel rivelarne la struttura. In Italia è rimasta nella storia Rita Levi Montalcini, che ha vinto un premio Nobel in medicina per aver scoperto l’NGF(fattore di crescita nervoso).

Sempre in campo medico Florence Nightingale è la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, è ricordata come la “donna della lanterna”, poiché assisteva e dava speranza ai malati anche nel buio della notte. In ambito matematico, Ada Lovelace fu la prima programmatrice di computer al mondo, Katherine Johnson fu la brillante matematica afroamericana che ha tracciato le traiettorie dei primi voli nello spazio, spalleggiata da un team di donne. Anche Emmy Noether fu un’importante matematica, odiata da Hitler perché tedesca ebrea ma ammirata da Albert Einstain.

Per quanto riguarda la moda ricordiamo la stilista francese Coco Chanel, celebrata per aver rivoluzionato il concetto di femminilità con sobrietà, raffinatezza e libertà. In materia di attivismo Elizabeth Fray ha lottato per quelli che ora sono i principi base della prigione e per i senzatetto. Eva Peron, oltre a essere ricordata come attrice, è conosciuta per il suo impegno a favore dei lavoratori e dei poveri. Infine Lady Diana fu soprannominata “Principessa del popolo” per la sua spontaneità, le sue missioni umanitarie a favore dei bisognosi, la lotta all’Aids e alle mine antiuomo.

Le donne che ho citato non sono che una piccolissima parte di un infinito elenco di altre donne altrettanto volenterose e importanti. Per non dimenticare anche tutte quelle donne comuni che combattono ogni giorno la loro battaglia per farsi valere. Sono estremamente orgogliosa di essere donna e di poter contare sulle mie simili, grazie ad uno spirito di collaborazione e dolcezza che ci ha sempre contraddistinto. Con questa piccola esperienza attraverso l’esempio di grandi donne vorrei trasmettere il coraggio di poter continuare a cambiare il mondo e lasciare un segno nella storia.

Alice Taricco

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