A. COLONNELLO, Alda merini, la poetessa dei Navigli, Meravigli Edizioni, Firenze 2015, pp. 140, 15 €.
In 21 brevi capitoli, Aldo Colonnello racconta le vicende intercorse negli anni della sua amicizia con la poetessa Alda Merini, conosciuta nel novembre del 2006 e venuta a mancare tre anni dopo. Tra numerosi incontri culturali, la candidatura al premio Nobel, le frequenti telefonate giornaliere e le apparizioni televisive, ciò che davvero prende forma tra le pagine è una parte di una vicenda esistenziale che tocca le corde più profonde dell’umano e del rapporto dell’uomo con il Divino e la Poesia.
In manicomio ho conosciuto l’Amore (-dolore)
Colonnello, nell’impresa di raccontare della Merini, si rivela uno scrittore abile e onesto. Nessuna complicazione: i temi che davvero contano risuonano nella mente e nel cuore del lettore in cammino tra pagine che – più di ogni altra cosa – esalano DOLORE umano.
Se «la Poetessa, nella sua difficile e meravigliosa esistenza, ha avuto una lunga frequentazione con il dolore» (p.103), è al dolore altrui che soprattutto ha scelto di guardare. In che modo? Facendosene carico sempre, in nome di una fratellanza che ci fa artefici del destino degli altri, promotori del loro bene o colpevoli del loro male.
«Colpevoli tutti del disagio e della sofferenza altrui […]. Colpevoli, tout court, senza ripensamenti.
Gli altri siamo noi, ogni simile in ambasce deve riguardarci, deve essere nel nostro destino.
Questo Alda lo sapeva perfettamente, lo aveva imparato in Manicomio.» (p. 42)
La Fede – «Il poeta bada a se stesso in rapporto agli altri»
Gli ultimi anni dell’esistenza di Alda Merini furono vissuti all’insegna di un intenso misticismo: ad essere amata è soprattutto Maria (nel 2002 viene pubblicato Magnificat, un incontro con Maria), al cui destino di madre dolente sente di partecipare anche la Poetessa, che tanto ha amato le sue figlie pur nella follia e nella reclusione. Aldo Colonnello dona al lettore un ritratto toccante degli ultimi anni di una vita (che è poesia, e viceversa) percorsa da una bruciante spiritualità, filtrata dall’esperienza di una Passione lancinante e personale.
«Si cantava anche sotto le torture, anche quando si soffriva atrocemente, per sopravvivere. Quel filo di voce lo regalavamo non tanto alla vita, ma a Dio, che era presente quando noi soffrivamo nei manicomi, nelle galere, sotto il giudizio dell’uomo: non certo il giudizio di Dio.»
(tratto da un’intervista ad Alda Merini, reperibile al link https://www.youtube.com/watch?v=wYgDSr3gWUc)
Rasoi di seta
La vicenda raccontata da Colonnello è principalmente una storia di amicizia, quella tra lui e la Merini, ma anche quella tra la poetessa e tanti artisti, politici e intellettuali del panorama culturale di quel periodo. Proprio negli anni che Colonnello ci narra, la Merini collaborò con il cantante Giovanni Nuti, che mise in musica i componimenti della Poetessa e diede vita ad un album intitolo Rasoi di seta (ascoltate Il bacio qui https://www.youtube.com/watch?v=iBmHo3OppYs), frutto, come questo libro, dell’elevazione ad Amico che la Poetessa concesse a chi, negli ultimi difficili anni, seppe ascoltarla e darle voce.
«Tu mi domandi quanti amanti ho avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d’Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un’immersione nell’anima
e vedo l’universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ho versato per te.»
(tratto dal brano Il bacio, in Rasoi di seta)
Aldo Colonnello collabora da molti anni con una galleria d’arte milanese, organizza mostre e cura direzioni artistiche sia nell’ambito del teatro che in quello della musica. Responsabile del Dipartimento arte e cultura di un’associazione culturale cittadina, organizza convegni di alto profilo.