Vi è mai capitato di sentire uscite del calibro “gruppo x si è venduto!” oppure “eh, non sono più quelli di una volta!”? Se percepite un leggero senso di autodisprezzo per averle pronunciate o ne siete stati vittime anche voi non preoccupatevi: è del tutto normale.
Meno normale è la pretesa che un progetto possa rigare dritto a tempo indeterminato, in un viaggio privo di qualsiasi tipo di attrito economico e sociale. Un progetto per sua natura è ordinato – o almeno, tenderebbe all’ordine -, ma i fenomeni economici e sociali procedono invece nella direzione opposta, ammesso che ne abbiano una. Sostanzialmente a livello culturale la musica si rinnova in maniera significativa ogni dieci anni circa. Ogni decade del Novecento ha una sua corrente portante. Per fare alcuni esempi possiamo vedere il dominio del rock negli anni ’70, del metal negli anni ’80, del grunge negli anni ’90, ecc… Ognuna di esse è stata la manifestazione di determinati comportamenti sociali e modi di vivere lo spettacolo. Questi fenomeni, in quanto di natura umana, hanno avuto una durata molto limitata portando la musica degli ultimi settant’anni ad un’evoluzione sfrenata, quasi innaturale. La società del ventesimo secolo è stata un catalizzatore potentissimo per l’ingegno artistico-musicale portando alla nascita di uno scenario senza precedenti. L’aumento di complessità e la saturazione del sistema lo ha reso sempre più fragile fino ad arrivare alla forte crisi creativa che contraddistingue i nostri giorni. Molti gruppi e cantanti non percependo prontamente il cambiamento si sono trovati di fronte sostanzialmente a due scelte: la prima, quella di non cambiare per nulla (talvolta azzeccata, talvolta no). La seconda, un restyling forzato (Loredana Bertè ne sa qualcosa). Un caso ancora diverso, ma non isolato, è quello dei Metallica, band che provando a innovarsi non ha fatto altro che scrivere le pagine più brutte della propria carriera. In ogni caso la prova del nove viene sempre dal pubblico. La sua reazione è un indicatore fondamentale per capire se una determinata scelta artistica avrà effetti positivi anche sul lungo termine. Tuttavia, con un po’ di amarezza si deve constatare la staticità del fan medio e la sua generale tendenza a lamentarsi anche dei piccoli cambiamenti.
Veniamo ora all’aspetto più incoerente di un progetto musicale, la base di scelte apparentemente prive di senso e poco ortodosse: i soldi.
Un fenomeno sociale è effimero e muore per far spazio ad un altro. Dal punto di vista economico la spinta proveniente da un fenomeno si esaurisce ciclicamente portando a un periodo di restrizione economica. A questo punto la band o il cantante deve decidere quale strada intraprendere. Supponendo che precedentemente si sia proseguita una strada già collaudata e questa non abbia funzionato come in passato, sia artisticamente che economicamente, si tenta un restyling. Il successo è clamoroso dal punto di vista delle vendite, ma una fetta dei fan è completamente disorientata (un po’ come quando tua madre mette in ordine la tua camera). Ora applicatelo alle band che amate e che ultimamente vi stanno facendo prudere le mani.
Non è difficile comprendere che con l’avanzare dell’età si vogliano anche migliorare i propri bilanci in visione del raggiungimento di una nuova fase di sviluppo. Arricchirsi non è mai cosa malvagia dato che consente di applicare strategie di autofinanziamento e migliorare in genere la qualità del servizio. Poi insomma, chi accetta le regole del music business deve anche accollarsi l’aspetto cinico di questo mondo ed eventualmente imparare a sfruttarlo a proprio vantaggio.
Per concludere, che vi piaccia o no, l’incoerenza e il cambiamento sono aspetti inevitabili e di vitale importanza nella vita di un progetto musicale. Alcuni progetti possono sembrare stagnanti e vivere di rendita, ma sempre ringraziando buone strategie commerciali e intuito artistico applicati con prontezza e coraggio. Addirittura alcuni imprenditori dell’industria musicale hanno costruito il proprio brand sull’incoerenza e la volatilità attraverso i talent show (come X Factor ad esempio).
Tuttavia, questa è un’altra pillola difficile da ingerire e forse è meglio affrontarla la prossima volta.