Se confrontato con gli altri paesi, l’Italia si conferma essere un paese di grandi risparmiatori. Quando c’è grande incertezza, come quella conseguente ad una situazione sanitaria molto pesante come quella dettata dalla pandemia del Covid, o un’altra molto più imprevedibile determinata dai delicati equilibri politici legati alla tensione Russia-Ucraina, gli italiani preferiscono detenere la propria ricchezza in depositi bancari o direttamente sui conti correnti. Ciò è dovuto naturalmente alla sfiducia verso il futuro e alla possibilità che si presenti in questo periodo qualche imprevisto. Ma siamo sicuri che sia una notizia positiva?
Nonostante l’Italia sia uno dei pochi paesi in cui le retribuzioni medie sono calate, il patrimonio totale del suo popolo è superiore ai 100000 miliardi di euro, una cifra molto considerevole, di cui una parte consistente è detenuta ferma in giacenza su depositi bancari e conti correnti. Prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, durante la pandemia, la tendenza a risparmiare si è confermata con un aumento di circa 150 miliardi di euro in giacenza sui conti correnti. Dati alla mano, sembra essere una situazione rosea e tranquillizzante, se non fosse che l’inflazione, in questo periodo, risulta essere fuori controllo. L’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi, infatti, sta portando sempre più ad una consistente erosione del potere d’acquisto. Questo che cosa significa? Che i risparmi, con il passare del tempo, potrebbero portare ad un impoverimento generale del patrimonio liquido giacente sui conti correnti. Infatti, se l’inflazione rimanesse su questi livelli per almeno una decina d’anni, si calcola una perdita potenziale sul patrimonio nazionale di circa 1000 miliardi. Questa situazione ci porta ad interrogarci sui numerosi quesiti che in maniera automatica si sviluppano. Come mai si detiene una quantità così spropositata sui conti correnti o nei depositi bancari? Non c’è davvero nessun altro posto dove metterla? L’Italia potrebbe utilizzarla per compensare l’esorbitante debito pubblico?
Partendo dall’ultimo quesito, qualche politico di turno ha proposto un prelievo forzoso, mascherato da tassa patrimoniale, da parte dello Stato sui conti correnti, con l’obiettivo di pareggiare le misure utilizzate per far fronte all’emergenza economica attuale oppure volto a restituire i vari prestiti chiesti ed ottenuti dall’Europa. Considerando invece gli altri due quesiti, viene spontaneo pensare che questo possa diventare un problema economico senza via d’uscita. La verità è che molte persone continuano a detenere la liquidità sul proprio conto corrente e non investono per paura del rischio connesso agli investimenti e per la sfiducia verso gli stessi intermediari finanziari. Negli anni si è tentato di migliorare la cultura finanziaria degli italiani per avvicinarli al mondo degli investimenti ma l’educazione finanziaria è ancora insufficiente per poter dire di aver risolto il problema. Considerando la liquidità ferma, se venisse investita, porterebbe beneficio non solo all’investitore tramite l’interesse maturato ma anche alla comunità, dal momento che sarebbe fonte di benessere per la collettività stessa.
Dal canto loro, gli operatori del settore finanziario, quali banche e assicurazioni, hanno sviluppato numerosi progetti in tal senso, che però non hanno raccolto i risultati attesi. Con l’avvento dei social, però, sono emersi numerosi influencer dell’ambito economico che stanno tentando di colmare questo gap. Sarebbe auspicabile, però, un intervento deciso dello Stato al fine di promuovere l’educazione finanziaria come un primo passo verso l’uscita da questa impasse.