Alcune settimane fa Internazionale ha pubblicato un grazioso e interessante articolo sull’autenticità della personalità, rilevando che in questi mesi è molto difficile trovare un modo di essere in cui ci si senta a proprio agio, perché si è costantemente attirati ora da una posizione ora dall’altra. Presumibilmente ciascuno, nell’ultimo periodo, sta tentando faticosamente di capire quello che ci sta accadendo, e così prova a costruire una propria opinione, una giustificazione dell’esistente, un qualsiasi espediente per dare un senso a tutto questo. Eppure è davvero molto raro che si riesca in questo tentativo, ed è per un motivo molto semplice: l’incostanza della natura umana.
L’ha insegnato Montaigne con i suoi Essais, dove scrive: «siamo dappertutto vento. E per di più il vento, più saggiamente di noi, si compiace di mormorare, di agitarsi, e si contenta delle funzioni sue proprie, senza desiderare la stabilità, la solidità, qualità non sue». L’essere umano è vento: mutevole, inafferrabile, fluido. Tentiamo di inserire la nostra personalità in certe categorie, ricerchiamo la coerenza, la solidità e, soprattutto, la continuità dei pensieri e dei sentimenti. Questo è certamente possibile e in qualche modo anche doveroso, ma ci si fa solo del male a colpevolizzarsi per aver mutato un pensiero o per essere indecisi su questioni grandi e troppo recenti, come quella su cui riflettiamo da mesi. Si cambia idea magari dopo aver letto un articolo o dopo aver conosciuto una scoperta scientifica oppure semplicemente ci si rende conto che fino a un dato momento si agiva in modo inautentico, servendosi di pensieri di cui non si era poi tanto convinti.
Le persone si trasportano a vicenda ora verso una costa ora verso l’altra, si mescolano, oscillano da una posizione all’altra: ci si influenza reciprocamente, e questo è inevitabile. Nel mutamento costante è bene trovare una propria dimensione di verità e di autenticità, consapevoli, però, che magari l’autenticità di oggi sarà inautenticità domani.