San Francesco diceva che «chi lavora con le mani è un operaio. Chi lavora con le mani e la testa è un artigiano. Chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista». Stimola la convinzione che fare arte presupponga un ricorso alla testa, cioè a un rigoroso metodo razionale, perché il pensiero più comune, influenzato probabilmente dal Romanticismo, è che l’artista sia un talentuoso illuminato dall’alto; così lo scrittore diventa il genio che appunta cose su un taccuino usurato, il musicista il poveraccio che riversa il proprio dolore esistenziale nella musica, il filosofo colui che non ha nulla di meglio da fare che stare sul divano a pensare, ispirato da una qualche forza sovrannaturale. Sulla carta d’identità di uno scrittore, di un musicista o di un pittore, alla voce «professione» viene scritto «libero professionista», e non «scrittore», «musicista» o «pittore». D’altronde non può essere diverso, se l’artista è immaginato come l’eletto da Dio che non ha bisogno di faticare per produrre qualcosa. In che modo, però, quel «libero professionista» fa riferimento a un’identità precisa?
Il sentire comune considera l’attività artistica non come un lavoro, ma come un passatempo. E invece per imparare a scrivere occorrono pratica e fatica; per imparare a pensare occorre studiare e saper utilizzare la mente con disciplina e rigore. È evidente che l’esperienza e lo studio, per arrivare a comunicare bellezza, devono radicarsi in un talento, perché ogni mestiere e ogni scelta di vita presuppongono una predisposizione e un’attitudine naturale: come non tutti possono diventare muratori, così non tutti possono diventare artisti. Tuttavia dall’uovo non nasce nessun pulcino se l’uovo non viene covato: chi ha le potenzialità per divenire artista dovrebbe coltivare quella capacità innata per rendere possibile il passaggio dalla potenza all’atto.
Gioverebbe se questo tempo ritornasse a guardare all’arte e alla pratica del Pensiero con serietà, con partecipazione e interesse, con rispetto. Perché la bellezza può salvare il mondo, ma a due condizioni: che il mondo dell’arte venga costruito e custodito, e che si coltivi dedizione per gli artisti, i quali, come ha detto papa Francesco pochi mesi fa, «per mezzo della strada della bellezza ci indicano la strada da seguire».