FOTO: Riccardo Mancini con Francesco Guidolin allo stadio di Wembley prima della finale di Carabao Cup 2017/18
Il Coronavirus, oltre che essere un dramma collettivo ed umano, ha generato per noi appassionati sportivi anche (e più banalmente) una conseguenza ben precisa: la totale assenza delle partite di calcio!
Ecco perché poter ripartire ha scatenato la “fame” dei tifosi, incollati ormai quotidianamente alla tv per assistere alle tante partite in programma. Proprio per questa ragione, molti di noi avranno ormai più familiari le voci di alcuni telecronisti che non quelle dei nostri genitori, fratelli e amici. Sono uomini e donne “appollaiati” negli stadi vuoti ad accompagnarci con le loro parole, ad “immergerci” (come direbbe Fabio Caressa) nell’atmosfera di sfide giocate sino all’ultimo respiro.
Tra questi, c’è sicuramente Riccardo Mancini. Giovane sì, ma anche esperto telecronista di DAZN, che per gli appassionati rappresenta il canale ideale per poter seguire da vicino non solo il calcio italiano ma anche e soprattutto il calcio estero. Proprio Riccardo ci ha concesso qualche minuto tra i mille impegni che in questo periodo affliggono anche lui, per raccontarsi e raccontarci il calcio che conta visto un po’ più da vicino. Buona lettura!
Ciao! Partiamo dalle basi: chi è Riccardo Mancini?
È un ragazzo a cui piacciono le cose semplici, che sa adattarsi più o meno a tutte le situazioni che gli si presentano di fronte, che ama il calcio sin da quando era piccolo, che non può restare troppo tempo senza il mare perché è cresciuto lì, che si sente a proprio agio quando intorno ha il calore delle persone che ama e che lo amano.
Chi è, invece, Riccardo Mancini il giornalista?
È un ragazzo che ha fatto tanti sacrifici per provare ad arrivare ad alto livello. Che è andato via da casa a 23 anni, senza punti di riferimento, che ha tentato la fortuna in una città in espansione ma totalmente sconosciuta come Milano. Che cerca di svolgere il proprio lavoro in modo professionale, che a volte è un po’ troppo pignolo con se stesso ma che non si pone limiti nelle ambizioni.
Chi non è “del settore” spesso immagina il giornalista come un silenzioso osservatore, un po’ “intellettualotto”, sempre con il taccuino in mano. È “solo” questo? Che cosa significa oggi esserlo, tra sacrifici, trasferte e tutto ciò che comporta?
Assolutamente no! Il giornalista è un silenzioso osservatore ma anche un pensatore e uno che cerca di farsi spazio in questo mondo con le sue idee. Poi chiaramente ognuno è fatto a modo proprio e interpreta la professione a seconda del background e degli insegnamenti che ha avuto, ma un giornalista di base è una persona curiosa, che vuole sapere, che ha fame di conoscenza e di cultura. E poi è anche una persona che conosce il valore del termine sacrificio: non è così facile arrivare a svolgere questo mestiere con continuità, per farlo devi essere bravo ma anche molto caparbio e fortunato.
Raccontaci la tua giornata-tipo a ridosso di una partita da commentare.
Durante la settimana precedente, preparo schede di ogni singolo giocatore, oltre a quelle di attualità sulle squadre coinvolte. Capita di commentare 2/3 partite a settimana (in questo periodo anche di più!) e il tempo è relativamente poco, ma, per come sono abituato io, non bisogna mai lasciare nulla al caso o dare qualcosa per scontato. Una ripassata al nuovo regolamento, per esempio, ogni tanto ci sta. È giusto non farsi trovare mai impreparati.
Da giornalista sportivo sei anche stato testimone diretto del calcio post-lockdown. Che effetto ti ha fatto tornare a commentare? Com’è il calcio senza tifosi?
È un calcio diverso, sarei un bugiardo a dire il contrario. Il calcio è dei tifosi e della loro passione, sono loro che portano avanti questa giostra coi loro sacrifici e i loro investimenti. Chiaro che è sempre bello veder rotolare un pallone su un prato, ascoltare i dialoghi in campo, ma il calore della gente è qualcosa che non può e non deve mai mancare. Speriamo torni presto.
Chi, forse, aveva più di tutti voglia di tornare in campo era il Liverpool, alla ricerca di quel titolo mancato per moltissimi anni e che rischiava di sfumare per la pandemia. Tu, da grande appassionato ed esperto di calcio inglese, come hai vissuto trionfo della banda di Klopp?
Il Liverpool e i suoi tifosi meritavano questa gioia. È stato un campionato straordinario, una stagione, seppur interrotta, portata a casa in modo totalmente meritato, per la forza tecnica, fisica, emotiva che il gruppo di Klopp ha dimostrato di avere, oltre che naturalmente per la qualità dei singoli. A memoria ricordo poche squadre forti come questa nell’era della Premier League. Credo che grazie a Klopp e ai suoi ragazzi, ad Anfield, possano pensare di aver aperto un ciclo vincente che durerà per diversi anni.
Dal Liverpool al Benevento. Spesso a Dazn ti è capitato di commentare la Serie B, dove le Streghe hanno vissuto una stagione da schiacciasassi proprio come i Reds. Potranno fare bene in A? Inzaghi saprà finalmente consacrarsi nel calcio dei grandi come tecnico?
A entrambe le cose ti rispondo sì! Perché il presidente Vigorito, oltre che un padre per tutto l’ambiente Benevento, è anche uno che è pronto a investire per allestire una squadra che sia paragonabile al Verona di quest’anno. Che non faccia quindi solo da comparsa ma che sappia anche recitare un ruolo da protagonista. Chiaramente per il Benevento il prossimo anno l’importante sarà mantenere la categoria ed evitare figuracce come quella di qualche anno fa. E poi credo che Inzaghi sia garanzia di continuità. Ogni suo giocatore ne parla benissimo, il suo essere “martello” è la sua vera forza. Credo proprio che Benevento sia l’ambiente ideale per lui: passionale al punto giusto e rappresentato da un gruppo di ragazzi eccezionale. Vedo un Inzaghi in rampa perché questa stagione può davvero rappresentare per lui l’ascensore per i prossimi anni.
La Serie A 2019/20, invece, ti è piaciuta? Chi ti ha colpito?
Forse scontato dire Atalanta ma devo fare i complimenti, oltre che ai giocatori e a Gasperini, anche ai preparatori dei nerazzurri. È una squadra che gioca un calcio intenso da diversi anni, non da qualche mese. Sembra quasi una squadra inglese. A livello di singoli mi ha colpito molto Kulusevski. Commentai una delle sue prime partite in A, quella contro il Cagliari, in cui il Parma perse 1-3, era settembre. Lui, nonostante la sconfitta, brillò. Credo sia destinato ad arrivare lontano.
Atalanta, Napoli e Juventus: quante possibilità dai loro in Champions?
Il compito più difficile spetta al Napoli. Al Barcellona sono ancora arrabbiati per aver perso in quel modo la Liga e non faranno sconti. L’Atalanta deve fare attenzione a non sottovalutare il PSG. È vero che da mesi non gioca una partita ufficiale, ma è comunque una delle squadre più forti del pianeta. La Juve è quella che vedo un po’ più avanti a livello di pronostico ma la squadra di Sarri dovrà essere brava a riconquistare una condizione fisica migliore rispetto a quella attuale.
In ultimo, domanda banale ma mai troppo: in un’intervista in passato hai svelato che il tuo sogno “professionale” sarebbe quello di commentare una finale dei Mondiali. Confermi? Magari, Italia-Inghilterra?
Sarebbe un sogno! Ma anche commentare una partita decisiva per il titolo, stile City-QPR di qualche anno fa, non sarebbe male.