Plank Institute di Lipsia, Germania. 2010, dipartimento di Genetica, un gruppo di scienziati coordinati da Svante Pääbo sequenzia il l 60% del DNA genomico ricavato da fossili di Homo di Neanderthal, provenienti dalla Croazia, Russia e Germania.
Dati sorprendenti sono emersi dalle ricerche: comparando i risultati ottenuti con il DNA di cinque uomini provenienti da Europa, Africa Occidentale, Sudafrica, Papua Nuova Guinea e Cina, si è scoperto che alcuni geni degli uomini preistorici sono uguali a quelli ritrovati nel genoma degli individui viventi analizzati, in particolare in quelli di origine non africana. Da ciò la scombussolante deduzione che una piccola parte del genoma umano, come noi oggi lo conosciamo, avrebbe un’origine neandertaliana. Il che ci porterebbe a sospettare episodi di incrocio tra la popolazione di Homo Sapiens e di Neanderthal, probabilmente avvenute in un tempo successivo rispetto a quello dell’uscita dei primi uomini dall’Africa, ma precedenti alla diversificazione delle popolazioni umane nelle diverse parti del mondo.
La scoperta è considerata tanto sensazionale perché prima d’ora non si avevano prove concrete sull’avvenuta mescolanza, anzi, le analisi sul DNA mitocondriale ne escludevano ogni possibilità. Con le ultime scoperte, la scienza riscrive la storia, o meglio, la preistoria: se prima si pensava che i Neanderthal e i Sapiens non avessero nulla a che fare, ora invece lo scenario più plausibile sarebbe l’opposto.
Tuttavia emerge una contraddizione: nel DNA dell’uomo di Neanderthal non ci sarebbe traccia del nostro DNA, nonostante sia stato provato che nel nostro DNA ci siano tracce dell’uomo primitivo. Ciò può essere spiegato con il fatto che a seguito dell’ibridazione tra le due specie diverse, la quantità di ominidi di origine Sapiens è aumentata enormemente rispetto a quelli di Neanderthal, determinando la riduzione dei suoi geni presenti nella popolazione, andando incontro ad una progressiva riduzione ed estinzione di questa specie, così come degli effetti dell’ibridazione.
Sono sopravvissuti infatti solo quegli ibridi che portarono con sé delle mutazioni favorevoli all’ambiente. Per questo motivo la maggior parte degli ibridi sono andati incontro ad estinzione. E furono quelle stesse mutazioni poi, ad essere state portate avanti nel corso dell’evoluzione, tratti genici che possediamo ancora oggi, e che ci distinguono da qualsiasi altro primate. È interessante notare che la maggior parte dei geni che ci contraddistinguono sono quelli relativi alla pelle, alle funzioni cognitive, al metabolismo e alla formazione di specifiche strutture ossee.
Milioni di miliardi di anni di evoluzione per arrivare ad essere fatti così come siamo. Delicati connotati visivi, pelle liscia e glabra, mandibola e arcate sopracigliari meno prominenti, arti superiori più corti, che non toccano il suolo, la stazione eretta. È stupefacente la strada che Madre Natura, Dio, il signor Caso, o comunque voi vogliate chiamarlo, hanno compiuto su materia organica trovatasi, forse per caso, su un pianeta creatosi, forse per caso, in una galassia generatasi, forse, per caso. Che sia per casualità o per un disegno divino, nulla viene tolto alla genialità e alla perfezione di cui oggi, noi siamo portatori.
Il complesso meccanismo che ci permette il semplice gesto di alzare un dito, oppure, immaginare come possa originarsi il pensiero, la parola, la nostra capacità di astrazione. Questo misto di genialità, complessità e perfezione sono il frutto di un processo evolutivo che ci ha portato, nel corso di miliardi di milioni di anni, a camminare sugli arti inferiori, a prendere in mano una penna, a dare senso a una parola, a pronunciare quella parola. È lo stesso meccanismo che ci ha portati ad essere Homo sapiens sapiens. A perdere peli superflui, assumere connotati più delicati, ridurre la dimensione della mandibola, indossare i vestiti, saperci umani e uomini, quali oggi ci riconosciamo allo specchio.
Milioni di miliardi di sforzi, vittorie e sconfitte, sbagli e mutazioni, ci hanno portato fin qui, così come siamo, ma non basteranno altrettanti anni per capire pienamente il perché, il come. Non ci sarà abbastanza tempo e non avremo mai sufficienti mezzi per dare una risposta esauriente ad ogni domanda, che oggi abbiamo la capacità di porci, sulla nostra origine. Questo perché le meraviglie non si possono esaurire nelle risposte finite. Ma anzi, ogni domanda si apre in un universo di ulteriori interrogativi. Non riusciremo mai fino in fondo a capire come e perché siamo fatti così, ma questo non vuol dire che la curiosità si affievolirà, anzi, si rinvigorirà.
Perché per capire chi siamo oggi, è necessario saperci riconoscere anche in chi eravamo. Per capire cosa potremo fare in futuro, come ci potremo evolvere, è necessario capire come abbiamo fatto ad essere chi siamo. Per essere davvero consapevoli, dobbiamo conoscere le nostre radici. Per poter diventare chi vogliamo, dobbiamo partire dalle nostre origini. E non parlo solo in termini evoluzionistici.
Nella storia dell’uomo, come nella storia di ogni uomo.