Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Questi famosissimi versi della poesia Itaca di K. Kavafis esprimono lo spirito dello spettacolo teatrale Thanks for vaselina, con cui ormai da sette anni Carrozzeria Orfeo delizia il suo pubblico: la dolcezza con cui racconta un pezzo di storia di Fil, Charlie, Wanda, Lucia e Annalisa; la determinazione con cui ci mostra i difetti umani, ma anche la possibilità di riscattarsi e le potenzialità nascoste; la speranza con cui ci lascia alla fine.
Carrozzeria Orfeo, compagnia nata a Mantova nel 2007, tra febbraio e i primi di marzo è passata allo Stabile di Torino, con Thanks for vaselina (2013), ma anche con altre due produzioni più recenti: Animali da bar (2015) e Cous Cous Klan (2017); per poi continuare un tour nei maggiori teatri italiani. Di loro dicono: «Nel nostro lavoro abbiamo deciso di stare su quel fragile confine dove, all’improvviso, tutto può inevitabilmente risolversi o precipitare, provando a fotografare un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, attraverso un occhio sempre divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta». Dal 2007 hanno realizzato otto spettacoli, di cui Thanks for vaselina è il sesto, vincendo numerosi premi.
È uno spettacolo difficile da raccontare: le emozioni impediscono una sintesi chiara e concisa. Incominciando da una trama di base che tuttavia non rende onore a quello che lo spettacolo è, direi: Fil e Charlie (che appaiono fin dall’inizio opposti, l’uno cinico, l’altro idealista, ma lo spettacolo ci riserberà sorprese) sono soci nel progetto di esportare marijuana dall’Italia al Messico (in un immaginario scenario in cui l’America ha bombardato il Messico per estendere lì la sua democrazia, distruggendo tutte le piantagioni del luogo). Tuttavia il primo tentativo di iniziare l’affare è da poco andato a finire male: infatti un pluricitato carlino (che mai si vede in scena, questo rende il tutto così spassoso!) vaga per le strade della città dopo essere scappato dall’aeroporto dove stava per essere inviato in Messico. In quel carlino c’è la marijuana. I due, con la madre di Fil, Lucia, e una grassa e insicura ragazza di nome Wanda, escogiteranno e cercheranno di mettere in pratica un nuovo piano, mentre improvvisamente si presenterà a casa il padre di Fil, anni prima scappato di casa.
Si vede subito che lo spettacolo punta a farci ridere, fin da quando Fil si lamenta urlando contro Charlie: «Dovevi proprio scegliere un carlino con l’anca rifatta, un carlino handicappato?». E Charlie: «Disabile, non handicappato!». Ma poi quando Wanda, divenuta parte del nuovo piano, inizia a parlarci della sua vita, lo spettacolo prende quella curva delicata che non perderà mai per il resto della performance, diventa racconto delle fragilità e delle potenzialità umane. Anche Lucia è un personaggio che rispecchia la doppia natura dello spettacolo: ha col figlio un rapporto disastroso, ma nasconde un legame che solo a fine spettacolo si scoprirà; è da poco uscita da una cura per ludopatici, che non sembra abbia molto funzionato, perché continua a chiedere in giro spiccioli per giocare. Ma appare subito un donna generosa, infatti si occupa di una prozia malata, e altruista: non appena Wanda entra nelle loro vite, se ne prende cura e la incoraggia a lottare contro la sua insicurezza.
Emergono spaccati di vita emozionanti, in particolare dall’ingenua Wanda e dall’ex marito di Lucia e padre di Fil: non credo che potrò mai dimenticare la sensazione provata guardando la scena in cui parla con Lucia seduto sul divano. Non credo che mai dimenticherò il racconto dell’atto di amore di Wanda verso suo fratello.
Il valore di una vita, la cura uno per l’altro, il difficile rapporto tra figli e genitori, le scelte personali portate avanti con convinzione per la propria vocazione, il riscatto dalle difficoltà. Sono tante le cose che mi rimarranno nel cuore di questo spettacolo, grazie soprattutto alla sincerità delicata con cui i personaggi sono descritti e fatti interagire. Sembra davvero che siano stati amati dal regista e dagli attori stessi – protagonisti di una recitazione impeccabilmente coinvolgente – che infatti a fine spettacolo hanno accompagnato il pubblico nelle lacrime. Il senso generale che mi ha dato è stato di tristezza, ma mi sono sentita anche spinta a riflettere sul valore della vita, sulle proprie scelte, sul ricercare il proprio benessere. E cercherò in tutti i modi di andare a vedere altri spettacoli di Carrozzeria Orfeo, se questo è il risultato, e invito tutti voi a fare altrettanto. Aspettando che ripassino qui in Piemonte.
Visto domenica 9 febbraio 2020 al teatro Gobetti, Torino.
drammaturgia Gabriele Di Luca
con Gabriele Di Luca, Pierluigi Pasino, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Francesca Turrini
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
musiche originali Massimiliano Setti
luci Diego Sacchi
costumi e scene Nicole Marsano
e Giovanna Ferrara
Carrozzeria Orfeo – Marche Teatro
Per info su Carrozzeria Orfeo e lo spettacolo: https://www.carrozzeriaorfeo.it/ ; https://www.carrozzeriaorfeo.it/spettacolo/thanks-for-vaselina