I poemi omerici sono l’architrave su cui poggia l’intera letteratura occidentale; le imprese narratevi, i racconti fantasiosi e gli eroi che li popolano fanno parte del nostro patrimonio culturale collettivo e costituiscono una preziosa fonte di ispirazione per poeti, romanzieri, registi e artisti di vario genere.
Ulisse, ad esempio, è rivissuto negli endecasillabi della Commedia dantesca, come emblema dei rischi dell’eccessiva smania di canoscenza; ha abitato i versi de L’ultimo viaggio, uno dei Poemi conviviali di Giovanni Pascoli, nelle vesti di un uomo anziano e prossimo alla morte, privo del suo slancio vitale nonché della statura di eroe, che si rimette in viaggio per ripercorrere le tappe della propria epopea, ormai disilluso e pieno di incertezze. Inoltre, sempre nel Novecento, Ulisse si è reincarnato in chiave modernista nel Leopold Bloom dell’Ulysses di James Joyce, dove le sue gesta ventennali e straordinarie sono diventate le “prodezze” di un’unica giornata – il 16 giugno 1904 – della vita di un agente pubblicitario.
Il “multiforme” ideatore dell’inganno del cavallo ritorna anche nelle pagine dello scrittore neoavanguardista Luigi Malerba, in Itaca per sempre. Qui, l’autore riprende l’ultimo nucleo narrativo dell’Odissea, il ritorno a Itaca, e racconta un Ulisse che deve affrontare un’impresa non meno ponderosa delle precedenti: vincere una tenzone fatta di astuzie e reticenze con la caparbia Penelope, per farsi finalmente riconoscere come marito da una moglie più volte tradita, e come padre da un figlio, Telemaco, abbandonato quando era ancora molto piccolo. Il romanzo di Malerba alterna la narrazione in prima persona di Ulisse a quella di Penelope, restituendo la dignità di eroina alla moglie dell’eroe greco e mostrando le fragilità di entrambi.
A questa breve rassegna bibliografica, necessariamente incompleta, di testi che rideclinano il personaggio di Ulisse, si aggiunge il libro, pubblicato nel 2017, Un’odissea. Un padre, un figlio e un’epopea, in cui l’Odissea diviene per Daniel Mendelsohn, professore universitario di Letteratura classica, autore e protagonista del libro, un’occasione per riallacciare il rapporto con il padre; infatti, come Telemaco e Ulisse, Daniel e Jay Mendelsohn hanno modo di conoscersi, scoprirsi e apprezzarsi una seconda volta: prima durante le lezioni sul poema omerico tenute dall’autore, poi grazie alla crociera che decidono di fare insieme, per visitare i luoghi del viaggio di Ulisse.
Oltre duemilacinquecento anni dopo la presunta scrittura dell’Odissea voluta dal tiranno Pisistrato, il poema non ha esaurito il proprio potenziale, ma continua a essere un testo da cui imparare e a cui attingere per capire da dove veniamo, per comprendere che il viaggio di Ulisse è anche il nostro viaggio.