Riccardo Forte è un attore cuneese che ha voluto raccontarsi e farsi conoscere non soltanto come il suo famosissimo personaggio Vermio Malgozzo, il cattivo della Melevisione, ma anche come attore, conduttore radiofonico di cinema, teatro e televisione. Nel rispondere alle nostre brevi domande è stato chiaro ed esauriente e lo ringraziamo per questa interessante chiacchierata.
Che emozione incontrare uno dei personaggi che hanno abitato il mondo fiabesco della nostra infanzia! Ci è sembrato di tornare indietro nel tempo, all’epoca delle merende in compagnia della Melevisione, quando il mondo intero sembrava il Fantabosco e i nostri occhi di bambini erano puri e innocenti… Scopriamo insieme chi è Vermio, cioè chi è Riccardo Forte! Ah, ah, ah!
- Come le è venuto in mente di iniziare la sua carriera da attore?
Sono stato folgorato dal teatro mentre facevo le scuole superiori. Io sono un geometra mancato perché ho sbagliato scuola ma un giorno, mentre facevo “le vasche” sotto i portici con un amico, quest’ultimo mi dice di un corso di dizione che facevano al liceo Bruni (attuale conservatorio) e così mi sono iscritto. All’epoca ero anche folgorato dal rock: avevo un gruppo e suonavo la chitarra. Poi anche passando per il rock, soprattutto il glam rock che è molto teatrale, mi sono avvicinato al teatro e ho scoperto che la dizione mi interessava molto. Così ho detto: voglio fare questo lavoro. Intanto ho preso il diploma e mi sono iscritto al centro di formazione teatrale di Teatro Nuovo, l’attuale Liceo musicale e coreutico di Germana Erba (figlia di uno dei più grandi produttori teatrali italiani: Erba, quello che girava con Gassman montando delle strutture per portare il teatro come se fosse un circo, un teatro itinerante). Dopo quattro mesi di scuola abbiamo fatto un saggio sui futuristi russi e tra il pubblico c’era Gipo Farassino, uno chansonier molto bravo che ha favorito il mio debutto a Torino. Da quel momento ho iniziato a lavorare con la Rai, con i radio drammi che oggi sono pressoché estinti. In seguito, tramite una mia amica, sono venuto a sapere che Gassman cercava allievi per la sua bottega, così ho provato a scrivere senza pretese, anche perchè nel frattempo lavoravo di nuovo nella compagnia di Farassino. Un giorno mi è arrivato un telegramma che diceva che Gassman sarebbe passato a Brescia per fare dei provini per la sua bottega, allora ho preso il treno con altre amiche e ho fatto il provino che è andato molto bene, tanto da mandarmi a Firenze per altri provini assieme ai 44 finalisti. Intanto però avevo il contratto con la compagnia di Farassino ma non volevo perdermi questa opportunità e mi sono fatto sostituire. Ecco, tutto è iniziato così…
- Meglio il teatro, il cinema o la tv?
Una bella domanda! Sono tre codici diversi, tre modi di recitare diversi. Il teatro è più “espressionista” a livello tecnico: se io ho una platea davanti i miei gesti devono essere amplificati, è molto più fisico. Invece, la recitazione cinematografica è “impressionista”, cioè si lavora per sottrazione, è molto importante la concentrazione: se sei in primo piano ogni tuo gesto diventa enorme, mentre a teatro nemmeno si vede. Comunque, secondo me, il naturale luogo di un attore è il teatro, io mi diverto di più facendo teatro. Per quanto riguarda la tv ho recitato per la Melevisione e devo dire che mi sono divertito molto e ho riscontrato come la recitazione di questo programma fosse molto teatrale, anche perché andavamo in tour a stretto contatto con il pubblico. Con gli attori della Melevisione ho instaurato un buon rapporto e siamo ancora amici, infatti recentemente ho prodotto una puntata zero con alcuni di loro. Tornando alla domanda, diciamo che il cinema mi piace di più guardarlo che farlo; il teatro mi piace di più farlo che guardarlo.
3. Sappiamo del suo ruolo nella Melevisione come Vermio Malgozzo. Ci descriva il suo personaggio.
Quando io ho fatto il provino, mi avevano mandato la scheda del carattere del personaggio con scritto che Vermio sarebbe dovuto essere il primo vero cattivo della Melevisione. Infatti, il primo Vermio era molto inquietante con delle cicatrici stile signor degli anelli e spaventò molto i bambini tanto che lo tolsero. Poi il produttore mi contattò per il tour ed io provai a fare un cattivo più buffo ed è piaciuto. Così Vermio è diventato un cattivo più edulcorato, all’acqua di rose, buffo. È anche un poveraccio a cui non ne va bene una, sempre senza una lira e molto amato dai bambini. Oggi la Melevisione è ancora molto amata e l’affetto non è ancora passato da parte del pubblico e ne sono felice.
4. Quanto del vero Riccardo c’è nel personaggio di Vermio?
Credo che nell’approccio al personaggio non si possa prescindere dall’attore: io posso ingrassare, dimagrire, cambiare per fare un ruolo ma poi alla fine è la mia anima che entra nel personaggio. Quindi qualcosa c’è di Vermio in me, non nel senso che sono un filibustiere che boicotta il lavoro altrui, però qualcosa c’è… È tanto simpatico Vermio, mi fa tenerezza!
5. Com’è nata l’idea di collaborare con la Melevisione e per la Rai?
Mi hanno chiamato per interpretare questo ruolo che secondo loro era adatto a me, ho fatto il provino e alla fine il regista ha scelto me. Stiamo parlando del 2003 o 2004.
6. Quando la vedevano i bambini per strada, la riconoscevano?
Sì, spesso. Adesso è un po’ che non mi succede ma in passato mi è successo sovente.
7. E’ più facile recitare per un pubblico di bambini o per adulti? Perchè?
Penso sia più facile per un pubblico di bambini: il bambino ha meno spirito critico e ci crede di più, non fa confronti. Ad esempio, per i bambini io ero davvero Vermio e loro mi vedevano così anche dopo lo spettacolo (eravamo obbligati a tenerci i vestiti di scena anche dopo lo spettacolo)… Mi accorgevo che i bambini mi vedevano in carne ed ossa e alcuni erano smarriti o impauriti, altri ridevano: una cosa è il virtuale, dietro allo schermo, un’altra cosa è il contatto fisico che coinvolge molto di più emotivamente.
8. Nella sua carriera quali attori famosi ha conosciuto?
Parecchi! In primis Vittorio Gassman, Giulio Brogi, Pamela Villoresi, Albertazzi, Monica Vitti, Ugo Tognazzi… Non ho lavorato con tutti, ma durante l’Otello di Gassman spesso si andava a cena insieme. In teatro ho lavorato con forse il più grande attore vivente per me, Roberto Herlitzca, con cui ho recitato il Faustus di Marlowe.
9. E’ appassionato di fiction italiane?
No, non riesco a vedere i programmi a puntate anche se fatte bene perché mi piacciono le cose che hanno un capo e una coda e l’episodio mi annoia. Non riesco a vedere nemmeno le fiction che ho fatto: “Carabinieri”, “Cesaroni”, “Centovetrine”, “Don Matteo”… A me la fiction italiana non piace tanto e trovo che abbia una qualità un po’ inferiore rispetto al cinema. Pensate che non ho nemmeno visto le puntate in cui recitavo io!
10. Parliamo di lei. Da piccolo sognava già di fare l’attore?
No, non sognavo di fare l’attore ma ricordo che mi piaceva stare al centro dell’attenzione ed esibirmi, ad esempio mi esibivo in cortile facendo l’imitazione di Celentano per gli amici. Quale mestiere sognavo? Non me lo ricordo ma di sicuro non avevo il mito del calciatore!
- Quale scuola ha frequentato?
Dopo il diploma da Geometra, ho frequentato il Centro di formazione teatrale per quattro mesi al Teatro Nuovo di Torino e per un anno la bottega di Vittorio Gassman.
- Rifarebbe le scelte che ha fatto?
Sì, magari con meno romanticismo e più furbizia.
- Oltre alla recitazione, a cos’altro s’interessa?
Mi piace il cinema: a casa ho un impianto con video proiettore e audio stile cinema; poi faccio un po’ di ginnastica; mi piace leggere…
- Dove vive attualmente?
A Cuneo ma lavoro soprattutto a Torino e a Milano.
- A quale personaggio di teatro o cinema somiglia di più o in chi s’identifica meglio?
Sicuramente Macbeth. Come lui, vorrei ma non posso: non sono così cattivo da andare fino in fondo… Come dice Lady Macbeth: “Tu sai quello che vuoi ma non sei pronto a fare tutto ciò per ottenere ciò che vuoi”, quindi a calpestare gli altri etc.
11. Parliamo ancora di recitazione. Quali sono le caratteristiche per un buon attore?
Mmm… A me piacciono gli attori che riescono a far capire quello che pensano , vale a dire che un attore è bravo quando non si vede che sta recitando, quando sembra che dica quello che pensa veramente, non quello che ha studiato a memoria. In quel momento della recitazione deve esserci il pensiero: mi hanno insegnato che se non c’è il pensiero non viene fuori niente, perché non trasferisci qualcosa agli altri. Gassman mi ha insegnato che bisogna conoscere i metodi del teatro e le tecniche del mestiere; poi però, imparata l’arte, devi metterla da parte, dimenticarla e rendere personale ciò che fai. È come nella musica: un musicista può eseguire Chopin, però probabilmente Pollini lo farà meglio perché ci mette qualcosa di suo in più. Personalmente ho sempre cercato la via meno facile.
- Attori si nasce o si diventa?
Come dice Edmond King: “Con la volontà non si può che ottenere la luna”, ma in realtà si nasce attori come si nasce principi, quindi un po’ devi avere estro e talento di base, come in tutto.
- Cosa si prova ad interpretare un ruolo e come ci si immedesima?
Innanzitutto io leggo il copione, lo imparo, conosco il personaggio insieme al regista che ha le idee chiare su ciò che vuole e con lui percorro il cammino che porterà all’interpretazione finale. Per esempio in teatro si inizia con le prove a tavolino: si legge il copione con tutta la compagnia attorno ad un tavolo, ognuno legge la sua parte senza recitare e poi il regista inizia a delineare l’idea che ha in testa (il concept dello spettacolo). Successivamente si prova e riprova fino a realizzare lo spettacolo. Per quanto mi riguarda, il grosso del lavoro lo faccio da solo studiando e recitando per avere la mente pronta a capire ciò che sto recitando senza ripetere a memoria.
12. Riguardo alla tv per bambini e ragazzi cosa trova di diverso tra i programmi di una volta, come la Melevisione, e quelli di oggi?
Gli autori di Melevisione, con cui ho recentemente collaborato per un film Disney per ragazzi (un’adattazione della Mummia, spero mi prendano per un ruolo), hanno inventato un format unico. La caratteristica incredibile della Melevisione è che non esiste un format simile non solo in Europa, ma in tutto il mondo, tanto è vero che è conosciuta anche a Los Angeles! Pazzesco, no? Sinceramente non conosco i programmi di oggi per cui mi è difficile fare un confronto. So solo che il successo che ha avuto Melevisione non lo ha avuto nessuno.
13. La tv spesso viene considerata una baby-sitter , cosa ne pensa?
Che brutto e triste! Troppo comodo. La cosa che ci dicevano di più i genitori è che potevano stare tranquilli perché i loro figli stavano davanti ad un programma che poteva solo insegnare loro del bene senza risvolti negativi. Al contrario, esistono programmi che fanno ai bambini un lavaggio del cervello con la pubblicità ed è insopportabile.
14. Spostiamo l’attenzione su Cuneo. In tutta sincerità, cosa le piace e cosa no della città?
Cuneo è come tutte le cittadine di provincia. Diciamo che io ho debuttato a Torino e ho vissuto molto lì, tornando per venire a trovare i miei genitori ma non resistevo più di una settimana perché non c’era più niente di me: Torino era la mia città. Poi sono stato a Firenze per un anno circa. Insomma, mi sono allontanato da Cuneo. Poi, crescendo, ci sono tornato a vivere e oggi mi va bene stare a Cuneo e ne vedo i pro: è rassicurante, si è abbellita e mi piace di nuovo abitare qui. Inoltre da alcuni anni lavoro qui a Cuneo alla fondazione Casa Delfino presentando il corso di dizione e di recitazione. Infine i difetti di Cuneo…Come tutte le cittadine di provincia è un po’ ripiegata su sé stessa, un po’ morta a volte.
- Cuneo offre opportunità? Offre un futuro?
Nel mio campo di sicuro no: non puoi fare il mio mestiere a Cuneo perché non c’è un teatro stabile ma solo compagnie amatoriali che sono cristallizzate nei loro errori non avendo avuto un confronto ampio con il resto del mondo del teatro e dello spettacolo.
- Ha mai recitato in zona?
In Cuneo sì, ho recitato a volte al Toselli ma niente di più. Beh, siamo venuti con la Melevisione al palazzetto di Borgo S. Dalmazzo.
- Cuneo diventerà mai come il Fantabosco della Melevisione?
Ah, ah, ah! No, non credo che il mondo diventerà mai come il Fantabosco che è un “non-luogo” dove non esiste il bene o il male, dove tutto è perdonabile…