Frida Kahlo, Autoritratto tehuana, 1943
Frida Kahlo (Coyocàn 1907 – Coyocàn 1954). Sarà capitato a tutti almeno una volta, camminando per le strade, di vedere in una vetrina, su una maglietta, in un cartellone pubblicitario il volto della pittrice messicana Frida Kahlo. Al tempo dei social media il suo è un vero e proprio caso mediatico del mondo dell’arte; opere in apparenza semplici dai tratti sgrammaticati e dai colori accesi diventano il perfetto soggetto di gadget, post e molto altro per la loro immediatezza. Ma che cosa si nasconde dietro ai suoi tanti autoritratti? Chi era veramente Frida Kahlo? Questo sarà l’argomento dell’articolo di oggi.
Nata nel Messico della rivoluzione, Frida fu figlia di un fotografo tedesco, Willehelm Kahlo, e di una giovane ragazza messicana, Matilde Calderon. Fin dalla prima infanzia la sua salute fu estremamente cagionevole a causa di un attacco di poliomielite che le compromise in parte l’utilizzo della gamba destra ma ciò non le impedì di condurre una vita da “vagabonda”, come lei stessa la definisce nelle sue lettere agli amici. Frequentò la Escuela Preparatoria e fin dall’età di 16 anni prese attivamente parte alla vita politica del Messico iscrivendosi al partito comunista ed arrivando addirittura a falsificare la sua data di nascita facendola coincidere con l’inizio della Rivoluzione Messicana del 1910.
Ma, come ci racconta la pittrice, saranno due incidenti che le capiteranno nella vita e che le causeranno terribili sofferenze a riflettersi sulle sue opere. Il primo, avvenuto il 7 settembre 1925, la vede vittima di un terribile scontro stradale tra un tram e il pullman su cui Frida, allora diciannovenne, stava viaggiando. Nell’urto la giovane fu sbalzata fuori dal mezzo e il suo corpo attraversato da parte a parte da un palo di ferro che le lesionerà la spina dorsale ed il bacino costringendola per tutta la vita a continue operazioni, ad indossare busti di ferro e soprattutto a passare lunghissimi periodi distesa a letto. Un autoritratto del 1944, La colonna spezzata, ci mostra una Frida il cui corpo, martoriato da chiodi, è sostenuto da un busto e da una colonna architettonica classica spezzata in più punti, visibile tramite uno squarcio lungo tutto il petto, che sostituisce ed indica la condizione della sua spina dorsale. Proprio come la colonna classica, l’artista accetta il suo disfacimento irreversibile certa di lasciare memoria della sua esistenza tramite la sua arte. Molte altre sono le opere che rispecchiano questo infinito calvario.
Veniamo al secondo “incidente” della vita della pittrice messicana: il matrimonio con l’artista Diego Rivera.
Frida e Diego convoleranno a nozze nel 1929, lui artista quarantatreenne affermato, lei giovane ragazza di ventidue anni. Il loro sarà sin da subito un rapporto estremamente travagliato, ricco di liti e tradimenti che portarono addirittura ad un divorzio nel 1940, a cui seguì un nuovo matrimonio tra i due. Anime gemelle legate in modo inscindibile a livello mentale, saranno l’uno il sostegno dell’altra e il loro rapporto influenzerà notevolmente la produzione di entrambi. In Autoritratto tehuana del 1943 Frida si rappresenta come una vestale in bianco con una corona di tessuto ad incorniciarle tutto il volto sul quale appare, come un terzo occhio, il volto di Diego. Come una sorta di nutrimento per la mente di Frida, Diego permette di far germogliare sulla testa di quest’ultima una corona di fiori le cui radici si diramano su tutta la tela, come ad indicare un rapporto non solo fisico, ma soprattutto mentale, dove lui diviene sostentamento dei pensieri di lei e si riflette nelle sue creazioni, qui i fiori, che sottendono le opere d’arte.
In conclusione, dietro ai numerosi autoritratti di Frida Khalo si nasconde un’insuperabile serie di sofferenze, passioni e moti dell’animo che si concretizzano sulla tela per mezzo del colore. La sua produzione è pertanto un mezzo per espiare il male ed il tormento che caratterizzò la sua travagliata esistenza, così come il bello che la caratterizza, ma anche una sorta di testamento della sua vita lasciato ai posteri.
Giulia Pelassa