“Da soli” è il titolo dell’ultimo libro di Cristina Comencini (Einaudi, 2018). Scrittrice, ma anche regista e drammaturga, la Comencini racconta questa storia a quattro con assoluta maestria e grande limpidezza. Marta e Andrea, Laura e Piero: due coppie di fidanzati, poi sposi, poi genitori. Due coppie di amici che iniziano la loro storia sul pontile di una nave, quando, ancora venticinquenni, inseguono il futuro e pensano di avere tutta la vita davanti. E poi il matrimonio, e i figli. All’improvviso, quasi in contemporanea, le loro storie finiscono: Marta lascia Andrea, da un giorno all’altro, apparentemente senza motivo; e Piero lascia Laura, dopo una lunga fase di separati in casa.
Il lettore incontra i personaggi proprio qui, nel momento cruciale: quello dei primi mesi di separazione, dopo una vita insieme. In sequenza, la Comencini tesse abilmente la trama dei quattro punti di vista dei protagonisti, ognuno dei quali vive in modo differente questa dolorosa fase. Così, Marta e Andrea, Laura e Piero si trasformano in modelli, prototipi di reazioni possibili dopo una separazione così difficile: Marta è quella che non si sente più libera, che ha bisogno di stare da sola e di cambiare, e quindi lascia Andrea, il modello dell’uomo sentimentale e ancorato ai valori della famiglia. Andrea accetta con difficoltà la decisione inaspettata della moglie, e fatica tremendamente a ricostruire una vita senza di lei, perché in ogni luogo, in ogni momento della vita quotidiana gli torna in mente qualcosa di Marta. Invece, nell’altra coppia è Piero che lascia Laura. Piero è l’incarnazione dell’uomo egocentrico, che non si sente abbastanza amato ma che, allo stesso tempo, tradisce la moglie da anni senza alcun senso di colpa. Laura invece, nonostante sia a conoscenza dei tradimenti di Piero, reagisce malamente alla rottura, in quanto è la tipica donna che ha bisogno costantemente di una persona accanto, con cui condividere ogni aspetto della sua esistenza. Ciascun personaggio, dunque, affronta a modo suo il fantasma, pauroso e incombente, della solitudine in età adulta.
Altre figure ruotano attorno ai quattro, come satelliti: nuovi amanti, figli, amici, che riescono anche a chiarire certe idee ai protagonisti. Tuttavia, il fulcro della vicenda è fissato su diversi temi: il primo e forse più lampante è quello del peso dei ricordi, bellissimo ma lancinante. Per tutti e quattro, ma soprattutto per Andrea e Laura (i “mollati”), i ricordi sono difficilissimi da eliminare dalla mente, perché sono troppo numerosi e troppo intensi. In qualsiasi momento della vita di ogni giorno, possono comparire all’improvviso e distruggere il piccolo nuovo universo che i protagonisti stanno faticosamente costruendo.
Gli altri due temi, sicuramente centrali, sono la famiglia e il matrimonio. L’abilità della Comencini, dando voce alle due coppie, è quella di insinuare un dubbio nel lettore, che come un tarlo lo perseguita per gran parte della lettura: la possibilità, ancora al giorno d’oggi, di credere nell’autenticità del matrimonio e nella possibilità di costruire una famiglia che duri a lungo. Verso metà del romanzo, è il personaggio di Andrea che sembra dissipare ogni incertezza. Lui, marito fedele, comprende che deve mentire ai figli per tranquillizzarli, e dire loro che si è ricostruito una vita accanto ad un’altra donna, di cui è “follemente innamorato”. Arriva a sostenere suo malgrado che, ai giorni nostri, “non c’è niente di più incongruo ed antimoderno che amare una sola persona per tutta la vita”.
“Da soli” è un libro maturo, chiaro e duro nelle sue verità. È anche retrospettivo e poco consolatorio, perché si concentra soprattutto sulla vita oramai passata, e meno verso il futuro. Inoltre, “Da soli” porta inevitabilmente il lettore a riflettere: sui temi elencati prima, e anche sui rapporti umani in generale. Una volta conclusa l’ultima pagina, rimangono in testa alcune martellanti domande, che si pongono gli stessi protagonisti e a cui non si offre una risposta finale: perché la solitudine fa così male? L’essere umano ha davvero bisogno di qualcuno accanto nel corso dell’intera sua vita? E soprattutto: si può amare una sola persona, per sempre?