Guido non capiva il motivo per cui si trovava lì dentro. Era stordito ed allo stesso tempo sbalordito. Durante l’aggressione qualcosa era andato storto. Ah, forse ricordava! Erano stati i vicini a fregarli! Dovevano aver sentito le loro minacce, le urla delle vittime e poi lo sparo. Che stupidi erano stati a fidarsi di Giovanni! Era certo che non avrebbe resistito più di cinque minuti con quella pistola in mano senza sparare, ma gli altri la pensavano diversamente. E adesso si ritrovava in cella insieme a quel cretino!
Guido ripercorse rapidamente ciò che era accaduto quel giorno di settembre: aveva salutato la madre, che lo aveva ospitato per la notte, aveva incontrato gli altri al bar verso le sei e poi erano partiti. Con i soldi rubati avrebbe finalmente risolto i suoi problemi economici, e la casa dei Barletta era quella perfetta per un furto: i due coniugi infatti erano ricchi ed anziani, quindi anche facilmente minacciabili. I due vivevano in un appartamento in centro, poco distanti dal bar.
Quando erano entrati in casa e avevano svegliato le vittime, i due vecchietti erano quasi morti per lo spavento. La signora Barletta, mentre la legavano, continuava a pregarli di non fare del male a suo marito. Svuotata la cassaforte sembrava che il piano stesse per essere concluso alla perfezione, ma ad un tratto i ladri avevano sentito uno sparo. Giovanni aveva perso la sua già esigua dose di pazienza quando il signor Barletta aveva gridato per cercare aiuto dai vicini. Un colpo secco ed egli era crollato a terra privo di vita.
Quello che era successo dopo forse era ancora peggio. I vicini avevano chiamato la polizia e durante lo scontro Giovanni era stato ferito e Guido stordito da un colpo alla testa. Poi erano stati arrestati. Gli altri erano riusciti a scappare.
La cella fece ricordare a Guido dove aveva conosciuto gli altri: l’osteria. Sporca e mal illuminata, era spesso teatro di affari loschi e di riunioni tra malviventi. Ci era entrato per la prima volta alla ricerca di qualcuno che organizzasse furti, costretto dalla povertà e dalle gravi condizioni di salute dello zio, che richiedevano cure molto costose. Ne era uscito con qualche livido ed un appuntamento, durante il quale aveva conosciuto gli altri componenti di quella che sarebbe stata la sua banda.
Guido sapeva bene che non sarebbe uscito presto dalla galera, e che ormai i soldi non contavano più nulla. Inoltre non riusciva a togliersi dalla mente l’orribile immagine del signor Barletta e della moglie, svenuta subito dopo l’accaduto.
Ad un tratto la porta della cella si aprì e Guido fu accompagnato in un locale dove gli dissero che avrebbe incontrato una persona. Pochi minuti dopo un’altra porta si aprì e apparve la signora Barletta. Si avvicinò, si sedette di fronte a lui e iniziò a raccontargli una storia. La sua storia. E quella del marito. Guido avrebbe voluto non sentire nulla e scappare, ma si accorse immediatamente di non poter interrompere la signora. Non riusciva a muoversi. Non riusciva a comunicare con la signora. Avrebbe voluto dirle che gli dispiaceva e che lui lo aveva fatto solo per i soldi, ma non riuscì ad articolare una parola. Era come se fosse seduto davanti ad uno schermo e non potesse cambiare nulla di ciò che succedeva.
Finalmente si svegliò. Aveva urlato e stava mordendo le lenzuola. Aveva le lacrime agli occhi.
“Guido! Cosa è successo, caro?” gli chiese la madre, che per lo spavento era corsa di sopra, nella sua vecchia camera.
“Nulla mamma, soltanto un incubo. Scusa se ti ho svegliato.”
In quel momento la sveglia di Guido suonò. Lui guardò l’orologio: segnava le cinque del mattino.
“Tranquillo caro. Ti devo preparare la colazione in fretta, perché tra un’ora hai appuntamento con i tuoi amici, non è così?”.
A Guido venne la pelle d’oca. “E con chi?”
“Come con chi? Con i ragazzi che hai conosciuto in centro, in quell’osteria! Me l’hai raccontato mille volte in questi giorni!”
“Ma dove?”
“A New York! Guido, sveglia! Vai in gita in campagna con i tuoi amici! Hai anche lo zaino pronto di sotto!”
“Si certo mamma, scusami, mi preparo in un secondo”.
Appena uscì di casa, Guido guardò il cielo, che non tradiva le previsioni di una bellissima giornata di sole.
Tutto quello che aveva sognato di certo aveva un senso. Un lieve soffio di vento lo fece sentire rinato, come nuovo. Non avrebbe più commesso certi errori. Si incamminò lungo il viale, pronto a godersi una frizzante giornata di settembre.
Lo stesso giorno, una telefonata anonima segnalò alla stazione di polizia della città un furto a casa dei Barletta, previsto per le sei del mattino. Inizialmente i poliziotti credettero che fosse uno scherzo, ma quando controllarono per sicurezza il quartiere dei Barletta, trovarono quattro ladri incappucciati pronti ad entrare nell’appartamento dei vecchi nobili. Tra gli arrestati ci fu anche il criminale Giovanni Bunno, pluriomicida.
Gabriele Arciuolo