Frutta, verdura e maionese. Un frigo essenziale quello di Viola, badante rumena di 46 anni, a Cuneo da 7.
Io compro le cose da mangiare ma mangio solo quando mi ricordo. Se mi alzo la mattina alle 5 per andare a lavorare mangio per non cadere giù, come si dice.
Mandarini, banane, insalata confezionata, cipolle, limoni, verza, peperoni e carote. 3 o 4 barattoli di maionese. Una confezione di pesce. Una bottiglia di Coca-Cola e una di spumante.
Sono vegetariana da 26 anni. Quando ero giovane mi sentivo sempre stanca. Non ero più grassa di adesso, solo 3 o 4 kg in più, ma avevo il colesterolo alto. Per stare meglio ho deciso di cambiare alimentazione. Mangiavo male perché quando dovevamo fare gli straordinari al lavoro i capi ci portavano pizza e energizzanti. Ma questo non mi faceva bene. Anche perché era tutti i giorni così.
Viola arriva in Italia nel 2002, quando dalla lira siete passati all’euro. Dopo svariati lavori in fabbriche italiane e tedesche in Romania nella sua città Sibiu, trova lavora in un hotel di Firenze grazie alla sorella. Si trasferisce lì per tre mesi e poi torna a casa. Fa avanti e indietro molte volte perché all’epoca non era possibile rimanere per più di tre mesi consecutivi in Italia. La Romania non era ancora nell’Unione Europea.
Mio marito si è indebitato con una banca perché ha chiesto un prestito per ristrutturare la casa di sua mamma. Per prendere i soldi ha messo come garanzia la casa dove viviamo, che però è della mia famiglia. Io ero d’accordo perché volevo aiutare mia suocera. Però erano davvero tanti soldi. Adesso mancano ancora più di tre anni di pagamenti e se non paghiamo ogni trimestre, la banca si prende la casa.
Intrappolata dai debiti del marito. Consapevole ma pur sempre in gabbia.
Ho sempre trovato lavoro in Romania e ho sempre cercato di lavorare tanto. Anche in Italia l’ho sempre trovato. Però ho rifiutato quando mi hanno chiesto di andare a letto con qualcuno.
No aspetta. Cosa? Ti hanno chiesto di prostituirti?
Sì certo.
Mi dimentico sempre che noi cuneesi siamo capaci di far finta che alcuni fenomeni semplicemente non esistano. Tipo la prostituzione. Ma anche le nostre strade sono popolate di ragazze nigeriane o est europee, e così alcune case in Cuneo vecchia. E le nostre strade sono popolate di altrettanti clienti di queste ragazze. Ma è talmente tipico pensare che sia qualcosa che non ci riguarda che mi stupisco di questa offerta di lavoro che ha ricevuto. Ah, dolce ingenuità sabauda.
Ho incontrato delle persone che mi hanno detto: Conosco un lavoro molto pagato ma prima devi venire a letto con me. E io gli ho detto: No grazie, vai, questa è la strada.
Ha fatto per tanti anni la badante. Mi viene da chiederle se le piace come lavoro.
Dipende dalle persone.
Mi racconta della signora Maria, che era malata di Alzheimer e aveva bisogno di due badanti perché non camminava più e non dormiva mai. La malattia della signora l’aveva resa violenta con loro. A volte le prendeva a schiaffi. Spesso le insultava o le sgridava. Ma c’era anche una parte più tenera e ogni tanto si lasciava scappare dei complimenti.
Con me è andata diversamente perché la signora mi ha presa come una bambina quindi mi mandava a scuola, mi metteva a fare i compiti oppure a cantare. Lei cantava benissimo e io le sembravo solo una ragazzina. Durante il mio primo giorno la signora doveva andare in bagno e io dovevo portarla. Allora l’ho presa dalla poltrona, l’ho messa sulla carrozzina e l’ho accompagnata.
Ma hai improvvisato i movimenti?
No perché in Romania facevo volontariato con persone anziane e con persone disabili quando uscivo dal lavoro. Ad un certo punto l’altra badante è tornata in Romania perché non ce la faceva più. La signora Maria la sgridava sempre. Allora sono rimasta io, 45kg, da sola con la signora in una villetta di più piani per 8 mesi. Sono stata fortunata perché riuscivo a calmarla e a tranquillizzarla. Le tagliavo i capelli, le facevo la tinta: era una signora bellissima e molto curata. Di notte aveva paura e urlava di continuo. Io andavo da lei e le parlavo per farla calmare. Ogni tanto mi insultava e mi diceva: Sei una zingara. Io facevo finta di non aver sentito e le dicevo: Cosa? Allora lei mi diceva: Sei brutta! E io ci scherzavo su, le rispondevo ridendo: Ah grazie!! Ma sapevo che era dovuto alla malattia, non aveva senso prendersela. Anche perché poi dopo dieci minuti mi diceva: Che bella che sei!
Ora Viola fa diversi lavori. Quasi tutte le mattine si occupa di un anziano, alcuni pomeriggi guarda dei bambini oppure fa le pulizie. Non ha molto tempo libero. Ma quello che ha lo trascorre principalmente da sola.
Quando vengo a casa dal lavoro cosa faccio? Pulizia, per non annoiarmi. La domenica vado a messa, ogni tanto vado a fare la spesa, faccio delle passeggiate con la musica nelle orecchie. Sono una persona solitaria, ma ero così anche in Romania. Mi manca la mia famiglia, certo, soprattutto i miei bambini, anche se ormai non sono più bambini perché hanno 20 e 25 anni. Se vedi, in casa non ho nessuna foto perché sono malinconica. Io li chiamo sempre, parlo con loro, ma cerco di sopravvivere alla distanza per non uscire di testa. In fondo sono qui per un lavoro e non mi ha obbligato nessuno. Sono forzata a restare perché non si può giocare con una banca. E adesso anche mia figlia è all’università. Mio figlio grande l’ha già finita, ora lavora e mi aiuta. Ma io non voglio chiedergli soldi. Ha 25 anni, sono io che dovrei aiutare lui, non il contrario. Però io faccio sacrifici perché sono bravi, se lo meritano. Studiano e si impegnano. Io posso tornare anche domani in Romania e trovare subito un lavoro però là non guadagno abbastanza: è questo il problema. È difficile stare qua però mi va bene di fare un sacrificio per la mia famiglia.
Penso alla parola che ha ripetuto più spesso.
Sacrificio: dal latino “sacrum facere”- fare un atto sacro. Questo è esattamente quello che fa Viola. Una vita di corsa, poco cibo e poche ore di sonno, 4 o 5 lavori insieme per saldare il debito del marito e far studiare i suoi “bambini”. Ho conosciuto Viola come badante ma scopro ora che è innanzitutto e soprattutto una mamma.