MARIMO: a cosa vi fa pensare questa parola?
Si tratta di un’alga verde pluricellulare scoperta nel 1820 dal botanico giapponese Kawakami, ma conosciuta anche come alga a palla. La scelta del nome attribuitale dal signor Kawakami non è casuale: “MARI” significa biglia e “MO” è un termine generico per indicare le piante che crescono in acqua. Una combinazione semplice ma perfetta, che nella nostra lingua richiama casualmente il mare. Studi scientifici hanno dimostrato che queste alghe assorbono una gran quantità di nitriti, nitrati e componenti ammonici nell’acqua, rilasciando una grande quantità di ossigeno sotto forma di bollicine visibili sugli steli.
Il Marimo è stato fin da subito considerato un simbolo non solo di amore, ma anche di affetto profondo, sentimento sincero, stima e rispetto. Sulle rive del lago Akan si trova un museo dedicato a questo tipo di alghe e alla loro lunga tradizione e mitologia. Quest’ultima narra la storia di una coppia di innamorati che si rifugiarono sulle rive del lago Akan, unico luogo dove nascano i Marimo, per sfuggire alle proprie famiglie che li volevano separati.
I loro due cuori si trasformarono in Marimo per vivere in eterno il loro amore: i Marimo infatti vivono oltre 200 anni e crescono di 5 millimetri ogni anno!
Una particolarità dei Marimo è la loro danza: con la luce del giorno potranno crearsi numerose sfere di ossigeno, visibili ad occhio nudo durante la fotosintesi clorofilliana, che faranno fluttuare l’alga all’interno del suo contenitore. Questo movimento è chiamato “la danza del Marimo”.
L’alto numero di persone che cercarono nel passato di appropiarsi di queste piante ha costretto il Giappone a prendere provvedimenti per evitarne l’estinzione. Nel 1921 il Marimo è stato dichiarato Tesoro Naturale Giapponese.