“Il 12 settembre 1940 quattro ragazzini di Montignac, in Francia, inseguendo il loro cane smarrito nel bosco, trovarono l’ingresso di una grotta. Vi entrarono per recuperare il cane e scoprirono dei dipinti rupestri. Fu così che regalarono al mondo uno dei più grandi capolavori della storia dell’umanità.”
È con questa breve storia che l’impresa Heritage, nata a Torino nel 2013, ci accoglie nel proprio sito web. Una storia, che parla di scoperte e di regali, di voglia di conservare tutto ciò che la memoria collettiva ha da offrire.
Una storia, perché in fondo, tutta l’umanità è mossa dall’esigenza di raccontare.
Dai dipinti rupestri alle enciclopedie, dai romanzi ai trattati di chimica, dalle immense biblioteche polverose, ai musei, agli archivi infiniti che possiamo comprimere su un hard disk: sono tutti tentativi di lasciare una traccia.
Heritage si basa sul bisogno di conservare le storie che ci raccontano dal passato, valorizzarle e crearne di nuove.
Per questo offre servizi legati principalmente a quattro Concepts.
Smart Cultural Heritage ha l’obiettivo di ampliare ed arricchire le nostre esperienze durante una visita ad un museo, una mostra o un evento culturale. Quanti di voi, camminando per il Louvre, hanno visto la Monna Lisa dal fondo della stanza, magari in punta di piedi per guardare oltre le teste dei visitatori? Proprio per evitare che l’accessibilità delle opere risulti limitata e insoddisfacente, il servizio di Heritage mette a disposizione approfondimenti, dati di contesto e personalizzazioni, che permettano all’utente di godere al meglio della propria esperienza. Gli strumenti di tecnologia mobile applicati al settore della valorizzazione dei Beni Culturali completano l’opera, rendendo il servizio semplice e accessibile.
Il secondo ambito è Heritage Content Management, che lavora allo sviluppo di modelli di esplorazione dei contenuti culturali, che a partire da database conformi agli standard internazionali di documentazione e archiviazione, rendono la fruizione intuitiva e centrata sull’utente. Per evitare, come l’impresa stessa descrive nel proprio sito, che le enormi fonti di dati che si trovano sul web non restino nascoste e inutilizzate, proprio come i vecchi volumi impolverati degli scaffali più alti di una biblioteca.
Il terzo servizio è Cultural Value Proposition, che si basa sul fatto che l’archivio di un’impresa o istituzione, con il suo patrimonio di notizie e documenti, può nascondere testimonianze che meritano una valorizzazione storica e culturale, con la possibilità, tra l’altro, di ottenerne un ricavato economico. “Il patrimonio culturale è la prima comunicazione di un impresa, Ente o Istituzione. Occorre creare un legame affettivo tra il vasto pubblico e l’oggetto”, afferma l’impresa. Per questo realizza strumenti di comunicazione, fruizione e brand marketing, con l’obiettivo di promuovere il patrimonio culturale come motore dell’economia.
Infine, Heritage offre, all’interno della sezione Training, Research & Publishing, opportunità di formazione come master, corsi specialistici e tirocini, attraverso la collaborazione con università, associazioni culturali e fondazioni italiane.
L’impresa è anche una casa editrice: non può mancare, infatti, la possibilità di confrontarsi e comunicare, di creare qualcosa di nuovo, e di offrire contributi a chi opera nei beni culturali.
Se da bambini scriviamo un diario, se teniamo un blog, se sentiamo la necessità di raccontarci in un romanzo o in un post di Facebook, è perché crediamo nel potere della memoria. E se questo vale per ognuno di noi, a maggior ragione è importante riconoscere questo valore a livello universale. E sapere che c’è chi ha deciso di scommettere sui ricordi dell’umanità, creando un’impresa che si occupa di conservarli, è in qualche modo rassicurante.