Vi ricordate quando da bambini scambiavate le figurine dei calciatori con i vostri compagni per poter terminare per primi l’album? E voi ragazze, quante volte vi sarete attaccate al cappotto della mamma, supplicandola con occhi dolci, per un nuovo pacchetto di braccialetti? E nel caso in cui il colpo non andava a buon fine, si ricorreva sempre alla nonna che, dopo poco, cedeva pur di vedere la propria nipotina soddisfatta.
Poi uno cresce, si distacca dalla massa venendo a conoscenza del fatto che in fondo non è male essere se stessi. Si scopre che il mondo è bello perché vario e, con l’avvento di quel bizzarro periodo detto adolescenza, si inizia a spaziare fra collezioni di monetine da un centesimo, scarpe mozzafiato, autografi, linguette di lattina e chi più ne ha più ne metta. Personalmente, in quanto a collezioni, non sono mai stata una grande fortuna per tutte quelle aziende che si occupavano di figurine e braccialetti perché, fossero stati tutti come me, avrebbero fatto fallimento ben presto. Crescendo non ho mai avuto passioni sfrenate e, forse, nemmeno la costanza per collezionare qualcosa che veramente mi piacesse. Vorrei però specificare che parlo di beni materiali: non ho cassetti pieni di francobolli provenienti dal mondo intero né quaderni con ritagli di pubblicità di bibite, ma ho un angolo nella mia mente dedicato ad una collezione iniziata di recente.
D’ora in poi sarò per voi la collezionista di sorrisi.
Quest’estate ho avuto a che fare con una persona alla quale il mondo, per certi versi, stava voltando le spalle. Un giorno gli chiesi un favore, gli diedi un consiglio, quello di collezionare bei momenti, di collezionare sorrisi. Forse, anche se per poco, in tutto quel marasma di brutte cose, avrebbe potuto trovare un momento di pace.
Iniziò così, per caso, la mia collezione. Da un consiglio la feci mia, non mi dispiaceva come idea. Scoprii ben presto che un sorriso non era solo il movimento di 12 muscoli facciali, ma era uno scrigno prezioso che racchiudeva emozioni e parole non dette. Divenni più attenta alle persone, non solo a quelle che mi stavano abitualmente accanto, ma anche a coloro i quali incrociavo per la strada, nei negozi, alla fermata dell’autobus. Mano a mano incominciai a fantasticare sulle storie che stavano dietro quei sorrisi spontanei: chissà, magari quel ragazzo con fare baldanzoso tornava dal bar con gli amici dopo aver assistito alla vittoria della sua squadra del cuore, quell’anziano elegante si stava avviando verso la casa di un familiare per un pranzo con i nipoti, il bambino per mano alla mamma era diretto verso il parco giochi e la signorina distratta che attraversava le strisce pedonali rientrava dopo un paio d’ore trascorse con un amico speciale. Grazie alle mie osservazioni iniziai a differenziare i sorrisi veri da quelle smorfie false e forzate che di spontaneo non avevano nulla. Potrà sembrare strano, ma quando esci di casa, cielo grigio, cinque ora di lezione che ti attendono, auto che ti sfreccia a 5 centimetri e ti sporca il nuovo paio di jeans appena indossati, litigata fresca con i tuoi, una giornata persa insomma, un sorriso incrociato per strada può salvarti.
Iniziai, quindi, a preservare anche il mio di sorriso. Perché no, magari avrei potuto sollevare la giornata di un perfetto sconosciuto seduto accanto a me sul treno. Poi mi sentivo meglio, un sorriso distende i muscoli, ti fa avvertire un certo formicolio lungo tutto il corpo, dona energia ed allegria. Non lo percepisci anche tu?
Come sostiene una mia cara amica il sorriso non è una torta di mele, non è uno sfizio a fine pasto, è il bicchiere d’acqua senza il quale non si sopravvive. Proseguendo la mia collezione di sorrisi fra una persona a cui è stata data una bella notizia, una che ha fatto la scoperta del secolo, una che ha ricevuto un abbraccio inaspettato, una che ha preso un bel voto di greco, una che ha trascorso un buon fine settimana in compagnia, una che è soddisfatta delle proprie scelte ed un’altra ancora che è contenta della vita, credo che per me i sorrisi non siano più il solo bicchiere, ma equivalgano ad una bottiglia da un litro e mezzo d’acqua, minimo.
Eppure di gente assettata ed a bocca asciutta se ne vede. Volti imbronciati, volti stanchi, volti cupi, volti sfiniti, volti privi di vita, volti assenti.
Vorrei che tu non fossi fra questi, vorrei che tu fossi uno di quelli che vada ad arricchire la mia collezione.
Iniziamo così, pensa a qualcosa di bello.
Anzi no, che cosa dico? Pensa a qualcosa di stupendo, di elettrizzante, di speciale, un qualcosa da ”WOW”.
Pensato? Sei pronto?
Se l’immagine è potente al punto giusto ti renderai conto che ora, sì proprio in questo momento, stai sorridendo.
Magari starai anche ridendo.
Sfogati, quei sorrisi inaspettati stupiscono, fanno bene. Non ti senti meglio?
Parti da qui, da questo tuo sorriso.
Come diceva Charlie Chaplin, ”un giorno senza sorriso è un giorno perso”.
Eleonora Sarale